Scontri, barricate a Napoli per la mancanza del pane

Scontri, barricate a Napoli per la mancanza del pane Mentre a Palermo sono state annunciate delle limitazioni Scontri, barricate a Napoli per la mancanza del pane Dopo l'aumento del prezzo della farina, l'alimento è stato venduto alla "borsa nera" fino a 1500 lire al chilo - Violenti scontri fra la polizia e gruppi di donne e bambini - Lancio di sassi, incendi e blocchi stradali - Nel capoluogo siciliano le scorte di macinato bastano per una settimana: lenti i rifornimenti (Dal nostro corrispondente) Napoli, 19 luglio. (a.l.) Ancora disordini e tensione a Napoli, per la mancanza del pane a causa della serrata dei panificatori dopo l'aumento del prezzo della farina da 92 a 150 lire il chilo. Le assicurazioni e le promesse delle autorità e dei fornai di riportare entro oggi la situazione alla normalità si sono rivelate infondate. Il prezioso alimento è stato venduto soltanto alla borsa nera, a prezzi esosi (oggi ha toccato la cifra record di 1500 lire il chilo), mentre i panettieri, quando non hanno tenuto le serrande abbassate, si sono limitati a smerciare grissini, crackers e taralli. La popolazione meno abbiente, esasperata, è scesa in piazza per far sentire la sua voce. Vi sono stati incidenti e scontri con le forze dell'ordine, nuove barricate sulle strade alla periferia della città, incendi e devastazioni. Quei pochi fornai che avevano preso impegno con le autorità di riprendere la loro attività, per timore di rappresaglie, hanno dovuto rinunciare. Soltanto alcuni ospedali ed istituti assistenziali sono stati riforniti e la lavorazione è avvenuta durante la notte, nel chiuso dei locali presidiati dall'esterno da carabinieri e agenti di pubblica sicurezza. I nuovi disordini sono cominciati stamane verso le 10,30, quando la popolazione, dopo aver letto sui giornali che la delicata vertenza era risolta, si è resa conto in realtà che ben poco era mutato. In teoria, aveva vinto la battaglia, ma l'esito della guerra era ancora incerto. Le rivendite erano sfomite di pagnotte e sfilatali e ai negozi erano affissi cartelli con la scritta: «Il pane manca, non arriva». II malcontento è serpeggiato nei rioni popolari del centro e sulle colline; lo stato di tensione è andato via via aumentando, finché oltre trecento donne e bambini, in via Santa Teresa al Museo, hanno inscenato una protesta al grido di «Vogliamo il pane; se non il lavoro, vogliamo almeno quello». Poi si sono sdraiati sull'asfalto bloccando il traffico. La protesta si è placata senza gravi tumulti. Un'ora più tardi, un'altra dimostrazione ha avuto toni più accesi e violenti. A Capodichino, dove nella giornata di ieri si erano avuti disordini, la folla minacciosa — in prevalenza donne e fanciulli — radunata ai bordi della strada, ha sfogato la rabbia gridando invettive e minacce. Poi ha acceso dei falò, innalzato una barriera di fiamme con vecchie suppellettili e copertoni cosparsi di benzina. Sul posto sono accorsi vigili del fuoco, squadre di agenti di polizia e carabinieri. L'opera di persuasione ha incontrato molta ostilità e le forze dell'ordine sono state accolte con fitti lanci di sassi e altri oggetti. Con molta pazienza, da parte degli agenti di pubblica sicurezza, verso le 13, la situazione si è sbloccata senza ulteriori conseguenze. Il problema del pane a Napoli — oggi al terzo giorno di serrata dei fornai — si spera di poterlo risolvere con provvedimenti dell'ultima ora, con la promessa da parte del governo di inviare ai mulini della Campania un rilevante quantitativo di grano senza aumentarne il costo. Questo per soddisfare le immediate esigenze della popolazione e placare gli animi. Ma dopo? Tutta la questione resta aperta e non appare di facile soluzione. «La farina — dicono i fornai — ha subito un sensibile aumento, oltre 60 lire il chilogrammo in più, nel giro degli ultimi mesi. Ora, il Comitato provinciale dei prezzi ci impone di vendere il pane tra le 160 e le 190 lire; dobbiamo, allora, rimetterci o lavorare per nulla. Se è questione di un prezzo politico, di calmiere, quest'onere non può ricadere soltanto su noi. Il pane può essere venduto a 250-300 lire». Oggi, le organizzazioni sindacali della Cgil, Cisl e Uil sono intervenute nella vertenza con un telegramma nel quale denunciano che «qualsiasi decisione diversa dal mantenere invariato il costo del pane contrasterebbe con l'azione che il governo sta svolgendo per bloccare l'ascesa dei prezzi, soprattutto nel settore alimentare ». Palermo, 19 luglio. « Nei forni palermitani ci sono scorte di farina per una settimana. Poi saremo costretti a chiudere bottega ». Guglielmo Di Bella, da 25 anni direttore provinciale della Associazione panificatori, non nasconde il suo pessimismo. « Il prefetto reggente di Palermo dott. Vicari — prosegue — si è interessato per fare arrivare a Palermo 25 carri ferroviari carichi di farina. Fino a ieri sera era- no rimasti bloccati a Napoli da una disposizione delle Ferrovie dello Stato, fortunatamente revocata, che sospendeva il traghetto, sullo Stretto di Messina, delle merci non deperibili dal 17 al 24 luglio. Ma se anche arrivassero in tempo, questi 25 carri basterebbero appena per due giorni, e poi si tornerebbe al punto di partenza ». « I fornai palermitani — dice il dott. Vicari — hanno finora rispettato il "calmiere", vendendo il pane ai prezzi fissati dalla commissione provinciale il primo marzo scorso, ma già in provincia la situazione sta peggiorando. In qualche paese il prezzo del pane è salito dalle 210 lire alle 300. Io stesso ho telefonato ieri sera ai dirigenti del compartimento ferroviario di Napoli che mi hanno assicurato che faranno proseguire i 25 carri ». A Palermo si comincia a respirare aria di carestia e le massaie più previdenti fanno incetta di farina: in meno di una settimana è passata dalle 180-190 lire alle 250. con una spiccata tendenza al rialzo. Il fabbisogno della sola città, senza considerare la provincia, è di circa 1700-2000 quintali al giorno di farina, ed i tre quarti del quantitativo viene dai grossi mulini dell'Italia settentrionale. «I prezzi all'ingrosso — aggiunge Di Bella — sono saliti spaventosamente. In aprile la farina si acquistava a 92 lire al chilo, in maggio eravamo già a 102, adesso, anzi ieri sera, il prezzo era di 145. I rappresentanti locali delle grosse aziende molitorie hanno informato i panificatori palermitani che, visto che non si prevedono imminenti arrivi di grano, anche essi si trovano in difficoltà, sia a stabilire un prezzo di vendita, sia per fissare eventuali date di consegna. Così, in pratica, siamo presi in una morsa. Da un lato le prefetture ci impongono un prezzo di vendita del prodotto finito, dall'altro non siamo in grado di stabilire quello della materia prima ». Finora la vendita del pane continua regolarmente: non è da escludere però che nei prossimi giorni qualche for¬ naio possa cessare l'attività per mancanza di farina. Ad Agrigento intanto è entrata in vigore, da oggi, la nuova normativa decisa dal comitato provinciale dei prezzi. E' stato deciso l'aumento di 40 lire al chilogrammo soltanto per il pane rimacinato in semola nelle confezioni da 250 e 125 grammi. Ad Enna il comitato ha accolto la richiesta dei panificatori di portare a L. 200 il chilo il pane tipo semolato comune. A Siracusa, da lunedì, il pane semolato avrà il prezzo variante dalle 190 alle 260 lire a seconda della confezione. A Catania avrà inizio domani lo sciopero dei panificatori proclamato a tempo indeterminato per sollecitare le iniziative necessarie per bloccare ogni manovra speculativa. a. r. Napoli. Gruppi di donne cercano di erigere una barricata per protestare contro la mancanza di pane (Telefoto Ap)

Persone citate: Di Bella, Guglielmo Di Bella, Vicari