Migliore la lira ai cambi valutari di Giulio Mazzocchi

Migliore la lira ai cambi valutari Migliore la lira ai cambi valutari Ha perso mezzo punto rispetto al dollaro ma ha riguadagnato nei confronti delle principali monete europee; in media sale di 0,1 punti (Nostro servizio particolare) Roma, 19 luglio. Oggi sembra che i « capitani» (i governatori delle banche centrali) con l'aiuto degli Stati Uniti stiano per riuscire a prevenire quell'altra tempesta monetaria che si annunciava nei giorni scorsi. E il ministro francese dell'Economia, Giscard d'Estaing, fa i suoi complimenti all'America, che non sono poca cosa. Il più evidente segnale di miglioramento viene oggi proprio dall'Italia, per la lira. La nostra moneta ha avuto oggi un comportamento curioso, che per un istante può apparire contraddittorio. Ha difatti perso mezzo punto nei confronti del dollaro (e qualcosa anche sulle monete che gli si collegano più strettamente: sterlina, yen, peseta e scudo). Ha riguadagnato invece nei confronti delle monete del blocco di fluttuazione congiunta europeo (un punto addirittura sul franco francese), nonché su quelle che si collegano (franco svizzero e scellino austriaco). In conclusione la lira riguadagna 0,10 punti su ieri, nel calcolo di « 24 ore ». Varie misure, di opposto segno, ormai vengono annunciate e prese in tutto il mondo per realizzare quelle politiche economiche che da lungo tempo appaiono necessarie a raddrizzare i perversi comportamenti monetari. In America proprio oggi Nixon ha liberalizzato alcuni prezzi al consumo, per deprimere la domanda, indirizzarla verso il risparmio e dal risparmio agli investimenti. Contemporaneamente le banche, come annunciato, hanno deciso, con un giorno d'anticipo sul previsto, d'alzare il costo del denaro. L'aumento del costo dei prestiti in America ha due conseguenze: far preferire i prestiti industriali (emissione di obbligazioni) ai prestiti bancari a breve tempo, che rappresentano speculazione verso l'estero. Nello stesso tempo il rincaro del denaro consente di meglio pagare i depositi e quindi dovrebbe richiamare dollari dall'Europa. Al contrario i Paesi europei più economicamente surriscaldati (la Germania) prendono misure per frenare non tanto gli investimenti interni, quanto l'arrivo di monete dall'estero. Oggi la banca tedesca ha nuovamente « proibito » che gli stranieri comprino titoli azionari od obbligazionari emessi dalle industrie tedesche. La banca inglese (un Paese che ha problemi abbastanza analoghi all'Italia) ha invece deciso oggi alcune misure che tendono a far costare più caro il denaro bancario prestato per breve tempo: anche qui si tende a spingere dalla speculazione sull'estero agli investimenti interni. In tutto il mondo occidentale quindi, e non solo in Italia con le recenti misure sul credito, il « dirigismo » si accentua, per la necessità di controllare i movimenti di capitale, che ostacolano l'armonia dello sviluppo. E' annunciato che domani a Bruxelles l'esecutivo della Comunità europea adotterà una proposta per il migliore controllo sulle società « multinazionali », quelle che maggiormente spostano capitali. Poi la misura dovrà essere discussa e approvata dai vari governi: forse occorrerà molto tempo, ma tutto si muove. La lira, in questi frangenti, mostra di « irrobustirsi », così come vuole la logica, non essendo certo realmente caduta cosi in basso come la fa apparire la fluttuazione (—17,98 per cento rispetto al 9 febbraio, ultimo giorno della sua difesa). Non si capisce quindi perché alcuni facciano più ca¬ so alle dichiarazioni di uno dei nostri ministri, che non alla stessa realtà italiana, la quale evolve nel senso « europeo », sia pure assai più lentamente di quanto è potuto apparire dal pensiero espresso l'altro ieri a Bruzelles dal nostro ministro dell'Agricoltura, Ferrari Aggradi. Giulio Mazzocchi

Persone citate: Giscard D'estaing, Nixon