Svenimenti e abbracci

Svenimenti e abbracci Sono stati col fiato sospeso fino all'ultimo Svenimenti e abbracci Le reazioni sono state quelle dei grandi processi - Allontanate due donne (Nostro servizio particolare) Roma, 19 luglio. Le reazioni alla sentenza sono state quelle dei grandi processi, quando la suspence tiene col fiato sospeso sino alla fine e l'emozione, poi, travolge tutti, imputati, difensori, familiari, pubblico presente in aula. Ci sono stati svenimenti, lacrime, grida, insulti, abbracci, rabbiosi pallori, sotto l'incalzare impietoso dei flashes. Per due volte il presidente ha dovuto interrompere la lettura della sentenza. Due donne, per suo ordine, sono state allontanate dall'aula. A lungo poi, nei corridoi, si sono protratte le discussioni e le parole di consolazione. Eppure l'attesa s'era snodata per cinque ore in un clima del tutto privo di tensione, con l'aula semivuota. Una sorta di ottimismo e un tocco di mondanità, anzi, caratterizzavano l'ambiente. «Mettere in fresco lo champagne» aveva ordinato al bar del Palazzo di giustizia un «principe del foro», disegnando nell'aria un gesto ampio e regale, prima di allontanarsi seguito dal suo solito codazzo di collaboratori. «L'avvocato è al mare. Non so se a Saint-Tropez o a Marrakesh, in questo momento» diceva con le erre graziosamente arrotolate una bella francesina, segretaria di un legale che durante l'inchiesta sul «Number One» aveva assistito un'attrice più volte convocata dal giudice istruttore. « Sembrano ragazzini all'ultimo giorno di scuola. Ci manca solo la foto-ricordo» borbottava spazientito uno degli imputati, mentre iniziava il secondo pacchetto di sigarette della mattinata. Sembrava — tale clima — la logica conseguenza di un processo che fin dalle prime battute aveva rinunciato a diventare spettacolare come prométteva, e s'era invece incanalato verso dimensioni ben più modeste e meno allarmanti. Gli ingredienti per farne un «caso» clamoroso c'erano tutti: belle donne, droga, soldi, intrighi, nights, viaggi, debiti, rivalità, giovani intraprendenti, assegni a vuoto. Qualche personaggio canagliesco, alcune morti misteriose sullo sfondo. La lista dei testimoni garantiva emozioni e sorprese. Ogni imputato annunciava di essere pronto a vuotare il sacco, coinvolgendo nello scandalo gente al di sopra di ogni sospetto. Notti insonni per la preoccupazione — si assicurava — venivano trascorse da mezza Roma. Ma le clamorose rivelazioni s'erano dissolte in bolle di sapone. Le dichiarazioni esplosive avevano lasciato il posto a caute smentite, ferme ritrattazioni, imbarazzati silenzi. Le prove di colpevolez¬ za erano affogate in un mare di pettegolezzi. Le accuse infamanti s'erano risolte in un chiacchiericcio, che spesso irritava i giudici e provocava l'ilarità del pubblico in aula. I giovani che animavano le notti romane — ed erano noti per la durezza con cui liquidavano i rivali, la furbizia con cui portavano avanti i loro affari, la iattanza che ostentavano verso i «fuori dal giro», le belle donne che sapevano assicurarsi, la straordinaria resistenza fisica che li rendeva sempre all'altezza della situazione, la migliore disponibilità sia nelle cose d'amore sia in quelle d'affari — erano apparsi bruscamente ridimensionati. Gli mancava il fascino dell'abbronzatura e dei vestiti all'ultima moda. Avevano sperimentato l'umiliante esperienza del bugliolo e della promiscuità. Facevano di tutto per apparire innocui e morigerati. Qualcuno, anzi, si ergeva a moralizzatore dei costumi corrotti di certi ambienti della capitale e puntava il dito accusatore col tono ispirato del crociato. Di udienza in udienza il processo aveva perso di mordente e i protagonisti del «Number One» s'erano impegnati a far dimenticare l'immagine fascinosa di sé che pur tanto faticosamente s'erano costruiti. Oggi, più che mai, sono stati senza ritegni o difese. Dal banco degli imputati guardavano imploranti le loro donne, spesso modestamente vestite, sedute fra il pubblico. Si sono inteneriti tutti quando la fidanzata di Micoz zi — quell'Adele Zilli che fece scoppiare il caso del giudice Buongiorno, accusando il magistrato di averle promesso la libertà del giovane in cambio di prestazioni amorose — è caduta a terra svenuta, appena la corte è rientrata in aula Hanno condiviso la rabbia e l'emozione della sorella del Micozzi, quando la donna alla lettura della sentenza ha incominciato a gridare «ingiustizia, ingiustizia», indirizzando poi ai fotografi irriferibili e pittoreschi epiteti. Si sono gettati come bambini fra le braccia dei difensori, piangendo e cercando conforto. Subito dopo, con impazienza, si sono messi a fare progetti: domani saranno tutti al mare, come è emerso da una rapida inchiesta. «Il posto non importa — ha detto Paolo Vassallo, l'ex gestore del «Number One». Dovunque mi invitino. Perché ormai non ho più una lira». Liliana Madeo Mara Luisa Figus (Team)

Persone citate: Adele Zilli, Liliana Madeo Mara Luisa, Mara Luisa Figus, Paolo Vassallo

Luoghi citati: Marrakesh, Roma