caso Watergate,, in farsa

caso Watergate,, in farsa caso Watergate,, in farsa (Segue dalla V pagina) zione dei poteri. A nome della commissione inquirente, Ervin scriveva alla Casa Bianca, chiedendole di revocare questa decisione, e minacciando, in caso contrario, il ricorso alla magistratura. La risposta è arrivata in due tempi diversi. Nixon dapprima s'è irrigidito, e ha ordinato a Shultz, che come ministro del Tesoro è responsabile anche dei servizi segreti, di costringere gli agenti addetti alla Casa Bianca al silenzio. Poi, ha assunto un atteggiamento più conciliante, e ha annunciato che questo finesettimana risponderà per iscritto a Ervin. Se Shultz avesse veramente telefonato all'anziano senatore, non ci sarebbe stato nulla di strano. Ma il ministro ha spiegato di non averlo fatto. Lo scherzo ha scosso l'America, che attraversa, con lo scandalo Watergate, un trauma paragonabile a quello del Vietnam e della rivolta negra di alcuni anni fa, e che è sull'orlo della più grave crisi costituzionale della sua storia. Watergate è una tragedia politica, ed è un triste segno che qualcuno ne faccia oggetto di divertimento. In particolare, il problema dei nastri è spinoso: solo essi contengono la verità, e il rifiuto di divulgarli accresce la paura che il presidente Nixon sia in qualche modo colpevole. Il Presidente lascerà il Bethesda Naval Hospital domani mattina, alle 9. Contrariamente a quanto stabilito dai medici, non si recherà subito a Camp David, nel Maryland, per il weekend, ma si fermerà l'intera giornata a Washington, alla Casa Bianca. Ha fissato un incontro con Kissinger, forse perché questi dovrà recarsi presto in Cina, e con altri consiglieri. Andrà a Camp David domani sera, per lasciarlo domenica o lunedì mattina. Nixon non osserverà una settimana di convalescenza, perché « sente di aver ormai debellato la polmonite tirale » che lo colpì la settimana scorsa. « Si è ripreso meglio e più rapidamente di quanto pensassi» ha dichiarato il medico curante, il dottor Tkach « ed è impaziente di riprendere il lavoro ». Martedì, il Presidente riceverà lo Scià di Persia in visita ufficiale, e alla fine del mese il premier giapponese Tanaka, forse a Key Biscayne, in Florida o San Clemente, in California. Oggi, al Senato, non si sono sentite accuse nei confronti del presidente Nixon. Hanno deposto due ex membri del comitato per la sua rielezione, un ex petroliere del «profondo Sud», La Rue, e un ex sottosegretario alla Giustizia, Mardian. Entrambi hanno affermato che l'ex mi¬ nistro della Giustizia, Mitchell, era al corrente dei tentativi di insabbiare lo scandalo, e in una o due circostanze vi prese anche parte, sia pure con riluttanza. Mitchell aveva testimoniato di essere sempre rimasto all'oscuro. Tra le varie deposizioni, sono state registrate in queste settimane divergenze inconcepibili. Sam Ervin, oggi, è sbottato con indignazione che «chi ha seminato raccoglierà». Può darsi che lo scandalo Watergate «muoia un giorno da sé», ma, per ora, il Paese vuole andarvi a fondo. II grande inquisitore, il giudice Archibald Cox, ha dichiarato oggi che un secondo « Gran Giurì » entrerà in funzione accanto a quello già istituito. Il suo compito sarà l'indagare sugli aspetti minori dello scandalo Watergate, dalla corruzione elettorale al sabotaggio degli avversari politici di Nixon. e. c.

Luoghi citati: America, California, Cina, Florida, Key Biscayne, Maryland, Persia, San Clemente, Vietnam, Washington