Una Coppa per Fiasconaro di Cristiano Chiavegato

Una Coppa per Fiasconaro Programmi e problemi dell'oriundo dell'atletica Una Coppa per Fiasconaro "Adesso chiedo di riposare sino alle gare di Coppa Europa: non voglio ripetere il dramma dell'anno scorso" - Oggi Marcello compie 24 anni - Un libro di statistiche rivelò a Nebiolo l'esistenza di questo campione nato in Sud Africa da padre italiano - Tre stagioni in altalena fra polemiche ed entusiasmi « Questa sera — diceva ieri Marcello Fiasconaro — faccio l'ultima gara prima della Coppa Europa. Fino al 4 agosto non voglio più correre. Sono stanco, i piedi mi fanno male. Da domani voglio allenarmi e riposare. Altrimenti finisco come lo scorso anno alle Olimpiadi, rotto come un giocattolo vecchio». Quasi una confessione questa del primatista mondiale degli 800, dispiaciuto di non aver potuto esaltare il grande pubblico di Italia-Usa con un'altra impresa. Eppure l'atleta ha ragione: dal 3 marzo ha disputato diciassette gare. Tutte o quasi su limiti eccezionali, condotte su ritmi che stroncherebbero il fisico di qualsiasi campione. Gare che lo hanno portato ad abbassare il primato italiano dei 400 a 45"5 e a cancellare dall'albo d'oro degli 800 i nomi famosi di Peter Snell, Ralph Doubell e Dave Wottle, con il tempo di l'43"7 ottenuto a Milano nel corso di Italia-Cecoslovacchia. Uno stress — non solo fisico — che si paga. Per questo non si può fargli alcuna colpa se si è fatto battere da quel formidabile quattrocentista che è Peoples. In fin dei conti il suo risultato, un ottimo 46"2 con il cronometraggio elettrico, su una pista che non era nelle migliori condizioni, non è disprezzabile. Anzi ha persino sorpreso l'allenatore di Marcello, Steve Banner, che giunto martedì a Torino aveva trovato il proprio « pupillo » piuttosto fiacco e malconcio. E Banner per Fiasconaro è un po' più che un trainer. E' la sua guida, il suo psicanalista e consigliere. Tutti gli atleti ne hanno uno e come Rivera ha padre Eligio, Fiasconaro ha Steve Banner. Fu l'allenatore sudafricano ad avviare Marcello all'atletica nel novembre del 1970. Il ragazzo amava il rugby, ma Banner vide in lui uno splendido atleta e lo convinse a cambiare indirizzo. Un poco alla volta, progredendo di corsa in corsa, il figlio del professor Gregorio Fiasconaro, direttore dell'orchestra sinfonica della radio sudafricana a Cape Town, si mise in luce inserendosi nelle classifiche mondiali dei 400. E fu un libro galeotto (per il presidente della Fi- dal Primo Nebiolo e per Marcello, quasi come per Paolo e Francesca) a fargli prendere la strada dell'Italia. Un giorno dell'estate del 1971, alcuni dirigenti della Fidai stavano sfogliando un annuario statistico e per curiosità osservavano nelle graduatorie dei vari Paesi quanti nomi italiani o di evidente origine italiana si trovavano. Quello di Marcello Fiasconaro colpi più di altri ed al machiavellico Nebiolo venne in mente di telefonare a Città del Capo. Rispose alla chiamata papà Gregorio: « Sì — disse — Marcel- 10 è proprio mio figlio. No, non è sudafricano, deve ancora scegliere la nazionalità ». Il gioco era fatto. Nebiolo convocò l'allora ventiduenne Fiasconaro (è nato 11 19 luglio 1949 e compie quindi proprio oggi 24 anni) a Roma, lo fece diventare regolarmente italiano e l'atletica acquistò un nuovo campione. La storia non finisce qui. Marcello macinò chilometri in allenamento, vinse diverse gare, ma non riusci a migliorare il record italiano dei 400 che aveva ottenuto ad Helsinki, nel corso dei campionati europei, dove conquistò da medaglia d'argento con un promettente 45"5, limite italiano (e personale) ancora imbattuto. Nel 1972, anno delle Olimpiadi, l'inizio della stagione sembrò confermare la sua ascesa. Invece a poco a poco le sue condizioni divennero meno smaglianti e Marcello entrò in crisi con un piede che non funzionava. A Formia, nel ritiro collegiale degli azzurri, si sentiva un estraneo, chiuso, legato ad un sistema che non era il suo. Ed il crollo si ebbe a Monaco per i Giochi ai quali non riuscì neppure a partecipare. Tornato in Sudafrica, Steve Banner cominciò la sua ricostruzione. Gli portò degli esempi, gli fece i nomi dei grandi Harbig e Lanzi, gli disse che la sua gara non era sui 400 ma sugli 800. Una dura preparazione invernale e poi ad iniziare dal 3 marzo a Pretoria, la nuova « esplosione ». L'eco dei suoi successi, dei suoi tempi arrivò in Italia e ci fu chi, incredulo, disse che si trattava di un bluff. Marcello è ritornato ed ha risposto nel migliore dei modi, con il favoloso record mondiale del 27 giugno a Milano. Ecco perché ora, se è stanco, se ha nuovamente male ai tendini, non ci sentiamo di condannarlo. Marcello è un campione vero, un'autentica forza della natura. E' capace di risorgere in brevissimo tempo, basta non soffocarlo. Forse la sua passione per la musica « pop », per le belle ragazze, per la libertà, per gli atteggiamenti hippies hanno scandalizzato qualche benpensante. Ma in realtà Marcello ha trovato anche molti simpatizzanti, tanti amici che lo capiscono. In fondo se la Fidai voleva una propaganda per l'atletica l'ha avuta. E c'è pure una ventata di innovamento contrario a certi sistemi che vogliono gli atleti messi nella bambagia, incapaci di agire o di pensare da soli. In fondo lo sport, anche a certi livelli, deve essere ancora divertimento. E Fiasconaro è un esempio che, almeno parzialmente, può servire per tutti. Cristiano Chiavegato Marcello Fiasconaro impegnato in curva, in piena azione, contro gli americani (Moisio)