Mamma, paga o mi uccidono di Francesco Santini
Mamma, paga o mi uccidono L'appello di Paul Getty scomparso da oltre una settimana Mamma, paga o mi uccidono L'erede ha inviato alla sua ultima ragazza un espresso destinato alla madre - La prega di non mettersi in contatto con la polizia e di seguire le direttive dei rapitori - Il capo della mobile afferma: "Una ragazzata che ha assunto gli aspetti del dramma e Paul non sa come uscirne" - Fermate le indagini "Un gioco pericoloso,, (Nostro servizio particolare) Roma, 18 luglio. Per comunicare con sua madre e sollecitare il riscatto, Paul Getty III ha scelto un'intermediaria, la sua ultima ragazza. E' Martine Zacher, 23 anni, tedesca, un tipo alla Maria Schneider, fotomodella ed aspirante attrice.. Ha conosciuto l'erede della dinastia dei petroli quattro mesi fa, in aprile, nello studio di un fotografo; assieme hanno posato per un servizio destinato a Play Boy e subito si sono intesi. Tre giorni dopo Paul era in casa di lei, in Trastevere, con i colori, le tele ed una valigia di vestiti stravaganti. «Un'unione sema impegni», dice Marcello Crisi, pittore, «un amore dì giovani», precisa il fotografo Carlo Scimeni, che seguono in queste ore da vicino le sorti dell'amico scomparso. A Martine Zacher Paul Getty ha indirizzato un espresso destinato a sua madre. La lettera è stata impostata il 16 e gli investigatori tentano di decifrarne la provenienza. L'ha trovata Martine nella cassetta delle lettere ieri alle 23 e subito si è precipitata nell'attico dei monti Parioli. Gail Harris Getty non era in caoa e la ragazza è andata alla polizia. Il messaggio, secondo il capo della squadra mobile, è stato dettato e perciò è in italiano. «Cara mamma — scrive Getty III — sin da lunedì sono caduto in mano dei rapitori. Non mi fare uccidere! Fai in modo che la polizìa non intervenga nelle indagini. Non devi assolutamente prendere la cosa come uno scherzo. Cerca di metterti in contatto con ì rapitori nella maniera e nel modo che ti faranno sapere. Non far conoscere la trattativa alla polizia per non farmi uccidere». In un altro brano Paul aggiunge: «Voglio vivere e tornare in libertà. Fai in modo che la polizia non sappia che ho scritto all'indirizzo di Martine. Non dare pubblicità al mio rapimento. Paga ti prego, quanto prima. Tu mi vuoi bene. Ti basta quanto ti ho detto. Se si ritarda è pericolosissimo per me. Ti amo, Paul». «Io seguo tutti i comunicati per radio, sempre per radio», afferma in un poscritto. «La lettera, dice il capo della mobile, segue in ordine di tempo il primo contatto dei rapitori con la signora Getty ma precede la telefonata di ieri alle 17,30». La dichiarazione lascerebbe intendere che ieri per la prima volta è stata prospettata la cifra del riscatto. Sull'entità della somma non si hanno notizie sicure e l'avvocato Giovanni Iacovoni che assiste la famiglia Getty nella vicenda ha dichiarato: «Le trattative sono ancora in alto mare; le circostanze delle ultime ore ci hanno però dato la certezza del rapimento e la sicurezza che Paul sia vivo ». A sua madre Paul Getty dice di essere nelle mani dei rapitori da lunedi. In realtà il ragazzo fu visto in piazza Navona con la francese Danielle Devred alle 3 del mattino di martedì. Le chiedeva di seguirlo a Gaeta per una vacanza di qualche giorno, ma l'amica lo respingeva seccata, Paul si decise allora a lasciarla e, da solo, si allontanò in direzione di piazza Farnese, attraversando i vicoli della Roma rinascimentale. «Non era ancora l'alba, spiega l'avvocato Iacovoni, e probabilmente per questo parla di lunedì». Per la prima volta da quando Paul è stato rapito, oggi Gail Harris Getty è rimasta in casa per tutta la giornata, Ieri sera invece, dopo il secondo contatto con i banditi, ha lasciato l'appartamento dei monti Parioli alle 23 per rientrare alle due del mattino. L'accompagnava il suo ultimo amico, un giovane americano che a Roma vuole im piantare una scuola per croupiers, e che non l'abbandona per un istante. Ai giornalisti che stamane l'hanno chiama ta per telefono la signora Getty non ha voluto dire come ha trascorso la serata. Ha confermato però che, con ogni probabilità, a telefonare ieri pomeriggio è stata la stessa persona che giovedì comunicò il rapimento: «Le due voci, ha detto, erano identiche: avevano lo stesso timbro e la stessa tonalità bassa». Appena fuori dalla porta dei Getty, il rapimento di Paul assume gli aspetti della farsa e sono in pochi a mostrare di capire la disperazione della madre. «Noi, come ci è stato chiesto, ci asteniamo dalle indagini, afferma con sguardo ammiccante il capo della squadra mobile, ma quando tutto sarà concluso verremo a capo della faccenda. Non ho elementi concreti ma la mia esperienza mi dice che Paul Getty sia adesso coinvolto in un gioco piii grande di lui; una ragazzata che ha assunto gli aspetti del dramma e non sa come uscirne». Chi conosce Gail Getty da quando in via Borgognona nella boutique «Ci penso io» vendeva pullover alle amiche, la descrive «una donna fredda, controllata, decisa». «Se non la si vede piangere, dicono, è perché questo è il suo carattere. Ma, sotto la maschera è una donna sensibile, piena d'amore». Raccontano di Grammophone, il bambino di suo marito e di Talitha Poi che lei si è preso in casa con i suoi figli dopo il suicidio della bella Talitha, uccisa da una dose eccessiva di morfina. «Grammophone è senza la madre, mio marito non può tenerlo con sé, disse in quella occasione, è bene che cresca con i fratelli, in una famiglia. Io e Paul siamo rimasti in buoni rapporti, è giusto che sia così». Adesso Grammophone è nel bel castello degli Odescalchi che il vecchio Paul Getty ha preso per i nipoti a Palo. Sta con Alien, Mark e Ariadne e, «quando Gail Getty viene a trovare i figli, dice la governante, il primo ad essere abbracciato è Grammophone». «I bambini sono una meraviglia, dice il portinaio Gino, ma qui è una babilonia. Bell'ambiente questo dei Parioli, bella moralità, sempre scandali e giornalisti. Prima abbiamo avuto la storia di Sandra Milo e di De Lollis e un fotografo, che si era arrampicato sul tetto, per poco si rompeva la testa. Poi, prima che arrivasse la Getty, l'attico era occupato dalla Theodoli ed ogni volta che arrivava il marito della Marisa Allasio, il conte Calvi di Bergolo, sembrava in via Veneto, lampi, schiamazzi, urli ». Esce dallo stabile un indiano con un enorme turbante giallo, e il portiere si inchina rispettoso; scende la contessa Kosagowsky, profuga da Varsavia, che domanda: «E' arrivata la raccomandata?». «Come al solito, risponde Gino, è un anno che non arriva, ma è meglio aspettare, non si sa mai». «Sta bene il sequestrato?», «benissimo signora contessa — risponde Gino — l'hanno sequestrato sul serio e la madre è distrutta». Appena due passi più in là un agente in borghese tende le orecchie. Si avvicina al portiere e domanda: «Chi è l'indiano? E la contessa?». Si allontana per prendere appunti e telefonare in centrale. La polizia, comunque, «si astiene dalle indagini». Francesco Santini Roma. Una recente foto di Paul Getty III con il fratellastro Taron, il bimbo rimasto orfano nel '71, quando la madre Talitha Poi ingerì una dose letale di farmaci
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