I "nastri segreti,, di Nixon

I "nastri segreti,, di Nixon I "nastri segreti,, di Nixon Tutte le conversazioni del Presidente erano registrate, quelle con i capi stranieri (a cominciare da Breznev) come quelle con i consiglieri implicati nello scandalo - Fino a che punto si possono rendere pubbliche? - La Casa Bianca rifiuta - Nixon uscirà dall'ospedale venerdì (Dal nostro corrispondente) New York, 17 luglio. La Casa Bianca ha annunciato che Nixon verrà dimesso dall'ospedale venerdì prossimo. Ma la notizia è passata in secondo plano, a causa della « bomba » di ieri all'inchiesta sullo scandalo Watergate. In America, non si parla tanto della polmonite virale del Presidente, ormai in via di guarigione, quanto delle rivelazioni dell'ex assistente Alexander Butterfleld. Tali rivelazioni, confermate dalla stessa Casa Bianca, si possono così riassumere: dal '70 o dal '71 (la data è controversa) tutte le conversazioni di Nixon, su suo ordine esplicito, furono registrate. Butterfleld ha fornito particolari da « 007 »: mediante apparecchi cletlroi! ': dotati di « spie » luminose, all'ingresso del Presidente nello studio, ufficio o sala prescelti, si attivavano microfoni nascosti. La « bomba » ha imposto constatazioni immediate: sono stati registrati i colloqui col «leaders» stranieri, Breznev e Andreotti compresi, ed esistono ancora, nelle « segrete » della Casa Bianca, i nastri coi «dibattiti» su Watergate. Da ventiquattr'ore, dunque, lo scandalo ha assunto proporzioni ancora più gravi di quanto la deposizione del «superteste» John Dean contro Nixon, due settimane fa, avesse lasciato supporre. Potrebbero scaturirne addirittura incidenti diplomatici: qualche Stato vorrà pur protestare per la violazione delle norme di correttezza e di sovranità cosi insistentemente violate. La posizione del Presidente, inoltre, risulta assai precaria. La Casa Bianca infatti tenne sempre nascosta l'esistenza dei testi completi delle discussioni tra Nixon e Dean, o le «eminenze grigie» Bob Haldeman, John Ehrlichman e l'ex ministro della Giustizia, John Mitchell, tutti sotto accusa. Ed è invece chiaro che la loro pubblicazione avrebbe risolto, e risolverebbe, tutto — e subito. Non vi sarebbero più dubbi su chi è innocente, chi è colpevole. Gli effetti della «bomba» sono stati immediati. Il Presidente ha chiamato stamane al suo capezzale i consulenti legali Buzhardt e Garment, e ha esaminato con loro la situazione. Poco più tardi, il portavoce Ziegler ha annunciato che i nastri di registrazione non saranno messi a disposizione della commissione inquirente del Senato. Il motivo è lo stesso in base al quale Nixon ha rifiutato di mostrarle i documenti degli ex collaboratori: una concessione del genere lederebbe il principio della separazione del potere legislativo da quello esecutivo. L'annuncio ha scatenato selvagge polemiche. Al momento in cui scriviamo, Nixon si trova al centro di diverse pressioni. La commissione ha deciso di riunirsi domani, e forse emetterà un'ingiunzione per la consegna dei nastri. I leaders dei gruppi parlamentari repubblicano e democratico, Scott e Mansfield, hanno chiesto un colloquio urgente col Presidente. Dietro le quinte, fervono tentativi di mediazione per evitare un confronto tra la Casa Bianca e il Congresso che sfocerebbe in una drammatica crisi costituzionale. Il tutto in ima cornice di sospetto e di Indignazione. Se Nixon è innocente, dice l'America, perché si trincera nel silenzio e nel cosiddetto «privilegio esecutivo »? Se 1 nastri possono dimostrare che egli non era al corrente né di Watergate, né dei successivi tentativi di insabbiare lo scandalo, perché li custodisce con tanta gelosia? Perché tanto equivoco? La posizione di Nixon è resa ancora più complicata dalla testimonianza del suo ex avvocato, Herbert Kalmbach, da lui licenziato il primo maggio. Kalmbach aveva rivelato, ieri, d'aver raccolto slle galmente 220 mi'a dollari (oltre 120 milioni di lire) per le spie repubblicane incarcerate per lo scandalo Watergate. Oggi ha precisato di aver agito su disposizione di Bob Haldeman, John Ehrlichman e John Dean. L'avvocato ha detto di essersi servito per i pagamenti di un ex poliziotto newyorchese, Ulasewicz, al servizio della Casa Bianca, e di non aver mai pensato che dovessero comprare il silenzio di spie, perché considerava Haldeman, Ehrlichman e Dean «alter ego» di Nixon. Kalmbach si ritirò dall'operazione quando si rese conto di che si trattava, ma non ebbe il coraggio di protestare col Presidente, perché tutto s'era svolto in segreto. La settimana scorsa, pareva che Nixon fosse disposto a incontrare il presidente della Commissione inquirente del Senato, Sam Ervin. Ma l'incontro fu cancellato. Un «téteà-tète» rasserenerebbe l'atmosfera. Sennonché, esso sembra impossibile. Nixon, che oggi ha ricevuto, oltre a Garment e Buzhardt, anche il generale Haig, Ziegler e il ministro del Tesoro, Shultz, non sarebbe abbastanza in forze da ricevere il senatore. Inoltre, il medico curante, il dottor Tkach, ha sottolineato che avrà bisogno di una decina di giorni di convalescenza. All'uscita dall'ospedale, il Presidente si recherà a Camp David, nel Maryland, e lavorerà a ritmo molto ridotto, con un'ora di riposo alla mattina e una al pomeriggio. Solo martedì andrà a Washington per la visita di Stato dello Scià di Persia, ma senza fermarvisi. Poi ci sarebbero le vacanze. Il Presidente non ha più febbre, fa ancora massaggi e inalazioni ma per misura precauzionale, dorme tranquillamente. Desta qualche preoccupazione solo la sua inappetenza. Fino a ieri sera, il suo umore era ottimo. Lo scandalo Watergate lo avreb be però nuovamente scosso. Si sentono di nuovo le parole «impeachment» (rimozione Isu censura del Parlamento a maggioranza dei due terzi) e «dimissioni». Una osservazione è d'obbligo. Tutti gli americani sperano ancora che Nixon sia innocente, anche se il 70-80 per cento non lo crede più. Anche il Congresso si augura che egli riesca a uscire da Watergate a testa alta. Si danno per scontate le condanne degli Haldeman, gli Ehrlichman, i Dean, i Mitchell, ma sì confida che Nixon mantenga il timone dello Stato. Nessun americano dimentica i suoi meriti in campo internazionale, né auspica che egli debba abbandonare i suoi programmi. Si vuole giustizia, ma non si vuole bollare la presidenza. Per il Paese è un'ora tragica, come lo fu quella dell'assassinio di Kennedy, o quella dei contrasti razziali, o quella del massacro di My Lai. Ennio Carette

Luoghi citati: America, Maryland, New York, Washington