Per il Festival della gioventù Berlino Est teme il "contagio,, dei maoisti occidentali di Tito Sansa

Per il Festival della gioventù Berlino Est teme il "contagio,, dei maoisti occidentali Le autorità orientali avevano sospeso i visti d'ingresso Per il Festival della gioventù Berlino Est teme il "contagio,, dei maoisti occidentali La giustificazione ufficiale della chiusura dei varchi era: difficoltà logistiche, per il previsto arrivo di 150 mila partecipanti al Festival - In realtà, si teme l'influenza politica dei giovani rivoluzionari "cinesi" - Le pressioni delle quattro potenze e la minaccia di ritorsioni economiche hanno fatto cadere il divieto - Nuove fughe ad Occidente (Dal nostro inviato speciale) Berlino, 17 luglio. Nei cinque uffici aperti a Berlino Occidentale, gli impiegati della Germania comunista hanno ripreso stamane ad accettare le domande e a concedere i permessi per le visite nel settore orientale della città durante il periodo 28 lugIio-5 agosto, rifiutati alla fine della scorsa settimana. Con la motivazione che vi erano « difficoltà logistiche » durante i giorni del Festival mondiale della gioventù (durante i quali converranno 150 mila giovani e mezzo milione di visitatori di centotrenta Paesi), le autorità della « Ddr » avevano negato i permessi, suscitando proteste da parte di Bonn, del Senato di Berlino Ovest e delle tre potenze occiden- tali firmatarie degli accordi quadripartiti. Stamane, quando hanno ricominciato a distribuire le carte per le visite (e la notizia, data dalla radio, si è diffusa rapidamente) gli impiegati comunisti sono apparsi sorpresi del compiacimento dei visitatori. Facendo riferimento a una notizia diffusa dalla agenzia Adn e ripresa dal quotidiano del partito Neues Deutschland, in cui è detto che la Repubblica democratica tedesca si attiene strettamente allo spirito e alla lettera degli accordi quadripartiti per Berlino, gli impiegati orientali hanno negato che vi sia stata nei giorni scorsi una qualsiasi limitazione delle visite. Come se i rifiuti dei giorni scorsi fossero una invenzione della propaganda. Ci si domanda oggi a Berlino Occidentale, che cosa abbia indotto il governo della «Ddr» a rivedere cosi rapidamente la propria posizione. E si danno tre spiegazioni: secondo la prima, il colloquio dell'ambasciatore francese a Bonn, Sauvagnargues, con il suo collega sovietico a Berlino Est, Jefremov, sarebbe stato decisivo. Assai irritato per la sparatoria di sabato 7 luglio lungo il «muro» e per il rifiuto dei permessi, considerato una violazione degli accordi, l'ambasciatore di Parigi (recatosi apposta a Berlino Est) avrebbe minacciato di convocare una conferenza della quattro potenze. E il rappresentante di Mosca avrebbe allora fatto pressioni presso Berlino Est affinché rispettasse i patti e non creasse una nuova «querelle Allemande» in un momento in cui la distensione tra Occidente e Oriente è bene avviata. La seconda versione è che il passo decisivo sia stato compiuto con energia dal senato di Berlino, il quale avrebbe fatto presente l'eventualità di rappresaglie di carattere economico. Per la prima volta, insomma, le autorità di Berlino Occidentale (assai criticate dalla stampa di Axel Springer, che ha in città un quasi monopolio, con il 74 per cento dei giornali venduti nell'ex capitale) avrebbero fatto la voce grossa, e con successo. Altri ancora, in ambienti giornalistici indipendenti, anch'essi indignati per la minacciata chiusura di Berlino Est durante il Festival della gioventù, ritengono che vi sia stato un ravvedimento spontaneo di Berlino Est, sorpresa dalla reazione emotiva suscitata in Occidente, tanto dai tumulti seguiti alla sparatoria sul «muro» quanto dal rifiuto dei permessi di visita. A questo ravvedimento avrebbero contribuito le critiche della stampa occidentale, una certa pressione di Mosca e la decisa reazione di Berlino Occidentale. E, non ultimo, la constatazione che la presenza di alcune migliaia di berlinesi occidentali durante i giorni del Festival avrebbe arrecato danni inferiori che non una cattiva stampa per un Paese che ha chiesto l'ammissione alle Nazioni unite e vuole dimostrare sicurezza sul «parquet» della diplomazia mondiale. I timori di Berlino Est erano già stati espressi dal ministro degli esteri della Ddr Otto Winzer al suo collega di Bonn, Walter Scheel, durante uno dei loro incontri alla Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Ma, come è stato precisato a Bonn, non si era fatto alcun cenno alla eventualità di contingentare le visite. Come è trapelato da indiscrezioni, le autorità di Berlino Est non avrebbero timore dei borghesi e dei propagandisti del mondo capitalista, ma dei maoisti, di quegli studenti di sinistra, assai impegnati politicamente, che avevano promesso di andare a Berlino Est a fare propaganda durante il Festival. Un Paese comunista, insomma, mostra di avere paura dei co¬ munisti che stanno ancora più a sinistra. A Berlino Est — sempre raggiungibile per i visitatori stranieri attraverso il valico del «Checkpoint Charlie», sulla Friedrich Strasse — c'è grande attività per la preparazione del Festival mondiale della gioventù. Non vi sono andato, viste le lunghe code all'aperto, sotto gli acquazzoni, e i severi controlli. Ma mi raccontano colleghi che vi sono andati, affrontando penose visite corporali (uno è stato spogliato fino alle mutande, benché appartenente a un organo di informazione regolarmente accreditato presso il governo di Berlino Est) che la città si sta ripulendo in un clima euforico. Lasciate in disparte le proteste dei berlinesi occidentali lungo il «muro», i giornali comunisti hanno assunto da 48 ore toni distensivi, informando che si stanno costruendo enormi tendopoli per la gioventù di tutto il mondo e che, finora, si sono fatti accreditare 110 inviati speciali. E' stata dimenticata la notizia che sette «vopos», i quali «hanno valorosamente respinto la pro¬ vocazione dei nemici della distensione» sono stati decorati dal membro del politburo Paul Verner; si tace sul contrabbando di uomini (che verrebbero portati in Occidente, per cifre variabili tra i 10 e i 20 milioni di lire). E' tornata la normalità, le polemiche sono cessate di colpo, Berlino Occidentale è mezzo vuota per le vacanze cominciate venerdì scorso, Berlino Est si prepara a diventare la «capitale mondiale della gioventù». Ma questa «normalità» registra anche oggi la fuga dalla Germania comunista di cinque persone, che hanno rischiato la vita per venire _in Occidente: due giovani hanno attraversato a nuoto l'Elba, imitati da due medici di 30 anni, e da un ventenne che è riuscito a passare indenne attraverso un campo minato. Hanno rinunciato al Festival mondiale della gioventù. Le guardie di frontiera comuniste — i «vopos» — non hanno sparato. Forse non li hanno visti, forse hanno chiuso due occhi. Il che sarebbe una grossa novità. Tito Sansa

Persone citate: Axel Springer, Paul Verner, Walter Scheel