La donna fatale d'inverno sceglie le rose e il visone

La donna fatale d'inverno sceglie le rose e il visone SFILANO LE COLLEZIONI DELL'ALTA MODA A ROMA La donna fatale d'inverno sceglie le rose e il visone Prevale lo stile austero con gonne gonfie allungate oltre il ginocchio - Ampi mantelli per il giorno, ricami a fiorellini per gli abiti più impegnativi ■ Nel settore della pellicceria i visoni Saga e i persiani Svakara (Nostro servizio particolare) Roma, 17 luglio. La sola cosa di cui vi sia una superba abbondanza nelle collezioni alta moda viste fin qui, è il tessuto. Fantasia poca, novità sommesse, coerenza assente e in più una convinta scalata all'eleganza compunta, a strati sovrapposti per un inverno austero, con l'unico sfogo del colore, quando non si punti sul nero, sul marrone e sul viola. Ma il tessuto ha la ricchezza dei metri che occorrono per le gonfie gonne a godei, allungate oltre il ginocchio, per le giacche sciolte, increspate sotto il carré ed i blouson a sbuffo dalla vita rialzata, per i mantelli costruiti a campana digradante lungo i consueti tagli, sotto il seno e i fianchi, per gli abiti volteggianti sul corpo ed i fluentissimi chemisier da sera. Soffocata dall'ampiezza, si delinea una signora d'inverno 1974 che sa d'antico e ha il passo lento, non fosse che per mantenere in equilibrio le molte rose appuntate sulla spalla o sul petto, quando è sera e non si contano le scarpe altissime in oro e argento. « Vi ammiro molto — ha detto il presidente Leone, ricevendo al Quirinale insieme agli operatori economici, la troupe degli osservatori della moda —. A differenza dei giornalisti che si occupano di politica voi non avete discorsi di sostegno e giudicate subito da quanto vedete ». Il che purtroppo non è molto. La veletta Barocco posa sulla gonna a profondi scannelli lunghe giacche con la manica kimono, riscaldate da colli di pelliccia, i suoi cappelli a calotta bombe hanno la veletta: la stoffa è morbida, spugnosa, il blu ardesia si mescola con il beige cammello in quadrigliati evidenti, non mancano bordi uniti alle tasche e, ad accrescere l'effetto di accumulazione, piccoli pullover a righe bicolori. Più equilibrate sono apparse le sue redingote col bustino a nervature, che spesso si prolungano in ottimi giochi sartoriali su tutta la superficie del modello, sfruttando la grazia del monocolore, cammello rosato, terracotta, blu profondo; ed i completi pantalone, ampi ma con una certa fluidità, subito perduta quando l'eleganza da pomeriggio si raccomanda al grigio dei calzoni, all'argento di giacche in ciré come la calottina con la veletta a gabbia. Anche Mirella Di Lazzaro usa tessuti a grossa trama, lane fitte e pelose per i robe manteaux di linea appoggiata e le molte pellegrine posate su scamiciati, abiti e piccoli tailleur che si smontano via via come in un puzzle per rivelare un vestitino in jersey di lana ricamato. Il suo cavallo di battaglia è tuttavia il velluto, azzurro nei sottili mantelli per il giorno, bianco ma a coste per il soprabito lungo da sera, e nero con lurex, ricami di fiorellini e balze in perline da paralume, per gli abiti da cocktail; la sua cosa più indovinata la serie degli impermeabili a forma di mantella, più ampia o più asciugata, sempre di colore vivo, rosa, azzurro, verde ma di tono stemperato, un ottimo tentativo per rendere gradevole un capo che poco si presta ad unirsi a completi eleganti. Mirella Di Lazzaro posa le sue mantelle impermeabili su due pezzi in voile di lana, su tailleur in lana fantasia e su accordati insieme di casacca e pantaloni: quando le calze sono in vista riprendono il tono dell'impermeabile e i guanti in pelle a losanghe richiamano i colori del modello. Stile tovaglia Stamane da Tiziani altre gonne larghe e sbieche, in dritto filo sversato o a pieghe, ginocchio coperto, giacche molli o avvitate, sempre lunghe e con importanti colli di pelliccia e, accanto al morbido panno double-face, lane stampate stile tovaglia; perfetto l'allineamento con i colori dell'autunno-inverno '73-74, ruggine, beige rosato, albicocca con qualche pennellata di tono più aranciato e con il ritorno al tramontato stile degli Anni Cinquanta. I pantaloni sono pochi e fin qui tutto bene, ma i mantelli svasati con il collo breve a punta e bene abbottonato, ripetuto dallo chemisier in voile di lana, gli spolverini con il bordo di pelliccia, hanno introdotto una decisa «escalation» verso gli abitini neri con il fiore sulla spalla, il fiocco alla cintura, al cappotto in panno bianco con uno stelo di rosa ricamato in grandezza naturale dal petto all'orlo e al voile con i bolli d'oro come gli abiti delle fate. Soltanto Sarti, fedele al doublé, ha ben dosato la proporzione dei suoi svelti tailleur-pantalone, di quelli con la gonna ap¬ pena svasata ed i colli dai risvolti spalancati per accogliere la volpe o la marmotta: terracotta e marron caffè, grigio gessato e carota con numerosi squilli d'un blu ceramica, sono le sue tinte splendidamente unite, anche negli abiti con la scollatura pullover e nei robe manteaux lievi, le sciarpe di pelliccia gettate dal collo sulla spalla. Le gonne di Sarli sono corte e ancora di più la sera, tutta di essenziali tailleur e abiti drappeggiati in nero, traversati dalla cintura con la fibbia brillante. Femminilità L'operazione ampiezza e femminilità continua sul fronte dei pellicciai che ieri sera, con imponente spiegamento di visoni Saga e persiani Svakara, ci han però fatto assistere al fuoco di fila delle loro ricerche tecniche e stilistiche. Affermare che il colore ha invaso letteralmente la pelliccia non significa più indicare l'inserto geometrico o figurativo di elementi della stessa pelle in tinte diverse ma naturali o un bagno oculato per toni inediti ma sempre nell'ambito della «palette» tradizionale: azzurri elettrici, gialli ingenui, damaschi aurati, giochi di passamaneria mutano o contrastano la linea ultrasport o sontuosa della pelliccia per l'inverno '73'74; e intanto il visone si lavora a tweed, a maglia, a spina di pesce, una furia inventiva lo vuole ridotto a strisce sottili da ricomporre in superfici pittoriche, da intrecciare a canestre, abbinate a tubolari di tessuto. Le cadute di gusto sono inevitabili, lo stupore assicurato in omaggio alla smitizzazione d'una pelliccia che scaldi e diverta la donna giovane: l'unica risposta allora è la pelliccia magnificamente simile a se stessa, costruita unendo pelli preziose, in nuovi toni di beige, marron e nero, visone, chinchilla, lince e persiano, volpe e zibellino. Occorrerà imparare a distinguere il beige artico dei giacconi da montagna in castoro da quello melissa degli chemisier in persiano, il beige topazio dei lunghi mantelli in chinchilla da quello palomino del trench in visone, dall'altro avocado che virilizza l'opossum rasato per i cappotti da uomo: sono i cinque beige di Pellegrini che li ha accordati con il granata ed il verde di gonne, pantaloni, giacche e cappelli. Se il ligure Soldano alterna al macchiettato visone naturale fin-jaguar inserti in damasco beige e oro su visone e persiano e Parodi immette trecce di lana nei suoi sette ottavi in visone color mogano, Assunta spumeggia colli e maniche delle sue tuniche, dei suoi blouson, grazie al tricot di visone lavorato tweed in beige avena e grigio nebbia. Con Melloni ritorna la donna fatale che ama i visoni scurissimi, i persiani neri e sa portare tailleur di pelliccia con la vita sottile e la gonna amplissima, aderenti le maniche per far più vaporosi polsi e colli in volpe; oppure indossa le cappe, i tre quarti di lince sugli affusolati stivali beige di Aldo Sacchetti, alti fin sopra il ginocchio, i lussuosi mantelli doublé face in breitschwanz e volpe neri, di Viscardi. 11 più estroso di tutti i pellicciai visti ieri sera, sullo sfondo sonoro di musiche classiche tenute allo stentoreo, assordante volume da circo che piace al regista Sandro Massimini, è apparso senz'altro il torinese Naldoni. Voli di gabbiani bianchi si accampano sul turchino dei suoi blouson da para di ben levigato castoro, riquadri bicolori, terracotta e grigio peltro, righe verticali in turchese e verde e ocra listano i suoi giacconi in volpe di stile casuale: un'esplosione «nai've» che si avvale splendidamente delle belle gonne, degli abiti antifreddo realizzati da Fior Tricot, profluvio di colorate losanghe per neutralizzare l'inverno in allegria. Lucia Sollazzo Roma. Un modello di Cristiani e Sarli presentato alle sfilate romane (Foto Team)

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