Feste musicali sulla Riviera di Paolo Lingua

Feste musicali sulla Riviera La rassegna nella prima metà di settembre Feste musicali sulla Riviera Vivaldi e Mozart a Rapallo, Santa Margherita e Camogli (Nostro servizio particolare) Milano, 17 luglio, n Teatro comunale dell'Opera di Genova, a un anno dalla nuova gestione del sovrintendente Giovanni Ugo e del direttore artistico maestro Bruno Martinotti, cerca un rilancio a livello nazionale. Per questo, è stato deciso, nei mesi scorsi, di varare, per la prima quindicina di settembre, una rassegna musicale di livello che prende il nome di Feste musicali liguri. Le Feste musicali sono state presentate ieri mattina alla Terrazza Martini di Milano dal maestro Martinotti che le ha ideate e organizzate, nel corso d'una conferenza stampa. L'iniziativa è decollata non senza polemiche: a Genova i dirigenti del Teatro dell'Opera hanno dovuto fare i conti prima con i problemi di bilancio — le Feste musicali che avranno una cadenza probabilmente biennale e si alterneranno al Festival del balletto — e poi con le iniziative di Portofino, sempre a sfondo musicale che si svolgeranno, sia pure in una chiave più dimessa, nel medesimo periodo. «Con le Feste musicali liguri — ha detto oggi Bruno Martinotti, torinese, 35 anni, già primo flauto dell'orchestra della Rai e direttore dell'Angelicum di Milano — il Teatro dell'Opera di Genova cerca di reinserirsi nel "giro" nazionale, dopo anni di attività ridotta, dovuta anche alla mancanza d'un teatro. La rassegna di quest'anno si svolgerà in tre località famose della Riviera di Levante: Rapallo, Santa Margherita e Camogli e sarà dedicata a Vivaldi e a Mozart». Le Feste dureranno quindici giorni, durante i quali saranno rappresentati dodici spettacoli. Si comincerà con la Juditha Triumphans di Vivaldi eseguita dall'orchestra e dal coro del Carlo Felice di Genova, sotto la bacchetta dello stesso Martinotti e si concluderà con il Requiem di Mozart. Saranno eseguite composizioni note e meno note dei due grandi autori e di loro contemporanei da complessi e solisti di fama internazionale: dal Quartetto italiano, alla «Camerata accademica di Salisburgo», da Nikita Magaloff e Salvatore Accardo a Jean Pierre Rampai e Robert Lacroix, dai «Solisti» della radio svizzera ai Musici. I concerti e le opere saranno rappresentati a turno in nuovi locali, molto interessanti anche dai punto di vista dell'acustica: l'oratorio delle Clarisse di Rapallo, un ex convento di clausura del XVIII secolo, il «Teatro Sociale» di Camogli, che sarà completamente riattato e la chiesa cattedrale di Santa Margherita. Martinotti ha spiegato che «il rilancio del teatro di Genova passa attraverso la rivalutazione dell'orchestra e del coro "Stabili" e con la collocazione della città tra i "centri" principali della musica». Martinotti ha fatto intendere che tra tre o quattro anni, quando la città potrà disporre nuovamente del suo teatro — il «Carlo Felice» distrutto dai bombardamenti durante l'ultima guerra è attualmente in fase di ricostruzione — dovranno essere pronte tutte le strutture esterne e secondarie per far funzionare a pieno ritmo la vita musicale di Genova. Martinotti ha dichiarato che la musica «deve essere un fatto sociale e popolare e non il privilegio di una élite di intenditori». Per questo ha detto di voler insistere nei prossimi anni con la politica di decentramento con i concerti e le manifestazioni nelle delegazioni di Genova e in provincia con una serie di esecuzioni nelle scuole elementari e medie. E' stato obiettato a Martinotti l'alto costo (pare una sessantina di milioni) dell'iniziativa. Il giovane dirette re artistico, dopo aver fatto n tare che «occorre cominciare con una certa forza d'urto per coprire gli spazi vuoti da anni e anni» ha aggiunto che l'aggancio di Genova a interpreti e a complessi di livello nazionale e internazionae (si parla, tra l'altro, di sempre più stretti contatti tra il Carlo Felice e La Scala) porterà notevoli vantaggi anche ai cartelloni dei programmi delle tradizionali stagioni concertistica e operistica. In pratica, ha concluso Martinotti, i teatri dell'opera «devono trovare una loro strategia di politica culturale un po' sulla falsariga dei teatri Stabili di prosa che hanno realizzato, in questi ultimi anni, una rete decisamente fitta di rapporti e di scambi sul piano organizzativo e artistico». Paolo Lingua