Il dibattito al Senato sulla fiducia al governo
Il dibattito al Senato sulla fiducia al governo Il dibattito al Senato sulla fiducia al governo (Segue dalla V pagina) ro battaglie. Le recenti deliberazioni dei tre sindacati fanno di essi l'interlocutore valido anche per le riforme strutturali della società e dello Stato. Importante — secondo l'esponente socialista — è anche la valutazione che i comunisti danno della situazione. Esortano le masse a rendersi conto del fatto nuovo con il ritorno al centro-sinistra, essi mostrano di comprendere che se dovesse fallire non si andrebbe incontro a quella « nuova maggioranza», di cui ormai non si parla più, né alle sinistre unite, ma si andrebbe ad una svolta a destra « non molle ma dura », dinanzi alla quale il movimento popolare non sarebbe disarmato, ma che comporterebbe un regresso di decenni. Tra ì discorsi più rilevanti della prima giornata di dibattito, c'è stato quello del capogruppo comunista, Perna. Egli ha detto di aver ascollato con soddisfazione, nelle comunicazioni del presidente del Consiglio, « i segni di alcune importanti novità politiche », soprattutto in tema di difesa dell'ordine democratico e di netta chiusura al fascismo e di aver colto il tentativo di non considerare tali novità come un semplice mezzo per dare più ampia base parlamentare al governo. L'intervento di Perna è stato di opposizione non preconcetta, come di chi intende vedere il governo alla prova dei fatti. A suo dire nel discorso programmatico di Rumor vi sono « lacune, vaghezze e incertezze » nell'affrontare alcuni grandi problemi come l'azione di politica economica e sociale e la politica per il Mezzogiorno. «Il nuovo governo, ha osservato, non è pari alle esigenze che gli hanno dato vita ». Il gruppo comunista si è tuttavia dichiarato compiaciuto per la mancanza delle solite affermazioni sulla delimitazione della maggioranza che, pur senza giungere all'assemblearismo, ha sempre bisogno dell'apporto costruttivo dell'opposizione. Il pei sta all'opposizione — ha detto ancora Perna — perché non sì riconosce in questo governo, pur essendo favorevole a intrattenere rapporti con la maggioranza, specie con i socialisti. Occorre rimettere in moto — ha osservato — la concordanza sulle scelte di fondo che ha fatto sì che la Repubblica sia antifascista, democratica ed unitaria: con questo spirito il pei condurrà nei fatti la sua opposizione. Esaminando il programma del governo, il capogruppo comunista ha confermato la netta contrarietà all'istitu¬ zione del fermo di polizia ed ha anche espresso dubbi sulla bontà della proposta di deferite alla Corte Costituzionale il giudizio sullo scioglimento dei movimenti fascisti. Secondo il repubblicano Spadolini, la stabilità è in effetti la migliore alleata della lotta contro l'inflazione, il disordine e la violenza: tre minacce strettamente connesse. Per garantire la stabilità politica occorre però l'impegno coerente di tutte le forze della coalizione, escludendo ogni confusione assembleare tra maggioranza e opposizione che sarebbe nefasta per la democrazia italiana e per il suo avvenire. Il socialdemocratico Cirielli ha affermato che la passata esperienza impone al suo gruppo di mantenere fermi alcuni postulati: conferma di una comune matrice antifascista a rigorosa difesa dell'ordine democratico e contro la violenza, da qualsiasi parte provenga; autonomìa e autosufficienza della maggioranza, con netta chiusura verso il pei; lealtà reciproca quale condizione essenziale per una durevole collaborazione. Il sen. Bartolomei, capo gruppo de, dopo aver difeso l'operato del governo Andreotti, « y.he ha garantito la continuità democratica anche in momenti perigliosi evitan¬ do che la crisi economica si trasformasse in una crisi istituzionale », ha assicurato la massima collaborazione del suo gruppo al nuovo governo. Ha affermato poi che per la ripresa occorrono non solo provvedimenti tecnici, ma anche un impegno politico e morale capace di garantire il quadro programmatico nel rispetto dei ruoli di ciascuno. La novità di questa situazione — ha aggiunto — è che i partiti si vedono restituita una funzione storica che qualcuno riteneva fosse perduta per sempre. Questo il senso « della ripresa della stessa de da considerarsi una ripresa di livelli culturali prima ancora che di azione politica ». I missini (hanno parlato Nencioni, Endrich, De Santis e Plebe), hanno definito « estremamente deludenti » le dichiarazioni programmatiche di Rumor. Essi hanno criticato anche la de per essere tornata ad una formula di governo che « per dieci anni non aveva risolto alcun problema». Il nuovo centro-sinistra è a loro parere il frutto di una azione velleitaria, condotta al di fuori della volontà espressa dal popolo italiano nelle elezioni dell'anno scorso. Hanno parlato inoltre Brosio (pli), Tullia Romagnoli Carettoni e Antonicelli (sin. ind.) Zanon, Sudtirolese, e Pillietroz, valdostano. Il dibattito continuerà domani con altre due sedute. g. fr.
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