Trovato il luogo dove i banditi imprigionarono medico e figlia

Trovato il luogo dove i banditi imprigionarono medico e figlia Ottimismo fra gli inquirenti dopo il duplice sequestro Trovato il luogo dove i banditi imprigionarono medico e figlia Il dottor Rossini e Rossella sarebbero stati nascosti in un casolare nella zona del Pratomagno, sull'Appennino toscano - "Non sarà un'indagine lunga" dice il sostituto procuratore di Arezzo - Solo gente del posto e i pastori sardi immigrati conoscono quei sentieri montagnosi (Dal nostro inviato speciale) Arezzo, 17 luglio. «In ogni caso, non sarà un'indagine lunga. Siamo partiti sparati». E un'altra voce, dal gruppo degli agenti, si leva ad appoggiare quella di Mario Marsili, sostituto procuratore di Arezzo: «Basta che un po' di fortuna ci assista». Così si prepara, forse, nella saletta del comando della polizia stradale di Ponte a Poppi, un altro lieto fine, dopo il ritorno a casa, a San Marino, di Italo e Rossella Rossini. Il magistrato di Arezzo, sotto la cui giurisdizione è caduto il caso, visto che nel suo territorio i due rapiti hanno riavuto la libertà, ha più di una pista da seguire, più d'un indizio. Di questi indizi, ora, bisogna trovare le prove. «Si tratta di indagini delicatissime, che investono molti campi. Non possiamo dire, allo stato attuale, cosa stiamo facendo». La voce che circola più insistente è che il posto in cui il medico di San Marino e sua figlia furono tenuti per giorni e giorni, sarebbe stato individuato a Pratomagno, cioè sul contrafforte meridionale dell'Appennino. Tutto corrisponderebbe: la carbonaia, il canalone, la casa abbandonata a neanche duecento metri di distanza. Su questo il magistrato non intende sbilanciarsi, si limita — senza negare né assentire — a far osservare che nella zona, vastissima, esistono numerosi posti corrispondenti a questa descrizione «Qui tutte le case coloniche sono abbandonate, tutte hanno accanto una carbonaia, i canaloni si sprecano». Dunque, trovata o non trovata, la « prigione verde » dalla quale Italo Rossini, esperto cacciatore, riconobbe il canto del rigogolo e dell'upupa? L'interrogativo resta, ma è facilmente superato da una considerazione, che viene dalla bocca dello stesso Marsili: «Trovare quel posto sarebbe un po' poco». Infatti. Qualcosa, certo, ma un po' poco. «Trovare quel rifugio può servire per fare un riscontro delle dichiarazioni dei due rapiti. Forse potremmo anche acquisire tracce del reato, ma a parte questo...». E' ovvio: nella radura che faceva da prigione, è molto difficile che i banditi abbiano lasciato dei biglietti da visita. Dunque, le indagini del magistrato, che si avvale della collaborazione della polizia stradale, dei carabinieri, della mobile, vanno oltre. I suoi indizi evidentemente gli permettono di mirare a un bersaglio più lontano, più produttivo: non il rifugio dei banditi, ma i banditi stessi. Quando? «Può darsi che si navighi ancora nel buio, risponde il dottor Marsili, ma da quel buio si spera di uscire presto». Per le indagini sono suffi- cienti, per ora, le risposte che il magistrato ebbe dai due Rossini, la mattina del loro ritrovamento. Altri dati gli sono stati forniti dagli atti istruttori del commissario di I San Marino, col quale Marsili j ha parlato ieri notte, ai confini della piccola Repubblica. Nella notte, Marsili ha anche ripercorso i tracciati che gli emissari dei Rossini seguirono per incontrarsi coi rapitori, per trattare con loro. Tracciati a tortiglione, lungo le strade che da San Marino percorrono i fianchi dell'Appennino. Ha ritrovato i luoghi degli incontri, forse ne ha tratto qualche elemento. Certo si tratta di luoghi impervi, come impervia è tutta la zona vastissima del Pratomagno. Chi poteva conoscerli cosi bene, quei luoghi, da essere certo di non perdercisi, di non mancare mai, per avere sbagliato un sentiero, a un appuntamento? Chi poteva avere la sicurezza di non venire mai avvistato da qualche occhio indiscreto? E' sufficiente l'ipotesi di una larga preparazione o bisogna giungere a quella di gente del posto, che conosce la zona come il palmo della propria mano? E c'è anche altra gente che conosce benissimo quei luoghi, senza essere gente del posto: i numerosi pastori sardi che pascolano sui monti del Casentino le loro greggi. Pa¬ stori sardi a San Marino, pastori sardi qui, un pastore sardo bazzicava spesso dalle parti di villa Rossini, tanto che fu allontanato. Ma sembra addirittura troppo facile, e il dottor Marsili evita decisamente di rispondere. Se è una pista, è solo una delle tante. Ciò di cui si ha la netta sensazione, è che queste tante piste poggino su qualcosa ben più concreto di una supposi zione, di un'ipotesi. Forse, se il dottor Rossini fosse sul posto, collaborasse alle indagini, queste ne sarebbero avvantaggiate, ma anche senza la presenza del medico sammarinese, Mario Marsili è deciso a proseguire «sparato» come è partito. E se qualcosa si può leggere sul suo viso, questo è decisamente l'ottimismo. Il suo successo sarebbe di eccezionale importanza. Sarebbe il primo scacco per questo crimine «facile» che da qualche tempo ha attratto la malavita per la relativa semplicità con la quale lo si può compiere, per la certezza di ottenere quanto si chiede. Franco Mimmi Rossella Rossini

Luoghi citati: Arezzo, San Marino