Telecomunicazioni 25 anni dopo
Telecomunicazioni 25 anni dopo Il Consiglio superiore tecnico in Italia Telecomunicazioni 25 anni dopo Com'è stata attuata la ricostruzione dopo la guerra - I cavi coassiali - La teleselezione (primo tratto Torino-Milano nel '59) - La televisione a colori fu proposta già nel 1956 II diavolo ci mise la coda. Il 5 giugno di quest'anno si tenne a Roma, in Campidoglio, l'adunanza (portante il numero 456) del Consiglio superiore tecnico delle Telecomunicazioni e corrispondente al venticinquennio dell'istituzione del Consiglio stesso; e perciò predisposta con una certa solennità. Senonché proprio quel 5 giugno la stampa e la radio si trovarono in sciopero, per protestare con una «Giornata del silenzio» contro le concentrazioni dei giornali; perciò quell'adunanza celebrativa, tenuta alla presenza del ministro e dei maggiori esponenti delle telecomunicazioni in Italia, fu poco comunicata. Organo chiamato ad esprimere pareri tecnici (non a prendere delle decisioni), il Consiglio è risultato, nel venticinquennio decorso, un efficace strumento di consulenza per i ministri, di orientamento per l'amministrazione. Il professor Scipione Treves, che al Consiglio fu chiamato fin dalla fondazione (1948), ha tracciato nella summenzionata adunanza la storia dell'attività svolta, che è un po' la storia delle comunicazioni nel dopoguerra, in Italia. In un primo periodo (che si può comprendere dal '48 al '55) ci fu l'opera di ricostruzione dopo le distruzioni belliche. Durante il conflitto erano andate guaste o distrutte buona parte delle centrali urbane, annullata la consistenza della rete nazionale in cavi interurbani (è da ricordare che alla fine della guerra, e per qualche anno di poi, la tecnica telefonica interurbana era ancora fondata sulla trasmissione a frequenza vocale; la quale consentiva di ottenere, avvalendosi di quattro conduttori, un massimo di tre comunicazioni contemporanee). In quel primo periodo fu ripristinato e potenziato il cavo sotterraneo interurbano Napoli - Roma - Firenze - Bologna; ripresi i collegamenti tra il continente e le isole; apprestate nuove centrali di commutazione a Roma e a Milano. Si proponeva intanto una prima rete di cavi coassiali. Questa sorta di cavo, che nella forma più semplice è un conduttore cilindrico all'interno dì un tubo metallico e isolato da questo, permette un alto numero (oggi, oltre diecimila) di comunicazioni simultanee. Al contempo si promuoveva la tecnica dei ponti radio, con il collegamento Roma ■ Pescara prima, e poi Roma • Firenze. Intanto, mentre si provvedeva alla copertura del territorio nazionale con la rete di radiodiffusione della Rai, si definiva lo standard per il servizio televisivo. Un secondo periodo di attività del Consiglio (dal 1955 al '60) portò alla richiesta della teleselezione di utente in campo nazionale, poi approvata (1957) e realizzata (primo tratto fra Torino e Milano nel '59). Fu studiato il servizio telex; suggerito l'apprestamento (fin dal '56!) della televisione a colori; costituita una prima commissione per l'introduzione della trasmissione di dati sulla rete nazionale; fatto un approccio per le partecipazione italiana alle comunicazioni via satellite. In un terzo periodo (databile fra il 1960 e il '70) si ebbe l'estensione della teleselezione su tutto il territorio nazionale (con propaggini verso altri Paesi europei); la densità telefonica raggiungeva i 12 abbonati su 100 abitanti (contro gli 1,5 del '48; nel prossimo decennio gli abbonati dovrebbero almeno raddoppiare); si creava la stazione del Fucino per le telecomunicazioni via satellite; era ristrutturata la rete di cavi telefonici sottomarini. S, è aperto, col 1970, un quarto periodo, che dovrebbe essere caratterizzato soprattutto dalla introduzione dell'elettronica, sia nella commutazione, sia nella trasmissione: nella prima con la graduale sostituzione, nella rete di connessione, di elementi elettronici alle apparecchiature elettromeccaniche, con l'introduzione dell'elaboratore funzionante in tempo reale con programma registrato nel sistema di controllo delle centrali (una rivoluzione non minore di quella che a suo tempo portò gli apparecchi automatici a sostituire le «signorine del telefono», oggetto delle ire degli utenti impazienti). Nella trasmissione elettronica a divisione di tempo un unico circuito viene messo a disposizione di più comunicazioni, ma per brevi intervalli di tempo: lungo la linea corrono, insieme ma intervallate, successioni di numeri in codice binario, numeri cui corrispondono momenti, attimi della voce; che all'arrivo vengono smistati e ritradotti in suoni udibili (e riconoscibili fin nel timbro) dagli utenti. L'introduzione dell'elettronica nella telefonia non è peranco attuata in Italia. (Allo stesso modo non attuata è l'automazione postale, di cui solo segno è l'introduzione del codice di avviamento, che presupporrebbe un lettore ottico delle buste. L'invio e il ricevimento della corrispondenza, noi poveretti che ancora mandiamo e riceviamo lettere, non ci siamo accorti che si siano sveltiti gran che: anzi). Didimo Commutazione elettronica: il sistema operativo (Decsystem - 1055), destinato a Londra, tratterà il lavoro contabile e l'analisi del traffico per 144 chiamate telefoniche in un'ora
Persone citate: Scipione Treves
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