Mennea-Arese, gioielli azzurri

Mennea-Arese, gioielli azzurri Stasera primi confronti con i super-atleti d'oltre Oceano Mennea-Arese, gioielli azzurri Lo "sprinter" inizia con i 100 metri, poi correrà la staffetta e domani i 200 - Il campione d'Europa affronta Wottle sui 1500 - Stones è la "stella" dello squadrone americano che ha pure Feuerbach e Randy Williams Il signor Dwight Stones ha poco meno di 20 anni, una faccia piena di brufoli, un fisico da uomo del Nord (ossa lunghe, capelli biondi) che subito rende palese la sua origine vichinga: i suoi bisnonni si chiamavano Stonestroem e quando arrivarono negli Stati Uniti dalla Svezia non avrebbero mai immaginato di ritrovarsi un giorno con un erede primatista mondiale. In casa Stones l'atletica è argomento di tutti i giorni, conosciuta e praticata con una disinvolta naturalezza che è il simbolo della «ricchezza sportiva» americana: il padre, prima di mettersi a costruire ponti, passava molte ore sui campi di gara, cosi come la signora Stones. E i due fratelli più giovani del neo-primatista del mondo di salto in alto (un ragazzo di II anni e una ragazza di 14) praticano il mezzofondo. Dwight ha provato un po' a correre, poi si è accorto che le sue leve troppo lunghe (è alto 1 metro e 96) gli impedivano ritmi adeguati. Allora si è dedicato ai salti, scoprendosi una vocazione per i voli di schiena, con quell'incredibile stile «a gambero» che Fosbury ha inventato Fino alla settimana scorsa Stones non poteva vantare un posto di prima fila in una Nazionale americana impegnata in Europa. Aveva nelle sue carte di credito sportivo solo una medaglia di bronzo ai Giochi di Monaco (con 2 metri e 21) e la sua giovane età gli impediva di avvicinare in popolarità personaggi come Wottle — che si aiuta con quel berrettino tanto atipico per gli stadi dell'atletica —, come Williams e Feuerbach. Poi, recentissima, è giunta la grande escalation: e ni luglio a Monaco, sulla stessa pedana delle Olimpiadi, è «salito» sino a 2 metri e 30. Cosi, Stones ha stasera diritto alla qualifica di protagonista per questo Italia-Usa che porta a Torino una bella porzione della grande atletica d'oltre Oceano, che in molte gare accenderà duelli di portata olimpica. Il «re dell'alto» è il gioiello più recente della fiorente scuola americana, di una Nazionale che non può sicuramente consentire agli azzurri — né nel settore maschile né in quello femminile — di tener l'occhio alla classifica complessiva. La formula «due atleti per gara» è la meno adatta per «tenere le di¬ stanze» contro un avversario tanto più forte essendo noto che la nostra squadra — pur ricca di «punte» invidiabili, quasi tutte concentrate nel settore corse, da Mennea a Fiasconaro ad Arese — accusa falle ancora marcate in troppe specialità, e particolarmente a livello di «numeri due». Consapevoli di questa debolezza, gli azzurri potranno far valere la consistenza degli elementi di «élite» (ne abbiamo anche in campo femminile, con la sempre ammirevolissima Paoletta Pigni che stasera correrà i 1500) e vivificare il confronto con una serie di duelli. Mennea, l'Anastasi dell'atletica, l'idolo del Sud, non più sconosciuto agli americani — che lo «scoprirono» a Monaco — sfida i pie veloci statunitensi bianchi e neri sia nei 100 che nei 200 (più la staffetta): stasera sarà di scena sulla distanza più breve contro quel Washington accreditato di 10"1 e il suo «secondo» Hammond. Dovrà «doppiare» anche Fiasconaro — che fa troppo poco per preservare e programmare la sua fantastica «macchina atletica», indulgendo a stravizi con una leggerezza pari solo alla sua strapotenza fisica —, pur claudicante: il primo «round» lo dedica ai 400, contro due personaggi di rilievo come Peoples e Parks. Domani sera correrà gli 800, opposto a Wholhuter perché il grande Wottle ha evitato il confronto diretto optando per i 1500 (in programma stasera) che gli propongono un Arese in ottima condizione fisica. Franco, sempre esemplare per impegno e concentrazione, ha cercato in qualche gara al fresco del Nord Europa una forma che sta toccando vertici notevoli: e anche contro Wottle — che ha lo sprint micidiale e dunque andrebbe teoricamente stroncato sul ritmo — potrà dimostrare che non è proprio un campione d'Europa in procinto di smobilitazione. Nei concorsi, attenzione e pronostici sono tutti per i «marziani» d'America. Nel lungo, dove il campione olimpico Randy Williams volerà verso distanze irraggiungibili per i nostri; nel peso dove Feuerbach si presenta come un gigante sovrano; nell'alto dove Stones, pur dominando, potrà comunque stimolare il nostro Del Forno, fresco primatista italiano, a salire verso alte quote. Essere secondi dietro vincitori tanto grandi non è certo disonorevole. Soprattutto quando si riesce a fare quanto — e magari un pochino di più — è nei propri mezzi di atleti soltanto normali e non «marziani». Antonio Tavarozzi