Il golpe telefonico di Livio Zanotti

Il golpe telefonico PARLA IL GENERALE N. 2 DEL CILE Il golpe telefonico II recente tentativo di colpo di Stato, afferma Pinochet Ugarte, era stato scoperto dai servizi d'informazione, ma uno dei rivoltosi riuscì a fermare a tempo i cospiratori; solo un colonnello non fu rintracciato e continuò come era stato deciso (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 16 luglio. Al mattino del venerdì 29 giugno scorso, il giorno del golpe fracassato, il generale Augusto Pinochet Ugarte uscì di casa in ritardo. Per essere il vice comandante in capo dell'esercito cileno, non ne sapeva molto di più di un qualsiasi cittadino su quanto stava accadendo dentro e intorno alla caserma del reggimento Blindado 2 di Santa Rosa, alla periferia di Santiago. « La prima notizia della sollevazione la ebbi per mezzo del radiotelefono che ho sull'automobile, mentre l'autista mi conduceva al ministero della Difesa. Decisi all'istante di fare marcia indietro e mi diressi al quartiere del reggimento sottufficiali Buin. Gli uomini impiegarono pochi minuti per disporsi in tenuta da combattimento e alla loro testa puntai sulla Plaza Bulnes, dove i carri armati dei ribelli continuavano a sparare contro le truppe leali che difendevano il palazzo della Moneda e il Ministero ». Nella notte Il generale interrompe il racconto e mi conduce in una stanza attigua al suo amplio ufficio, al nono piano del massiccio edificio grigio che ospita il ministero della Difesa. Tira via la tenda che copre una finestra e mostra il foro prodotto da un colpo di mitraglia nel cristallo. Poi mi invita a guardare il soffitto, al centro del quale è finito conficcato il proiettile. Commenta: « Ogni mattina, alle 9 e qualcosa, mi faccio la barba proprio qui davanti ». « Dunque — domando — hanno tirato di proposito ». « No, no, ai generali non si spara»: il suo tono, ostentatamente tranquillo, mi induce a domandargli direttamente se considera ormai sfumato il disegno « golpista ». « Per il momento sì ». « Ma aual è la sua opinione sull'azione del tenente colonnello Souper Onfray, tanto dal punto di vista strettamente militare quanto nelle sue implicazioni politiche immediate? ». Circa lo svolgimento operativo per tentativo golpista, il generale Pinochet mi mette sotto gli occhi la relazione pubblicata dalla commissione d'inchiesta dell'esercito. Riassumendola, se ne trae che il tentativo di colpo di Stato fu organizzato dai fascisti dell'organizzazione « Patria e Libertà » e da un gruppo di ufficiali delle Forze armate. Ma alle ore 18 del 26 giugno, rendendosi conto che i servizi d'informazione governativi erano venuti a conoscenza della trama, « un agente di "Patria e Libertà" chiamò telefonicamente tutti gli ufficiali compromessi nella cospirazione per avvertirli che non dovevano muoversi ». Il tenente colonnello Souper, però, non fu trovato e continuò ad agire come era stato convenuto. Nella notte del venerdì 29, tra le 3 e le 6, nelle camerate della caserma « Santa Rosa » in cui è alloggiato il « Blindado 2 » si accende una violenta discussione tra il tenente-colonnello, che comanda il reggimento, e alcuni suoi ufficiali che rifiutano di seguirlo. Convinto che numerosi cospiratori stiano facendo ciascuno la propria parte, Souper Onfray assicura i soldati che a quell'ora il presidente Salvador Allende doveva già essere prigioniero del gruppo incaricato di catturarlo nella sua residenza privata. E alle 8,45 esce dalla caserma guidando in colonna i tre gruppi di combattimento che ha convinto a seguirlo, deciso ad occupare il palazzo del Governo e liberare da uno scantinato del ministero della Difesa un capitano arrestato il giorno prima perché implicato nel « golpe ». « Souper Onfray è un capo che ha abbandonato l'etica professionale e il cui destino sta ora nelle mani della giustizia militare, che si prepara a processarlo », aggiunge il generale Pinochet. « Senza volerlo considerare un precedente, che cosa pensa lei della recente sentenza della Corte Suprema che ha ratificato la riduzione della condanna da 20 a due anni di carcere per il generale Roberto Viaux, considerato colpevole di avere sollevato contro le istituzioni il reggimento " Tacna "? E ancora, desta tutt'oggi emozione nelle Forze armate l'assassinio del comandante in capo dell'esercito, generale René Schneider? ». «Le sentenze del potere giudiziario sono definitive e a noi non competono repliche né osservazioni al riguardo. Le prerogative della Corte suprema sono fissate dalla Costituzione. Riflessi della morte del generale Schneider? Certo che ce ne sono. Mai l'esercito dimenticherà che il suo comandante in capo fu assassinato mentre difendeva le istituzioni cilene». « Praticamente ogni giorno si legge sui giornali, e molti esponenti politici Io confermano nei loro discorsi, che il Cile sarebbe di fronte al rischio di una guerra civile: lei crede che questo pericolo esista realmente e nel caso che cosa ne pensa? ». « // Cile sta vivendo un'acuta lotta ideologica intema; credo però che il buon senso prevarrà e in nessun caso si deteriorerà o si porrà in pericolo la sicurezza nazionale. Il rischio esiste sempre in un popolo che affronta coraggiosamente il proprio futuro. La nostra tradizione democratica permette tuttavia di ritenere che non arriveremo ad una guerra civile, per il disastro che in ogni caso questa rappresenterebbe per lo sviluppo nazionale ». « Qual é il suo concetto della sicurezza nazionale, cui ha fatto più volte riferimento? ». « La sicurezza nazionale comprende essenzialmente l'organizzazione del Paese e la coordinazione delle attività nazionali connesse al suo sviluppo; prevede, quindi, che lo Stato possa agire sovranamente e con indipendenza all'interno delle proprie frontiere storiche. E' una funzione politica per eccellenza. All'interno, la sicurezza nazionale significa rispetto delle norme costituzionali, dell'indipendenza dei vari poteri dello Stato che devono però essere uniti nei fini da perseguire. All'esterno vuol dire convivenza pacifica con tutti gli altri Stati. Nell'economia è la protezione degli interessi vitali del Cile per portare avanti liberamente il suo processo produttivo. Nell'aspetto militare, è orientata al fine di assicurare una difesa efficiente, non soltanto attraverso le forze regolari ma anche grazie all'intero popolo in armi organizzato nella " riserva ". La sicurezza nazionale, infine, è unita al concetto di sviluppo nazionale. Le Forze armale sono il braccio armato della sicurezza nazionale e agiscono fondamentalmente d'accordo con l'obiettivo strategico che le fissa il governo nel quadro del suo disegno politico. In questo senso politica e strategia camminano insieme dall'inizio alla fine». La sicurezza « A suo parere ci sono attualmente settori politici o parapolitici che attentano alla sicurezza nazionale cilena? ». « Se esistono gruppi che attentano alla sicurezza nazionale si dovrà agire in conformità della legge, con tutto il rigore che il caso potrà richiedere, incluso l'intervento della forza armata. Si tratta di applicare integralmente le leggi: quelle sulla sicurezza interna dello Stato, sul controllo del possesso di armi. Quest'ultima è recente e pertanto non ha ancora dato luogo a procedimenti penali compiuti. Quando i cittadini si renderanno conto della gravità del reato a delle pene che comporta faranno certo maggiore attenzione a non violarla ». « Le Forze armate dipendono dal potere esecutivo, secondo la costituzione della massima parte dei Paesi del mondo. Lei ritiene che il ruolo che stanno svolgendo alcuni eserciti latinoamericani giustificherebbe in qualche misura una modificazione dell'attuale rapporto dei poteri statali? ». « Preferisco risponderle rovesciando la sua domanda. Poiché ciascuno Stalo regge i propri destini d'accordo con le sue caratteristiche geopsiche a geo¬ umane, l'intervento di alcuni eserciti nei destini della nazione — come lei dice — potrebbe trovare giustificazione nella circostanza particolare di qualsiasi Paese; quindi non è possibile dare un giudizio di ordine generale, se non un giudizio per ogni situazione concreta ». A 57 anni, in buona salute e con le idee ancora vivaci (« faccio sport, vita di caserma e non ho il minimo acciacco »), il generale Augusto Pinochet, studioso di geopolitica (« ma in proposito i principi della scuola di Monaco e dello " spazio vitale " sono superati »). dice di aspirare soprattutto « alla felicità del popolo e al suo sviluppo in armonia con la Costituzione». Livio Zanotti

Luoghi citati: Cile, Monaco, Santiago