Getty: la polizia ha iaiziato le indagini "Ci pedinarono,, dice un amico di Paul di Francesco Santini

Getty: la polizia ha iaiziato le indagini "Ci pedinarono,, dice un amico di Paul Sembra ora più verosimile l'ipotesi del rapimento Getty: la polizia ha iaiziato le indagini "Ci pedinarono,, dice un amico di Paul E' Carlo Scimene, il fotografo di moda: "Una 124 scura con quattro uomini a bordo ci ha seguito per qualche centinaio di metri, ma siamo riusciti a far perdere le tracce" - La madre dell'erede non si stacca dal telefono: "Siamo pronti a trattare con i rapitori" (Nostro servizio particolare) Roma, 16 luglio. Nell'attico dei monti Parioli il telefono tace. Nessun trillo. Un oggetto silenzioso ed inutile che Gail Harris Getty non vuole abbandonare neppure un istante. «Paul, dice, è scomparso ormai da otto giorni. I suoi rapitori si sono fatti sentire soltanto una volta, alle 15,30 di giovedì, ma da allora più nulla: mi sento impazzire. Io e suo padre vorremmo lanciare un appello: "Fateci avere notizie del nostro ragazzo; che i banditi si mettano in contatto con noi, con qualsiasi mezzo: per posta o per telefono; siamo pronti a trattare"». Le è accanto l'avvocato Giovanni Iacovoni: «A questo puntò, dice il legale, è necessario dissipare l'atmosfera di scetticismo che circonda il caso. Paul Getty, l'erede della dinastia dei petroli, è stato rapito: non ci sono dubbi». «Mio figlio, riprende Gail Harris, non è uno sradicato; mi avrebbe avvertita se, improvvisamente, avesse deciso di partire, in crociera o in autostop, in aereo o in macchina; le sue assenze non si sono mai protratte per più di due giorni: una telefonata o un biglietto, ha sempre dato notizie di sé». Anche se il clima, appena fuori la porta dei Getty, non ha la tensione del dramma e tutto appare un'inutile farsa, la polizia, in queste ultime ore, sembra aver preso sul serio l'ipotesi del sequestro e controlla ogni particolare, indaga su ogni pista. Per un'ora stamane e per due questo pomeriggio gli inquirenti sono rimasti nell'attico della Getty e sono subito accorsi quando uno strambo posteggiatore si è presentato in via Monte Paridi per riferire che un amico, del quale per altro non conosce il nome, gli avrebbe confidato di aver dato un passaggio in macchina al ragazzo. La testimonianza, a parere della polizia, non ha consistenza ed il parcheggiatore, Fausto Pezzotti, se ne va sconsolato. A chi gli chiede: «Ha avuto soldi?», risponde sbarrando gli occhi: «Manco una lira m'hanno dato, ma non sono venuto per questo». «Mandagli la parcella!», sug¬ gerisce un fotografo e lui, sbattendo in fretta le palpebre, ribatte: «Sì, con l'Iva!». Lascia l'appartamento dei Getty un gruppo di amici di Paul. C'è la tedesca Martine Zacher, che è l'ultima ragazza del miliardario in «lista d'attesa», come dice la portinaia dello stabile, c'è il pittore Marcello Crisi, convintissimo del sequestro, ed il fotografo di moda Carlo Scimone che conferma, anche lui, il misterioso pedinamento di quattro sconosciuti. «Sarà stato venti giorni fa, dice, da vicolo del Canale, dove ho lo studio, dovevo accompagnare Paul qui ai Parioli. Una 124 scura, con quattro uomini a bordo, ci ha seguito per qualche centinaia di metri poi, con una manovra azzardata, siamo riusciti a far perdere le nostre tracce». Dora, la portinaia dello stabile, ascolta perplessa e smista la corrispondenza. Un'anziana signora esce nel giardino che fronteggia l'edificio e chiede: «E' arrivata la raccomandata?». «No, signora con tessa, risponde la portiera, ma è meglio se non arriva. Meno pensieri quando non si hanno quattrini, meno noie con le banche, nessun rapimento». «Come va il sequestrato?» si informa la signora, «Male signora contessa, dice la portiera, l'hanno proprio rapito». L'inquilina si allontana e Dora spiega: «E' la contessa Kosagowsky, profuga da Varsavia: era ricchissima, ma adesso non ha una lira. Sempre una gran contessa, comunque, anche se le raccomandate, per lei, non sono mai arrivate». Esce la contessa ed entra un ufficiale giudiziario. «Ci risiamo, dice Dora, a chi tocca stavolta?». «Getty!», risponde l'uomo, «sfratto per morosità: tre mensilità, a 375 mila lire, è più di un milione». Sale al quarto piano e alla porta si presenta un giovane americano: «Che cosa vuoi?», domanda. «Passiamo subito al tu? Io sono un ufficiale giudiziario, esigo rispetto. E' lei dunque Harris Getty Gail?». «No, non sono io», dice il giovane americano e aggiunge: «La signora dorme vuoi?». «Va be', riprende, ta notifica la faccio al portiere, ciao caro». Questa dello sfratto è una circostanza che l'avvocato Iacovoni vuole precisare: «La mia cliente, afferma, avrebbe dovuto lasciare l'appartamento e, per recuperare il deposito cauzionale, aveva deciso di non pagare le ultime mensilità, adesso però vuole rimanere ancora qui e salderà al più presto». E' la volta del ragazzo del fornaio, carico di pacchi. Vuol essere pagato e il legale, che è sulla porta, si ritira per qualche secondo. Poi esce in fretta e mette mano al portafogli. «Pago io, dice ai giornalisti, mi rimborseranno più tardi». Chiama da Londra Paul Getty. Gail Harris corre al telefono e scoppia in un pianto nervoso. Passa qualche secondo poi riesce a riprendere fiato e a spiegare all'ex marito che la «pista Bastia» si è rivelata un'inutile traccia. «Anche le autorità corse, dirà più tardi, si sono scusate per il drammatico errore. Mio figlio non era in Corsica. Kidnapping, ripete, kidnapping», e l'emozione le rende il volto meno duro, più femminile. Francesco Santini Roma. Getty un'amica (Foto Team)

Luoghi citati: Londra, Roma, Varsavia