Il cuore nuovo, speranza per migliaia di ammalati di Luciano Curino

Il cuore nuovo, speranza per migliaia di ammalati IL CONVEGNO DI FIUGGI Il cuore nuovo, speranza per migliaia di ammalati Entro la fine degli Anni '80 l'America dovrebbe produrre annualmente 100 mila cuori artificiali: sarà una delle più importanti industrie degli Stati Uniti - "Occorre creare i chirurghi in grado di effettuare le operazioni", dice il prof. Stefanini (Dal nostro inviato speciale) Fiuggi, luglio. All'aeroporto un viaggiatore chiede ed ottiene di non passare attraverso il detector magnetico installato per scoprire armi nascoste da eventuali dirottatori. Egli è portatore di pace-maker e il ritmo di questo apparecchio potrebbe essere seriamente disturbato dalle onde magnetiche del detector. Vi sono in Italia circa 15 mila persone (con un aumento annuale di due, tremila unità) colpite da crisi di arresto cardiaco e che portano nel petto questo apparecchio che stimola elettricamente il cuore. Soltanto pochi anni fa, prima dell'invenzione del pace-maker (significa «produttore di ritmo») queste persone non sarebbero sopravvissute. Ha detto in una intervista Cooley, uno dei maghi della cardiochirurgia: «Una donna che vive da quattro anni grazie a un pace-maker innestatole nel cuore ha partorito un figlio. Non è un miracolo che da solo giustifica la nostra chirurgia al cuore? Una vita che secondo i vecchi tabù non sarebbe neppure più dovuta esistere non solo c'è ancora, ma è in grado di portare un'altra vita». Parecchie migliaia di altre persone sopravvivono perché gli sono state sostituite le valvole cardiache, grazie al by-pass e ad altri interventi chirurgici che soltanto un ventennio fa sarebbero stati ritenuti pazzeschi. (11 primo Intervento cardiaco a scopo terapeutico fu effettuato nel 1944 dall'americano Blalock, che operò un bimbo affetto da malformazione cardiaca congenita). In pochi anni sono accadute molte cose prodigiose (compreso il trapianto cardiaco), eppure l'altro giorno Norman, capo del laboratorio di De Bakey, ha detto con assoluta convinzione che «fra cinque, dieci anni le tecniche di oggi sembreranno già antidiluviane». Una quindicina dei maggiori protagonisti di questa grandissima avventura umana sono venuti da tutto il mondo a Fiuggi per il convegno su «La sostituzione del cuore». Tema suggestivo e di enorme interesse, perché l'obiettivo finale della cardiochirurgia è proprio questo: cambiare senza rischio un cuore che sta per fermarsi e non può più essere aiutato dalla medicina o da interventi chirurgici conservativi o parzialmente sostitutivi e un pace-maker non basterà. E' presunzione pensare che si arriverà . a questo traguardo? Non lo è, visto quanto si è realizzato in breve tempo. Perciò Taylor nel suo libro La bomba biologica scrive: «Non mollate, se tenete duro ancora per qualche anno, nessuno vi leverà più dalla circolazione, sarete eterni (be', quasi eterni)...». Taylor dice: «Non mollate...». Però non è facile resistere con un cuore a brandelli. In questi due giorni del convegno abbiamo sentito i relatori esporre i risultati delle loro ricerche, confrontarli, discuterli, polemizzare anche, con il piglio di chi non ha un minuto da perdere. Loro sanno bene qual è il valore di un minuto. Sanno quante persone muoiono ogni minuto nel mondo perché il loro cuore è disfatto, quante sono destinate a morire nello spazio di un'ora. Davvero non c'è tempo da perdere, tanto più che troppi sono ancora j problemi da risolvere. Barnard e i sostenitori del trapianto hanno raggiunto una tecnica quasi perfetta, ma hanno il problema del rigetto e quello dell'immunologia. In più, vi è il grosso problema del donatore e dell'estrema difficoltà di reperirne uno adatto. I sostenitori del cuore artificiale devono risolvere problemi tecnici assai ardui: la scelta del materiale la sua resistenza meccanica e quella biologica; l'elaborazione di un meccanismo di controllo; la fonte di energia della macchina; costruire una pompa sanguigna che non distrugga i globuli rossi. Il «National Heart Institute» ha lanciato il progetto del cuore artificiale nel 1964 e si ritiene che occorreranno diecimila miliardi di lire per realizzarlo entro il 1975. De Bakey dice che tanto denaro non è troppo, ha spiegato in una intervista: «Si spende di più per andare sulla Luna. Ma quando un individuo viene da me con un cuore demolito, non gliene importa nulla se siamo arrivati sulla Luna, gli importa soltanto sapere che cosa posso fare per salvargli la vita». Nel 1966 De Bakey ha inserito in un paziente inguaribile una sorta di pompa pneumatica rimpiazzando il ventricolo sinistro. 11 paziente è morto dopo 40 ore. De Bakey ha commentato: «Se ha funzionato per 40 ore prima o poi lo faremo funziona¬ re per 40 giorni e arriveremo a farlo funzionare 40 anni». Al congresso di Fiuggi è risultato che la strada per arrivare al cuore artificiale è ancora lunga o sembra improbabile che il programma del «National Heart Institute» possa concludersi con successo nel 75. Ma il bioingegnerc Bosio, che ha realizzato il primo cuore artificiale italiano, dice: «Si prevede che entro la fine degli Anni Ottanta la "industria" dei cuori artificiali diventerà uno dei più importanti settori produttivi degli Stati Uniti e dovrà essere in grado di soddisfare una richiesta di circa centomila cuori l'anno». Ha detto il professor Stefanini, presidente del congresso di Fiuggi: «No/i dimentichiamo una cosa: sarebbe inutile fabbricare centomila cuori artificiali all'anno se poi non ci fosse un numero sufficiente di chirurghi capaci di applicarli al paziente». Luciano Curino

Persone citate: Barnard, Blalock, Cooley, De Bakey, Stefanini

Luoghi citati: America, Fiuggi, Italia, Stati Uniti