Milanese è arrestato con un complice Ha la stessa voce del rapitore di Mirko?

Milanese è arrestato con un complice Ha la stessa voce del rapitore di Mirko? Forse a Brescia una traccia del sequestro di Bergamo Milanese è arrestato con un complice Ha la stessa voce del rapitore di Mirko? Ha 22 anni, era ricercato per rapina - Figlio di un maestro, nell'ambiente della mala è considerato "un capo" - Sorpreso in casa: la moglie ha appena dato alla luce un bimbo - Aveva 10 milioni: parte del riscatto per il sequestro di Bergamo? - L'altro giovane sarebbe "una figura di secondo piano" (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 14 luglio. L'arresto di due pregiudicati, al termine di un'operazione condotta congiuntamente dai carabinieri di Brescia e di Bergamo, ieri sera, ha riaperto uno spiraglio nelle indagini per il rapimento di Mirko Panattoni, il bimbo dì 8 anni liberato il 7 giugno, dopo una prigionia di 17 giorni, dietro riscatto di trecento milioni di lire. Ha.ino un volto gli autori di uno degli episodi criminali più impressionanti degli ultimi anni? La domanda è, fino a stasera, senza risposta. La cattura dei due, implicati in altri fatti di giustizia, è al centro di complessi accertamenti. Il principale riguarda banconote per dieci milioni, trovate nella casa dove è avvenuto il fermo: si tratta di una parte della somma pagata per liberare Mirko? Gli inquirenti non parlano molto; si pub intuire che qualcosa stia maturando anche per quanto riguarda lo «sporco affare di Bergamo», ma il «collegamento» con la clamorosa vicenda non è ancora certo. Riepiloghiamo. Uno degli arrestati è Achille Lorenzi, di 22 anni, nato a Bergamo, dove ufficialmente risiede in via Zambinate 73, ma con domicilio anche a Milano, in via Crespi 10. L'altro è Luciano Ferrarlo, 36 anni, di Cogliate (Milano), dove risiede in via Solferino 14; ma anche lui non ha una dimora fissa. Difatti, dicono gli inquirenti, vive a Milano. Erano insieme, ieri sera, ignari di essere pedinati dai carabinieri agli ordini del maggiore comandante il gruppo di Brescia, Gerardo De Donno. Ma, fra i due, il vero braccato era il Lorenzi, uno tra i più noti pregiudicati bergamaschi, già all'epoca del rapimento di Mirko ritenuto uomo capace di organizzare sequestri di persona a scopo di estorsione, e perciò ricercato, ma inutilmente. Lorenzi era introvabile. Gli altri del giro della «mala» avevano cura, nel periodo dopo il 17 maggio, data del rapimento, di farsi vedere in città, come a confermare una lo¬ ro estraneità al colpo. Del Lorenzi, considerato un capo, sicuro di sé, freddo, duro con i gregari, anche intelligente e colto per non avere trascurato gli studi, sembravano invece essersi perdute le tracce Il suo curriculum, divulgato dagli inquirenti, si arricchisce ancora di una rapina alla «Contiauto», concessionaria Fiat di Curno, avvenuta il 6 giugno 1972: Lorenzi è stato processato il 23 giugno scorso e condannato in contumacia a otto anni. A suo carico, infine, due ordini di cattura per altre due rapine, di cui una in banca, a Capriate. Come si è arrivati alla cattura? Pare che gli inquirenti abbiano avuto, cinque giorni fa, una segnalazione riguardante il Lorenzi. Il giovane, uccel di bosco, sarebbe dovuto venire a Brescia perché la moglie stava per dare alla lu¬ ce il suo primogenito. Il parto è avvenuto giovedì, ma solo questo si sa; il riserbo dell'inchiesta nulla lascia trapelare in più. Sembra sicuro, però, che proprio la nascita del figlio sia stata il motivo che ha spinto il Lorenzi a scoprirsi. Ecco com'è andata. I capitani Argenziano e Delfino, più quattro ufficiali di Brescia e di Bergamo, si appostano fin dal mattino davanti alla stazione ferroviaria. Lorenzi e Ferrarlo giungono in serata nella zona, vanno a cena in una trattoria nella stessa strada, alle 20 entrano nell'abitazione (un elegante appartamento di 5 stanze, tripli servizi, affittato a nome della madre del Lorenzi, Raimondi, per centomila lire mensili). Nell'alloggio ci sono i genitori e la sorella del Lorenzi, più i due ricercati. I carabinieri fanno irruzione, perquisiscono tutte le stanze. In un angolo, in una borsa di pelle, mazzette di banconote da diecimila lire: dieci milioni in tutto. Fanno parte del riscatto pagato da Enrico Panati ani per la liberazione del piccolo Mirko? Ancora stasera, dopo un giorno intero di controlli delle serie, un lavoro meticoloso e lento, non si sa. I carabinieri sì trincerano dietro il riserbo: «Stiamo facendo accertamenti, poi riferiremo al procuratore della Repubblica ». Gli arrestati sono da stanotte rinchiusi nel carcere bresciano di Canton Mombello. Non sono ancora stati interrogati dal magistrato, tenuto costantemente informato delle varie fasi dell'indagine. Finora, a carico del Lorenzi e del Ferrarlo pare non ci siano altro che sospetti, in attesa dell'acquisizione di maggiori elementi che permettano un « collegamento » con il ratto di Mirko. II Ferrarlo sembra essere un personaggio secondario, per i suoi precedenti: furti, ricettazione, rapine, ma non si è trattato mai di fatti clamorosi. Era ricercato per ordine della procura milanese Deve scontare una pena residua di due mesi e pochi giorni, per furto. E' padre di due figli, Edoardo di 7 e Sabrina di 5 anni. La moglie Adriana, dalla villetta alla periferia di Cogliate dove abita, ha telefonato più volte alla Legione carabinieri: « Mio marito non c'entra con il rapimento, adora i bambini, non ne può essere stato capace ». Il padre di Lorenzi, Giovambattista, 50 anni, maestro elementare, ha interpellato, per la difesa, due noti penalisti di Milano, gli avvocati De Marsico e Bovio. Può essere considerato un sintomo del fatto che i familiari considerano grave la posizione dell'arrestato? Forse è più significativa la circostanza secondo la quale i carabinieri sarebbero convinti che la voce, registrata su nastro, della prima telefonata giunta a casa Panattoni («Mirko è con noi, ci faremo vivi») è quella di Achille Lorenzi. Antonio De Vito