Parodia sui mostri premiata a Trieste di Stefano Reggiani

Parodia sui mostri premiata a Trieste IL FESTIVAL DI FANTASCIENZA Parodia sui mostri premiata a Trieste "Schlock" di John Landis, un film dove prevale la satira L'Asteroide d'argento a "Rads 1001" di Treves - Riconoscimento speciale a "Pianeta selvaggio", già presente a Cannes (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 14 luglio. I verbali delle giurie di solito non passano alla storia, le motivazioni dei premi sono come gli attestati di benemerenza: soddisfazioni che non si negano a nessuno. Ma qualche volta si possono leggere con profitto, perché ci spiegano una situazione di disagio meglio di uno studio troppo elaborato. E' il caso del Festival della Fantascienza concluso oggi a Trieste con una generosa premiazione e un'inevitabile confusione. Tirata da vari richiami, davanti a una scelta di film in partenza composita e contraddittoria, la giuria ha preferito ridere. L'« Asteroide d'oro » è stato assegnato a Schlock di John Landis, parodia delle pellicole sui mostri, condotta con humour posto a metà strada tra Woody Alien e la rivista goliardica. Qual è il merito di Schlock! Di raccogliere « le correnti della cinematografia fantascientifica, dell'orrore e perfino del film comico tradizionale »; come dire un encomiabile pasticcio che ci toglie dall'imbarazzo di scegliere, ma ci lascia il piacere di divertirci. L'opera di Landis, contro le deformazioni di King Kong e di Godzilla, ri vendica anche per i mostri il diritto di cittadinanza. Fra lo scimmione Schlock uscito da una caverna e gli adulti che lo perseguitano c'è una differenza a favore del primo: lui è riconoscibile, si denuncia per quello che è, va in giro a spaventare la gente in modo onesto. Non si può dire altrettanto dei suoi sevi ziatori. Cosi, sorridendo, Landis ci dà un piccolo scampolo di satira. Ma la fantascienza dov'è? E' una merce divenuta oggi rara, per la concorrenza della Nasa e per gli intoppi posti dalle debolezze irrazionalistiche dei nuovi narrato ri. La "fiction" sente un momento di stanchezza della "science", una crisi di fiducia nelle ipotesi tecnologiche. Forse il solo Pianeta selvaggio di Laloux su disegni di Topor possedeva le qualità di un film fantascientifico in un'accezione libera e suggestiva. Ma l'essere stato presentato a Cannes gli ha precluso un riconoscimento maggiore; e s'è dovuto accontentare di un premio speciale. Lontano dai canoni fantascientifici era Malpertuis, film gotico pieno di antiche paure e dosati trasalimenti, che ha ottenuto l'« Asteroide d'argento » per l'interpretazione di Susan Hampshire. Per fortuna la giuria non ha dimenticato Giorgio Treves, autore del cortometraggio Rads 1001, « Asteroide d'argento » per l'interpretazione di John Steiner. Treves ha riportato nel cinema il tema (superficialmente logorato) del disastro atomico per suggerire che i corollari morali di questa ipotesi apocalittica sono ancora in parte da esplorare. Con più mezzi e più tensione avrebbe potuto produrre un apologo esemplare. I premi ai cortometraggi hanno segnalato opere degne di rispetto; c'è solo il rammarico che queste pellicole siano destinate a non trovare un canale di distribuzione, rimanendo celate al pubblico delle sale commerciali. Due disegni animati, il jugoslavo Tup tup e il polacco II corridoio hanno dimostrato le vaghissime risorse che ancora possiede in cinema l'invenzione grafica. Meno d'accordo ci trova la segnalazione di Isabella e la locomotiva, filmino belga che racconta l'amore di ima ragazza per ima vaporiera. Per dire lo stato di imbarazzo in cui si trova il genere, resta un accenno agli ultimi due film in concorso. Battaglia per il pianeta delle scimmie di J. Lee Thompson riprende un vecchio successo fantascientifico. Non è la prima volta che il cinema recupera gli scimmioni intelligenti inventati da Pierre Boulle, anzi è la quinta. Di tappa in tappa la trovata s'è illanguidita e ormai versa sul ridicolo. Nella pellicola di Thompson una comunità di scimmie s'è salvata dal conflitto atomico e vive in pace con un gruppo di uomini addetti agli umili servizi. Tutti s'inchinano alla saggezza di Cesare, antropoide dalla cauta diplomazia, che ha vietato nel popolo l'uso delle armi. Invano un gruppo di gorilla, estremisti di destra, congiura per togliergli il potere. Ma un pericolo più forte è in agguato, per opera di una losca comunità di umani sopravvissuti alla strage nucleare in fetide gallerie sotterranee. Costoro, raccogliendo tutti i residuati della guerra, muovono all'attacco del villaggio scimmiesco, e c'è un bello scontro con vecchie jeep e bus incrostati di ruggine. Vincono le scimmie per merito di Cesare, e anche i gorilla sono debellati. Allo statista arboricolo sarà elevata una statua. Di buono in film di questo genere c'è che gli uomini vi fanno senza nessuna reticenza lssfspltVsrsduiudsdin la figura di animali rozzi e sanguinari. E' una giusta consapevolezza, soprattutto di fronte alle scimmie che sono state nostre progenitrici e un poco se ne vergognano. L'opera presentata oggi dall'Unione Sovietica sembra la trascrizione di un romanzo di Verne che starebbe bene al festival veneziano del film per ragazzi, se al Lido si praticasse ancora il cinema. La terra di Sannikov è il resoconto di un'avventurosa spedizione tra i ghiacci polari per trovare un leggendario paese ricco d'oro. Il paese c'è, miracolosamente verde per sorgenti d'acqua calda, e ci sono anche i buoni selvaggi che lo abitano. Se aggiungiamo che i bra¬ vi indìgeni hanno uno stregone cattivo e tante bellissime ragazze innocenti, il lettore ha capito il meccanismo del gioco che non si discosta troppo dal filone esotico inventato da Hollywood. Di tutti, si salva soltanto l'eroe positivo, non toccato dalla febbre dell'oro. Perché si è messo in viaggio? Mosso soltanto dalla curiosità di un Ulisse moderno, che non ama nessun confine alla sua sete di sapere. Sia lode all'autore per queste convinzioni; anche gli eroi spaziali della vecchia fantascienza erano cosi, ottimisti e generosi, poi si sono rovinati per eccesso di fantasia e scarsezza di scienza. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Cannes, Hollywood, Laloux, Trieste, Unione Sovietica