le ex Officine Galileo requisite dal sindaco
le ex Officine Galileo requisite dal sindaco Cedute dalla Montedison le ex Officine Galileo requisite dal sindaco Alla Spezia - Da un anno la fabbrica era occupata dai lavoratori, per poter impedire i licenziamenti (Dal nostro corrispondente) La Spezia, 13 luglio. (f. c.) Il sindaco della Spezia, Varese Antoni, avvalendosi dei poteri conferitisi! dall'art. 7 della Legge 20 marzo 1865 ha requisito questa mattina lo stabilimento delle ex Officine Galileo, recentemente cedute dalla Montedison alla Società per azioni De Vita di Genova. Il decreto di notificazione è stato letto davanti ai cancelli della ex Galileo dallo stesso Antoni, in fascia tricolore. Il provvedimento, notificato sul posto al rappresentante del Consiglio di fabbrica — che da un anno ha mobilitato le maestranze nella occupazione della fabbrica con la formula dell'assemblea permanente — è stato assunto a favore dell'industriale Fabio Baretti Paleari, dì Desio, che ha accettato di proseguire la gestione aziendale con tutti i diritti e gli obblighi derivanti dal contratto di cessione da parte della Montedison all'industriale genovese De Vita e dagli accordi sindacali successivi, con l'impegno di mantenere tutta la maestranza attualmente in forza. La nuova gestione Baretti dovrà avere la durata di un anno, con l'obbligo entro il 5 di ogni mese di versare alla Società De Vita l'Indennità anticipata mensile di 300 mila lire. Alla lettura del decreto ha fatto seguito l'apposizione dei sigilli su tutti gli accessi esterni e alle finestre dello stabilimento. I motivi per cui si è proceduto alla requisizione della fabbrica sono stati riassunti nello stesso decreto del sindaco. Vi si dice, infatti, come la Società per azioni De Vita avesse rilevato dalla Montedison la ex Galileo ad un prezzo di 70 milioni, con l'ob- btrcsdldVsscdsdttptpfblsarzzndstdtlq bligo, specificato nel contratto, di mantenere senza interruzione alla Spezia l'azienda, con impiego di tutto il personale in forza al momento del trapasso di proprietà. Tale obbligo, stabilito in accordi fra la stessa Società De Vita e le maestranze, non è stato rispettato. Senonché, dopo pochi mesi, la Società De Vita annunciò alle maestranze che intendeva procedere ad una ristrutturazione della azienda, denunciando una pretesa situazione di scarso rendimento del personale. Ci sarebbe pertanto stato il licenziamento e la sospensione di 18 dipendenti. Se le maestranze si fossero opposte non si sarebbe esitato a tradurre in atto la minaccia di chiudere lo stabilimento. Le cose cominciarono così a precipitare allorché vennero effettuati i diciotto licenziamenti. Le maestranze iniziarono l'assemblea permanente della fabbrica per la difesa del posto di lavoro. La stessa società De Vita, peraltro, non aveva fatto mistero delle sue intenzioni di smantellare l'azienda per utilizzare l'area a scopo edificatorio. Di qui il decreto del sindaco.
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