Oggi a Roma riunione presso il cupo della pollila: la sicureiza pubblica sarà poteniiata con gli elicotteri

Oggi a Roma riunione presso il cupo della pollila: la sicureiza pubblica sarà poteniiata con gli elicotteri Oggi a Roma riunione presso il cupo della pollila: la sicureiza pubblica sarà poteniiata con gli elicotteri Nove rapine a Torino e In provincia, un'altra giornata di violenza che segue di 24 ore l'assalto alla Olivetti compiuto da un « commando» di banditi. A Druent una ragazza è stata ferita da un colpo di pistola, dieci persone sono state percosse selvaggiamente da gangsters indispettiti; a Scalenghe altri rapinatori hanno tenuto in scacco il paese con l'assalto simultaneo alla banca e all'ufficio postale. Non basta. Torino: irruzione in un deposito alimentare, in una panetteria e in un'alloggio; qui la proprietaria è stata aggredita e picchiata da un ladro. Ancora: un procuratore legale, assalito da uno sconosciuto armato di pistola, ha potuto gettare via la borsa con 5 milioni, salvandola. Torino, capitale della criminalità? Un commissario di polizia ci ha detto: « Aspettavamo una recrudescenza di rapine, perché i malviventi sono numerosi e sembrano scatenati, hanno biso. gno di far quattrini prima delle ferie. Ma una giornata così, salvo i sanguinosi episodi della banda Cavallero, non l'avevamo mai vista ». Ieri, al ministero dell'Interno si sono avuti interventi al più alto livello per esaminare la situazione di Torino definita « epicentro del crimine ». Oggi a Roma, presso il capo della polizia prefetto Zanda Loy, si svolgerà una riunione dei massimi dirigenti per studiare iniziative e misure da adottare con rapidità. Sappiamo che il ministro Taviani ha invitato ad usare mezzi nuovi per combattere l'ondata di delinquenza. La polizia di Torino verrà forse dotata anche di elicotteri, si tratta di predisporre l'opportuna organizzazione e i collegamenti con 1 reparti. Non è la prima volta — dobbiamo precisare — che la direzione di polizia si interessa al problemi della sicurezza pubblica in Piemonte. Torino e la sua cintura hanno registrato un'evoluzione nel ritmo di vita ed una crescita di abitanti come nessuna altra città in Italia. Negli anni scorsi, per fronteggiare la criminalità, si era puntato su un'azione preventiva a largo raggio con impiego di radiomobili dislocate in tutti 1 quartieri. Il provvedimento aveva avuto efficacia e l'indice di delinquenza era notevolmente diminuito. In seguito, come accade nelle cose umane, l'iniziativa ha subito un processo di usura che ha ridotto l'efficienza della rete di vigilanza. Primo: perché i banditi hanno adeguato le tecniche ai sistemi di prevenzione (bastano pochi minuti per compiere una rapina); secondo: perché la questura ha dovuto impegnare di volta in volta interi reparti in altri servizi, anche di carattere amministrativo. Un esempio: fino a poco tempo fa, la squadra mobile di Torino disponeva di 600 agenti, ultimamente era costretta a contare soltanto su 380 uomini. E' evidente che un organismo così importante, quasi dimezzato proprio nel momento in cui la delinquenza aumenta, rischia la paralisi. Di recente, su segnalazione del prefetto di Torino, 11 ministero dell'Interno ha deciso di incrementare di nuovo l'organizzazione preventiva, inviando nella nostra città un gruppo di « volanti » trasferite da altre zone. Parte sono già In servizio come « pantere », parte come auto civili. Le macchine ci sono, ma la stessa cosa non si pub dire per gli equipaggi, e un servizio di vigilanza che non funziona 24 ore su 24 non pub dare sufficienti garanzie. Di fronte a una rete che nonostante gli sforzi e l'impegno dei funzionari si è andata smagliando, i banditi sono aumentati di aggressività e tracotanza. Ora 11 potenziamento della pubblica sicurezza è in corso: si tratta di agire con tempestività. La riunione di oggi a Roma consentirà di dare alla polizia del Piemonte nuovi mezzi. Con le auto forse ci saranno anche gli elicotteri. Nessuno vuole creare illusioni: la criminalità ha radici vaste e profonde, la prevenzione richiederà riforme altrettanto profonde a lungo termine. Tuttavia c'è la ferma decisione di intervenire per giungere a risultati concreti il più presto possibile. ★ ★ Terrore e violenza Ieri alla ditta Giangia di Druento di via don Saputo: tre banditi, pistole f in pugno, il volto coperto da cajzemaglle hanno assaltato l'ufficio cassa minacciando e picchiando dieci dipendenti. Non hanno esitato ad esplodere due colpi contro un'impiegata di 21 anni ohe, annichilita, non aveva obbedito subito all'intimazione di alzare le mani. Il pruno proiettile l'ha ferita alla schiena, 11 secondo è passato miracolosamente In un groviglio di corpi addossati alla parete conficcandosi nel muro. La giovane, Maria Antonietta Addiesi, è ora ricoverata all'ospedale di Venaria, guarii* in due settimane. Anche il suo capoufficio, stramazzato sotto la selvaggia ferocia del malviventi, ha dovuto farsi medicare. Tutto s'inizia alle 16,20: 2 auto entrano nel vasto cortile della fabbrica, ne scendono tre individui. Portano un contenitore di cartone voluminoso, disinvolti imboccano l'atrio, t Dobbiamo recapitare questo », dicono alla custode e telefonista, Marina Cravero, 20 anni, che all'interno della guardiola sta parlando con un conoscente, Walter Perin, di 22 anni. liei non ha il tempo di replicare, lo scatolone vola in un angolo, in mano agli sconosciuti appaiono lunghe pistole. « Quello più piccolo me l'ha puntata addosso — racconta la ragazza — con un cenno mi ha ordinato di precederlo su per le scale al primo piano dove c'è l'ufficio paghe. Aveva un fazzoletto tirato fin sotto la bocca, i lineamenti alterati da due enormi baffi e da una vistosa parrucca bruna. I suoi compagni hanno approfittato della sorpresa per mascherarsi con calze di nailon ». In un silenzio di gelo Marina Cravero e Walter Perin percorrono il lungo corridoio deserto sotto la minaccia delle armi. « Ci hanno appoggiato le canne alla nuca — ricordano — intimando: "Attenzione agli scherzi, siamo decisi a tutto " ». Uno del bandi¬ ti prima di avviarsi ha strappato i fili del telefono. « Forza, su le mani e contro il muro »: l'ordine secco fa sobbalzare il capoufficio,, alcune impiegate e i pochi operai in coda per ritirare documenti. Il delinquente con la parrucca, senza indugi, cala il calcio della pistola sul viso del direttore Gualtiero Domenlchini, 43 anni, che stramazza sul pavimento. Il bandito si volge di scatto verso gli altri che, paralizzati dal terrore, non hanno obbedito subito. « Non avete sentito che cosa ho detto? ». La pistola s'abbatte sulla schiena di Maria Antonietta Addiesi che non ha fatto in tempo a rendersi conto di quanto succedeva. Una detonazione echeggia nella stanza, la giovane si accascia con un urlo, gocce di sangue chiazzano il pa- vimento. Un altro delinquente colpisce più volte al collo ed alle braccia la dattilografa Isabella Bergonzoni, 19 anni; « Se non mi rannicchiavo in un angolo mi avrebbe sfigurata », racconta. Lo sparo è coperto dal frastuono della fabbrica, nessuno si accorge del dramma. « E adesso dammi le chiavi della cassaforte » ordina 11 capo della banda, rivolto al direttore. Gualtiero Domenichinl, la faccia rigata di sangue, trova la forza di alzarsi. « Non le ho — riesce a balbettare — e poi non c'è nulla ». Per alcuni interminabili minuti i rapinatori, incuranti della ragazza che continua a lamentarsi sul pavimento, rovistano dappertutto, rovesciando sedie, telefoni, una macchina per scrivere. Le implorazioni del direttore che continua a ripetere angosciato: «Non ho né le chiavi né i soldi », convincono i banditi. Indietreggiando lentamente escono sul pianerottolo, ma il capo-banda non vuole andarsene a mani vuote. « Un attimo, il proprietario ha qualcosa », dice ai complici e si dirige nell'ufficio di Armando Giangia. Le due segretarie sono costrette a precederlo, n Non abbiamo potuto opporci — dicono Gina Badagliacca ed Emanuela De Faverl, entrambe di 21 anni — il bandito era fuori di sé. Ci ha coperte di insulti, ha bestemmiato, punendo la più piccola esitazione con una gragnuola di schiaffi ». Armando Giangia se lo vede piombare in ufficio come una furia, prima di avere il tempo di reagire viene colpito da due manrovesci. « Urlava frasi sconnesse — afferma — bminacciandomi di morte se non gli consegnavo subito le paghe degli operai. Ho finto di stare al gioco, quando mi è stato vicino l'ho colpito con pugni e calci ». Disorientato dalla reazione il rapinatore retrocede fin sulla porta e Armando Giangia riesce a chiudersi a chiave nello studio; il bandito desiste, di corsa raggiunge i compagni. Scendono a precipizio la scala, nell'atrio Incontrano un gruppo di impiegati, ma si aprono la fuga spianando le armi. Due complici li attendono su una « Mini » ed una « 124 ». Con uno stridio di gomme le auto svoltano nel cortile e scompaiono. ★ ★ E passiamo al sacco di Scalenghe di Pinerolo: cinque armati di pistola hanno assaltato contemporaneamente una banca e l'ufficio postale. Erano tipi decisi, forse non avrebbero esitato a sparare. Il bottino è di circa 6 milioni, durante la fuga hanno seminato per la strada biglietti da mille. La banca è la Mobiliare Piemontese di via Cavour, in pieno centro. Ci sono solo due impiegati: Mario Boccardo, 30 anni e Remo Donetti, di 35, cassiere. E' stata aperta sei mesi fa. Proprio dirimpetto c'è l'ufficio postale, dentro si trovano il reggente Gaetano Galbato, 29 anni, Torino, via Pigafetta 36 e il portalettere Tommaso Dominici, 52 anni che abita a Castagnole Piemonte. Sono le 13,25, la strada è deserta, c'è silenzio. Arriva un'Alfa « 2000 » verde chiaro targata Torino F58405 con cinque giovani. Quello al volante è molto robusto, « un tipo sanguigno con il doppio mento », dirà più tardi un testimone. La macchina si ferma una decina di metri dalla banca e scendono in quattro. Uno precede di qualche passo i compagni. Il bandito entra, con una mano si strofina gli occhi, evidentemente non vuole farsi riconoscere. « Stavo per chiedergli cosa volesse — racconta il cassiere — quando entrano altri due: sono piuttosto robusti, li vedo che si infilano in testa una calzamaglia. Anche il mio collega Boccardo li ha notati e mi urla che sono rapinatori ». Uno dei banditi ha ordinato: « Buttatevi a terra, presto, altrimenti spariamo ». Una scena identica, contemporaneamente nell'ufficio postale, ma qui il rapinatore è uno solo, ha 11 volto scoperto, impugna una grossa pistola. Lo vede per primo il portalettere che dà l'allarme al Galbato che in quel momento è vicino al telefono. « Faccio il "113" » urla questi e stacca il ricevitore. Ma si blocca quasi subito perché il rapinatore gli dice che se fa un solo gesto gli «buca la testa da parte a parte». Portalettere e reggente sono fatti mettere con la faccia al mu¬ ro e le braccia in alto « e adesso fuori tutti l soldi — intima il bandito — non perdete tempo, fate presto ». « Ho aperto un cassetto — racconta il reggente — e ho tirato fuori tutto il denaro, circa 800 mila lire. Il rapinatore lo ha afferrato, ha cercato di mettere le banconote in tasca, ma queste non entravano, svolazzavano per aria. Non si è neppure fermato a raccoglierle, è uscito verso la macchina con il complice. Mentre correva gli cadevano i biglietti da mille ». Anche la rapina in banca è quasi finita, i rapinatori stanno per uscire. Ma uno di questi evidentemente non è contento di quanto ha trovato e dice al Donetti di aprire la cassaforte. « Fallo subito e in fretta altrimenti ti faceto saltare le cervella », urla, e gli schiaccia la canna della pistola alla tempia. « Ho ubbidito — racconta quest'ultimo — non potevo fare diversamente. I banditi hanno preso tutte le mazzette da diecimila che erano sul ripieni e un sacchetto di monete. Ma questo pesava troppo perché lo hanno lasciato cadere a terra e glt hanno dato una pedata. Sono poi scappati con quasi 5 ini. lioni ». Druent. Il proprietario della ditta, Armando Giangia, con le segretarie picchiate, Gina Badagliacca ed Emanuela De Faveri. Maria Antonietta Addiesi è ricoverata in ospedale. Scalenghe: il cassiere Remo Donetti e il postino Tommaso Dominici