Per Watergate si fa in fretta in Italia si rinvia "per ferie"

Per Watergate si fa in fretta in Italia si rinvia "per ferie" Rimessi in libertà Beneforti e Mattioli Per Watergate si fa in fretta in Italia si rinvia "per ferie" I giudici milanesi hanno fatto scarcerare i due imputati perché non si sa quando l'ufficio istruzione di Roma riprenderà le indagini Il destino ha voluto che lo scandalo delle intercettazioni telefoniche abusive venisse in luce da noi più o meno contemporaneamente al dilagare degli accertamenti americani sul caso Watergate. Di qui l'inevitabilità dei raffronti. Ebbene, se sul piano del costume è difficile dire chi stia peggio, sul piano processuale la coincidenza si ritorce tutta a nostro danno. Le due inchieste vanno assumendo sempre più, al di là dei fatti e dei personaggi che vi sono coinvolti, valori emblematici decisamente opposti. Si può ben dire che, mentre Watergate sta assurgendo a simbolo della volontà americana di far luce a qualunque costo e il più rapidamente possibile, senza complimenti per nessuno, le indagini sui telefoni-spia di Milano e di Roma mettono in risalto, con un'evidenza senza precedenti, le remore cui va di solito incontro in Italia la scoperta delle più scottanti verità. Se ci sono processi che hanno assoluto bisogno di evitare indugi, questi sono proprio i processi diretti a colpire le intercettazioni telefoniche abusive. Ogni giorno che passa, aumenta non soltanto il rischio che le prove possano venire inquinate o distrutte, ma anche il pericolo che esse si dissòlvano'. In particolare, diventa sempre più difficile la ricerca dei mandanti, cioè dei veri responsabili. Già straordinariamente complessa in partenza per il numero degli episodi contestati e degli imputati minori subito coinvolti, l'inchiesta italiana ha trovato ulteriori ostacoli nella mancata cooperazione tra gli uffici interessati, sino al punto da rimanere bloccata dal conflitto insorto tra la magistratura milanese e la magistratura romana. Purtroppo, le norme in vigore sono così farraginose ed elastiche da dare sovente origine a tormentosi problemi di competenza. Ora che il conflitto è stato risolto dalla corte di Cassazione a favore dei giudici romani (nell'attesa di conoscere la motivazione del provvedimento, ci asteniamo dal criticare la scelta, operata in netto contrasto con il parere espresso dalla procura generale), viene a profilarsi un nuovo motivo di stasi, in coincidenza con il periodo feriale, che s'inizia proprio oggi per protrarsi sino alla metà di settembre o addirittura al principio di ottobre. I magistrati milanesi hanno reagito alla delibera che li ha dichiarati incompetenti con molta intelligenza: preso atto che la decisione della corte suprema è intervenuta alla vigilia del periodo feriale e che, quindi, anche a causa delle numerose formalità richieste dal rito dei conflitti, non è possibile prevedere in quale momento l'ufficio istruzione di Roma sarà in grado di riattivare le indagini, si è concessa la libertà provvisoria ai due soli imputati ancora in custodia preventiva. All'ordinanza così adottata vanno riconosciuti alcuni grossi meriti. Anzitutto, quello dell'antiformalismo: disporre in tema di libertà personale subito dòpo una declaratoria di incompetenza a procedere significa capire che il bene della libertà personale non può essere sacrificato a nessun'altra esigenza. Anche una ragione di equità consigliava a provvedere nello stesso senso. Tempo fa, il giudice istruttore di Roma aveva avuto occasione di dichiararsi favorevole, per suo conto, al ritorno in libertà dei due imputati in questione. Ad opporsi era stato il magistrato milanese. Divenuto questo incompetente, era logico e giusto attenersi all'orientamento espresso dal collega romano. Ma l'ordinanza milanese è importante soprattutto per il riferimento al periodo feriale e alla stasi delle indagini. Essa sembra voler dire che il sacrificio della libertà personale non trova giustificazione quando il processo deve restar fermo per cause del tutto indipendenti dall'imputato. Il nostro ordinamento si preoccupa che le ferie dei magistrati non tornino a danno dei detenuti soltanto per quanto concerne la fase del giudizio: infatti, anche in agosto si tengono regolari dibattimenti davanti alle apposite sezioni feriali. Il legislatore si è, invece, completamente dimenticato del problema nei riguardi della fase istruttoria Le interruzioni nelle indagini vanno combattute con decisione in ogni stato del processo. Esse nuocciono alla ricerca della verità prima ancora che agli interessi delle parti. Il giudice istruttore di Milano ha voluto opportunamente ribadirlo, in tacita polemica con i ritardi che minacciano di compromettere lo svolgimento dell'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche. Giovanni Conso

Persone citate: Beneforti, Giovanni Conso, Mattioli

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma