L'imputato Umberto Eco di Umberto Eco

L'imputato Umberto Eco Verità e paradossi sul "costume di casa,, L'imputato Umberto Eco Umberto Eco: « Il costume di casa», Ed. Bompiani, pag. 334, lire 3000. Se non avessimo nel nostro panorama culturale Umberto Eco, bisognerebbe affrettarsi ad inventarlo. Immaginate come sarebbe tedioso il dibattito sul costume, se non ci fosse lui. E' vero che possediamo egregi specialisti, provveduti in studi sulla comunicazione e sulla linguistica, ma sono spesso stizzosi, settarii e impenetrabili. Invece Eco è quello che si direbbe un felice connubio tra il filosofo inattingibile dal volgo e il corsivista di classe che coinvolge ogni giorno i suoi lettori nei duelli dell'intelligenza. Facile risposta Ci chiediamo, di fronte a questo libro che raccoglie gli interventi giornalistici di un decennio, che cosa ci renda l'autore tanto apprezzabile e insostituibile. La risposta è solo superficialmente facile, contenuta in quello che abbiamo già detto: l'uomo è brillante, agguerrito, fornito dei sofismi necessari a turbare gli italiani, perfino mistificatorio se serve al suo scopo. Non basta, c'è qualcosa d'altro che rende Eco non imitabile. Proviamo a cercare questo quid con una tecnica a un dipresso echiana. Fingiamo che Eco sia uno studente liceale e che i compagni di classe costituiscano l'universo dei suoi lettori. Tra gli alunni c'è il bravo in matematica e l'occhialuto versato in fisica, ma Eco sì segnala facilmente come il più bravo della classe e insieme il più discolo. Quando il professore di storia enuncia un principio fondato su secoli di sperimentata saggezza, tutti ascottano compunti: solo Eco, come Franti, ride o sogghigna dal suo angolo. «Eco — dice il professore, con un'aria terribile — se Lei sa la lezione meglio di me, esca e la spieghi ai suoi compagni ». L'interpellato va speditamente alla cattedra e, tra uno sberleffo e un cenno d'intesa, rovescia del tutto la tesi del professore. Quando ha finito, lo stupefatto docente, come riscosso da un sonno dogmatico, lo abbraccia e lo bacia, dicendogli grazie. Abbiamo trovato il Primo Elemento di Suggestione del giovane Eco, che possiamo così enunciare: 1) Si fa apprezzare anche dai suoi naturali nemici. Tuttavia, finita la scena patetica fra professore e alunno, un compagno s'alza e propone un severo esame critico della tesi di Eco, la quale ha innanzitutto il grave torto di essere piaciuta al professore e di basarsi quindi su una struttura culturale omogenea alla dominante. Con gentilezza l'accusato ribatte che dovendo scegliere fra progresso e dogma, preferisce il primo. Si leva un mormorio, e scopriamo il Secondo Elemento riassumibile così: 2) Si rende qualche volta sospetto anche ai suoi naturali amici. Nella nostra ipotetica classe liceale la discussione è tutt'altro che conclusa; si dibatte se l'intelligenza critica non porti il compagno Eco verso esiti parziali, condannandolo ad essere il portavoce e l'interprete delle mode culturali. L'accusato sogghigna al modo suo e ricorda che « una cultura che non genera mode è una cultura statica... Purché sia lunga una moda restituisce il rigore che ha tolto, sotto altra forma. Il pericolo è quando è breve». Dallo scandalo giovanile che segue questa affermazione scopriamo il Terzo Elemento, così enunciabile: 3) In realtà, non ha amici o nemici. Tra i banchi e la cattedra del nostro inventato liceo cominciano a correre grosse parole e volano i cancellini ed i gessi in un polverio poco decoroso. Eco chiede la pa¬ rola e riesce ad ottenere un poco di teso silenzio per leggere una dichiarazione sulla sua presunta frivolezza: «Dai miei interessi teorici sui problemi della comunicazione traggo alimento per una curiosità vagamente missionaria, puntata sulla pratica della parola persuasiva, dai giornali agli altri mezzi di comunicazione di massa. Azione politica « E dalla tensione politica quotidiana, prosegue Eco, traggo l'impulso a intervenire nei modi che tutto sommato mi sono più congeniali, stabilendo una specie di diario della diffidenza, smontando congegni apparentemente innocui e funzionanti, per insegnare a non crederci. Le lettere che talora mi arrivano, mi hanno convinto che anche questa è azione politica». Tutti gli allievi, di composita estrazione sociale, applaudono ed Eco viene confermato con più stima e più considerazione nel ruolo di primo-deliaclasse-discolo. Si chiarisce il Quarto Elemento della sua personalità, così restringibile a parziale correzione del precedente: 4) In realtà ha de¬ gli amici, ma non gli sacrifica nessuna soddisfazione. Gli allievi della nostra scuola sono cresciuti, sono diventati lettori abituali della stampa democratica, dagli articoli di Eco continuano a trarre motivi di discussione e di solidarietà. Ma i più avvertiti non si accontentano del gradevole deflusso di bile intellettuale, alla prima lettura. Ad ogni uscita didattica del loro autore entrano in fermento, postillano gli interventi con un assiduo lavoro personale. Ad esempio, sì chiedono: « Se sono d'accordo con Eco vuol dire che la ragione è contagiosa o che egli ha saputo convincermi con una scaltrezza logica? E, se non sono d'accordo, vuol dire che sono più "progressista" di lui o che faccio parte di coloro che egli chiama reazionari di sinistra? E se sono compreso nei reazionari di sinistra con quale sforzo potrò uscire alla libertà critica? ». Un continuo, piacevole rovello, un fitto groviglio di interrogativi intorno alle « evidenze e ai misteri dell'ideologia italiana». Senza dubbi, anche questo è il riflesso o lo stimolo di un'« azione politica» Stefano Reggiani