Le lotte del lavoro di Ferdinando Vegas

Le lotte del lavoro Sindacati italiani prima e dopo il fascismo Le lotte del lavoro Idomeneo Barbadoro: « Storia del sindacalismo italiano - Dalla nascita al fascismo», Ed. La Nuova Italia, voi. I La Federterra, pag. LXXXIV-374, lire 4 mila; voi. II, La CGdL, pag. 442, lire 4000. Sergio Turone: «Storia del sindacato in Italia (19431969) », Ed. Laterza, pag. 537, lire 1900. La vigorosa ripresa delle lotte sindacali in Italia negli ultimi anni ha trovato pronto riscontro sul piano storiografico, quasi a dare ancora una conferma all'assunto crociano della « contemporaneità della storia ». Si sta infatti sviluppando una rigogliosa fioritura di opere sulla storia del movimento sindacale e, più in generale, sulla formazione e sulla crescita del proletariato industriale: ricordiamo solo i due volumi del Pepe sulla Storia della CGdL nel suo primo decennio, 19051915 (Ed. Laterza) e gli altri due volumi del Merli su Proletariato di fabbrica e capitalismo industriale (Ed. La Nuova Italia), da noi presentati di recente su queste colonne. Nella medesima « Collana di storia » della Nuova Italia esce ora l'ampio studio del Barbadoro, il primo di autore italiano ed a livello scientifico che offra una sintesi comprensiva dell'intera storia del movimento sindacale italiano dalla nascita all'avvento distruttore del fascismo. Più precisamente, l'autore studia le vicende delle due maggiori centrali sindacali, operanti l'una, la Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Federterra), nel settore dell'agricoltura e l'altra, la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), nel settore dell'industria. Costituite all'inizio del secolo, a bre vissima distanza di anni (la Federterra nel 1901 e la CGdL nel 1905), rispondevano evidentemente all'esigenza di tutelare in maniera organica ed unitaria, ciascuna nel proprio settore, gli interessi dei lavoratori agricoli ed industriali di fronte agli svi luppi che allora veniva pren dendo il capitalismo italiano. La struttura e la fisionomia che il movimento operaio italiano assumeva nei primi anni del '900 « avevano la genesi nell'incontro di due diversi fattori: lo sviluppo industriale, nei tempi, nei modi, nelle caratteristiche e nelle contraddizioni proprie del nostro paese, da un lato; e l'ideologia socialista, dall'altro ». Da una parte, quindi, uno sviluppo capitalistico ritardato ed incompiuto, con forti squilibri regionali e settoriali; dall'altra parte, una politicizza zione, per così dire istituzionale, del movimento sindacale. Questa seconda peculiarità è messa nel debito rilievo dal Barbadoro, come caratterizzante il nostro sindacalismo rispetto alle esperienze straniere: quella inglese, con una classe operaia rimasta a lungo arroccata nelle sue pur possenti organizzazioni unionistiche; e quella tedesca, a termini rovesciati, cioè con sindacati prodotti dall'iniziativa del partito, a rimorchio di esso In Italia, invece, si ebbe un parallelismo tra partito e sindacato, coincidente « con l'affermarsi di una coscienza politica e sindacale delle masse, che si sovrapponeva e si innestava su quella "di mestiere" a carattere artigiano-corporativo delle prime forme di associazione ». Dall'innesto derivava appunto la « accentuazione classista del movimento »; sicché il « riformismo » aveva una sua robu stezza e concretezza che è merito del Barbadoro rivendicare Ma l'autore non si nasconde limiti e le debolezze del riformismo, riconducibili, in fondo alla « illusione... di attuare quel tanto di socialismo che può essere contenuto nelle forme della socialità borghese». Cosi un ventennio di organizzazione, di sacrifici e di lotte finì tragicamente quando, dopo l'occupazione delle fabbriche, nella seconda metà del 1920, la reazione scatenò « la violenza mercenaria del fascismo », con l'esito che ben conosciamo. Eppure, conclude il Barbadoro, « la violenza fascista non riusciva... a disperdere il patrimonio di esperienze che era stato accumulato», perché — nonostante insufficienze ed errori — « l'unionismo aveva saputo aderire alla complessa realtà economico-sociale del nostro paese... ». Un'adesione talmente corrispondente alla realtà d'un paese ancora preminentemente agricolo da portare all'eccezionale sviluppo dell'unionismo nelle campagne: un fenomeno singolare rispetto a quanto avveniva negli altri paesi capitalistici, al quale pertanto l'auto¬ re ha dedicato un intero volume, che meriterebbe ben più di questa fuggevole segnalazione. Come il sindacalismo italiano, appunto perché il fascismo lo aveva vinto soltanto sul piano della forza bruta, senza averlo distrutto nelle sue ragioni d'essere, come sia dunque risorto in concomitanza con la caduta del fascismo, questo è l'argomento del volume del Turone. E' la storia d'un quarto di secolo (1943-69), che si dispiega in tre parti, una per decennio: da "I turbinosi Anni Quaranta" a "Gli ambigui Anni Cinquan¬ ta" a "Gli intensi Anni Sessanta". L'unità, consacrata nel "patto di Roma" del 3 giugno 1944, fra i rappresentanti delle tre correnti, socialista, comunista e cristiana, non regge all'urto della "guerra fredda" trasferita anche sul piano interno e s'infrange già nel '48, dopo l'attentato a Togliatti. Come contraccolpo, ed insieme anche per gli sviluppi generali della situazione politica, seguono gli anni dell'arretramento, della difficile battaglia difensiva; finché, dopo la crisi del '60 (il governo Tambroni) e l'avvento del primo centro-sinistra, il movimento sindacale si riprende e torna protagonista in prima persona della nostra storia degli ultimi anni. L'esposizione del Turone, sempre lucida, partecipe ma tuttavia obiettiva, arriva sino agli sviluppi che tutti abbiamo vissuto, dalla contestazione estremistica al rinnovato, ma non ancora realizzato, tentativo di unità sindacale; ci offre così lo strumento migliore per seguire e comprendere gli sviluppi che si produrranno nel movimento sindacale e nell'intero paese. Ferdinando Vegas Uno sciopero generale per il pane e contro la guerra a Torino, nel 1917

Persone citate: Barbadoro, Sergio Turone, Tambroni, Togliatti, Turone

Luoghi citati: Italia, Nuova Italia, Roma, Torino