Valentina la "diva,, del fumetto entra nel cinema ed è contestata di Stefano Reggiani

Valentina la "diva,, del fumetto entra nel cinema ed è contestata Un po' di rumore al Festival della fantascienza a Trieste Valentina la "diva,, del fumetto entra nel cinema ed è contestata Il produttore ha dato una versione ridotta della pellicola di Farina, che ha ritirato il film "Babà Yaga" dal concorso e negato la paternità all'opera mutilata - Protagonista Carroll Baker (Dal nostro inviato speciale) \Trieste. 12 luglio. Valentina dei fumetti, ragazza dai ricorrenti incubi sadici e piacevolmente allergica ai vestiti, uscita dalla penna di Crepar, tra un ricciolo liberty e una meditazione sociologica, doveva necessariamente finire nel cinema. Un poco per contagio della cifra stilistica, così modernamente scaltra del suo autore; un poco per i fondi misteriosi e «rimossi» delle sue storie. L'episodio fumettato di Babà Yaga è stato trascritto per lo schermo da Corrado Farina, un regista che già aveva esplorato in chiave freudiana, attraverso un documentario, i disegni di Crepax. Il film è stato presentato oggi a Trieste al Festival della Fantascienza, dopo qualche anteprima avventurosa in giro per l'Italia: doveva costituire uno dei piatti più appetitosi, ma il lavoro dei critici è stato compromesso al primo assaggio. La pellicola è stata offerta in versione ridotta, privata dalla produzione di alcune sequenze; il regista Farina ha ritirato il film dal concorso e negato la sua paternità all'opera mulilata. Difende il film L'autore era in platea con i critici alla proiezione riservata di questa mattina, e faceva sobbalzi dolorosi sulla poltrona, morso dall'indignazione a ogni buco che si apriva nella sua storia. I momenti di pausa narrativa, gli accenni sociologici, i discorsi politici erano stati allegramente sforbiciati per non incrinare la suspense della vicenda e turbare i delicati spogliarelli di Valentina. Ammettiamo che non è piacevole vedere la propria creatura azzoppata alla prima uscita pubblica; e la censura della casa produttrice appariva tanto più grave, perché eseguita con autoritaria noncuranza, presumibilmente nella convinzione che chi fornisce brividi agli spettatori sia tenuto ad evitare le parole difficili e le ambizioni ideologiche. Farina ha fatto oggi una conferenza stampa, preoccupato di difendere le parti del suo film a cui teneva maggiomente, e insieme deciso a riaprire il vecchio dibattito sulla proprietà dell'opera cinematografica, che per legge è assegnata al produttore. E' una situazione grottesca che lascia al regista solo la soddiI sfazione, poco redditizia, di ritirare la firma e non salva dagli interventi di chi pretende di interpretare i gusti del pubblico. Contesi da troppe censure, i registi spesso si rassegnano a quella dei finanziatori, e per un Farina che protesta ci sono cento che fanno finta di nulla. Il giovane autore di Babà Yaga chiede che almeno quattro copie integrali escano dalle case produttrici, una dedicata al regista, le altre distribuite tra il museo del cinema di Torino e le cineteche di Milano e di Roma. Ci pare una richiesta timida e giusta: il minimo che un cineasta possa pretendere. Così, per colpa dei tagli, non possiamo parlare di Babà Yaga con serenità, da vecchi contemplatori di Valentina. Ogni riserva ci parrebbe un pugnale nella schiena all'autore, il quale ha diritto di essere accoltellato in un duello leale. Gli esperti sanno che Babà Yaga è una creatura malvagia, uscita da un profondo buco nella terra per compiere misfatti. La intralcia soltanto la sua tendenza agli amori saffici, per cui si lascia conquistare dalle grazie disinvolte di Valentina, prototipo della ragazza milanese dì buona e aperta borghesia. Dopo aver sottoposto a incantesimo la macchina fotografica della giovane (che fa di mestiere, ovviamente, l'artista pubblicitaria) con seguito di inesplicabili delitti. Babà Yaga riesce a catturare la sua vittima in un villino periferico. Denudata e frustata, Valentina offre piacevoli sensazioni alla seviziatrice, sadica oltretutto. Se non intervenisse Arno Preves, regista di short televisivi, la faccenda si concluderebbe poco lietamente; ma l'ottimo documentarista irrompe nella casa della tortura e insieme con Valentina ricaccia Babà Yaga nel pozzo dal quale è uscita. Interpreti Carroll Baker, George Eastman, Isabelle De Funès. Suggestiva ricerca E' evidente che per stare in piedi la storia ha bisogno di un doppio/ondo ironico e esplicativo; Boba Yaga impersona la violenza che Valentina soffre nei suoi incubi, e Valentina soffre di allucina zioni proprio perché è una moderna ragazza milanese, immersa nell'efficienza, tra amici velleitari e tortuosamente progressisti. Questo retroterra in Crepax è più am¬ biguo e contraddittorio. Farina poteva forse chiarirlo con la capacità di semplificazione che ha il cinema, ma una parte dei suoi sforrzi è stata tagliata dal produttore. Quel che resta si segnala per una suggestiva ricerca sul linguaggio dei fumetti. Il regista ricopia in alcune sequenze la tecnica di Crepax di ingrandire e provocare alcuni particolari dell'immagine: un metodo che il disegnatore aveva per suo conto raccolto dal cinema. Sohlock, presentato ieri dagli Stati Uniti al Festival, e il cecoslovacco Operazione Bororo, proiettato oggi come secondo film in cartellone, chiedono d'essere elogiati con affetto. Il primo perché rivendica i diritti cinematografici dei mostri, il secondo perché costituisce l'esempio ideale di una decorosa fantascienza di consumo. Schlock è il nome di uno scimmione preistorico, capace di uccidere per procurarsi una banana, ma sensibile agli affetti umani. Fuggito da una caverna a esplorare il mondo moderno, si innamora di una biondina e giuoca con i ragazzi, ma non trova comprensione tra gli adulti, rovinati dai film di King Kong e compagni. Per fortuna il commissario che gli dà la caccia assomiglia a Woody Alien e tutte le sue azioni si regolano su questa somiglianza. Operazione Bororo raccoglie tutti gli elementi di una seria fantascienza: uno studioso di ingegnerìa spaziale, una donna bellissima venuta da un altro pianeta, un astronomo romantico, una banda di killers pagati dall'industria farmaceutica. Si tratta dì trovare una medicina miracolosa, scoperta solo dai selvaggi Bororo nel Mato Grosso. Stefano Reggiani

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