Il fortino dèlia Comunità di Renato Proni

Il fortino dèlia Comunità BRUXELLES, FRONTIERA DELL'EUROPA Il fortino dèlia Comunità Su Palazzo Berlaymont, sede della Cee, affluiscono i nuovi pionieri d'una società multinazionale tutta da costruire - Sono burocrati ed economisti, capaci di straordinarie maratone (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 12 luglio. «Go West, young man» (Vai all'Ovest, giovanotto): cosi dicevano i padri americani ai figli ambiziosi, centocinquant'anni fa. Oggi i genitori europei dovrebbero dire « Vai a Bruxelles », perché qui ci sono, le opportunità, perché questa è la nuova frontiera dell'Occidente. Bruxelles è l'avamposto di un vero movimento colonizzatore che facendo uso di principi mercantilisti vuole arrivare a render concreto un ideale. Come quella americana di un tempo, infatti, questa è una frontiera in costante espansione, non un confine. Intere nazioni (come è avvenuto il primo gennaio scorso per la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Danimarca) vengono assorbite e altre, di ogni Continente, associate in varie forme. Fuori dell'utopia : Il palazzo Berlaymont è il fortino della Comunità e il più grande «trading post» della storia. La grande America deve negoziare con esso sui problemi monetari e negli scambi commerciali. Quii Davy Crockett, anche se indossa il doppiopetto, è rinato con tutta la sua baldanza di pioniere. I « frontiermen » di Bruxelles sono gente ruvida, benché abbiano una predilezione per lo champagne e per il pettegolezzo sui capi che arrivano dalle altre capitali europee. . E' gente preparatissima nei rispettivi settori, lautamente retribuita, che' spesso riesce a spogliarsi dei panni nazionali per indossare l'abito europeo. Le culture nazionali, i i e e , qui, vengono appiattite in un crogiuolo che ha pochi paralleli nella storia. In passato, gli scrittori utopisti avevano visualizzato vari tipi di società e di ordini mondiali, ma nessuno aveva previsto che la burocrazia avrebbe finito con il governare in buona misura il Vecchio Continente senza un effettivo controllo, non solo da parte di un Parlamento centrale, ma anche della stampa e dell'opinione pubblica, essenziali garanzie d'un sistema democratico. Parallelamente agli accordi monetari ed economici ed infine politici, qualcuno già pensa a fissare dei valori che dovranno ispirare l'Europa unita. Per ora, il dibattito è limitato ai mezzi mediante i quali raggiungere l'unificazione. I « filosofi » dell'Europa appartengono a scuole «economiche » o « monetariste » o che trascendono ambedue. Questa preoccupazione di dare all'Europa un'anima culturale è però avvertibile: pensatori originali come Bino Olivi hanno già dato il loro contributo. L'assenza di cultura nel mondo comunitario è tuttavia cospicua, forse anche perché la città stessa non brilla per iniziative in questo campo. Con qualche eccezione, i Davy Crockett del palazzo Berlaymont preferiscono parlare di « importi compensativi » e di «serpente monetario» piuttosto che di libri, film, teatro e mùsica. Non a caso, la Comunità non ha fondi né programmi per sviluppare le culture europee e tantomeno per stimolare la nascista d'una cultura nuova. Si sottovaluta, in questo modo, un'atti¬ i a o o l a é r . e e » , , é e o ¬ vità che non solo è determinante al progresso dell'Europa, ma che rappresenta (tra editoria, cinema e giornali) interessi per' migliaia di miliardi di lire. Il vero teatro di Bruxelles, naturalmente, è costituito dalle riunioni dei ministri del Consiglio: qui i grandi attori di Roma, Bonn, Parigi e Londra recitano, spesso ciascuno con un copione' diverso, nella « Comédie Européenne ». L'ultima volta a Lussemburgo, per esempio, Giscard d'Estaing ha fatto il suo ingresso nella sala della riunione del Consiglio dei ministri, ha letto la sua parte e se n'è uscito senza attendere le repliche degli altri interpreti. I ministri, come gli attori, vogliono sempre sostenere il ruolo più importante. Ognuno di essi, nelle successive conferenze stampa,-vanta il suo intervento come decisivo: anche gli italiani, che considerano Bruxelles una passerella per accrescere il loro prestigio a Roma, condividono questa debolezza. Ma non si può affermare che il teatrino di Bruxelles abbia molti spettatori. Ci sono però gli habitués che preferiscono la conferenza stampa dell'ex ministro del Lavoro Coppo ad un recital di Sir Lawrence Olivier. Sono quasi tutti giornalisti e funzionari, gente che conosce con eguale competenza ì misteri delle colture di semi di soia negli Stati Uniti come i problemi fiscali delle holdings internazionali. E' un gusto di non facile acquisizione, ma al quale — dopo — non si può più rinunciare, a quanto si dice. I giornalisti di Bruxelles sono pure uomini di frontiera. Come Daniel Boone conosceva le foreste del West, es-~ si sanno in quali uffici del Berlaymont si occultano i segreti sull'armonizzazione delle acque minerali o sulla produzione del burro nei nove Paesi della Comunità economica europea. Sono uomini dalla tempra d'acciaio, capaci di reggere a « maratone » di tre giorni, con il solo sostentamento del loro senso di umorismo, di un whisky e di caffè. La notizia a Bruxelles è una cosa sfuggente: trapela dalle indiscrezioni di corridoio e dalla mano d'un funzionario amico. La ricerca dell'informazione quindi può essere estenuante, se non si è esperti nell'arte delle public relations in quattro lingue. Ma, come nel West, c'è un forte senso di solidarietà e di collaborazione. Anti-femministi A differenza della frontiera americana, però, qui mancano le donne, nel senso che esse non hanno un ruolo di primo piano. La società comunitaria è prevalentemente maschile. Tra gli alti funzionari, per esempio, le donne sono poche, tutti ì commissari delia Cee sono uomini. La stessa commissione vorrebbe ora che le donne fossero meglio rappresentate ed avessero anche un lobby da interpellare sulle questioni di particolare interesse femminile. Persino i fronti femministi di liberazione, invece, ignorano Bruxelles come centro di potere per l'Europa. Se arriveranno a cose fatte, sarà un peccato. Renato Proni '

Persone citate: Bino Olivi, Daniel Boone, Davy Crockett, Giscard D'estaing, Lavoro Coppo, Lawrence Olivier