Il presidente Nixon accetta un colloquio con Sam Erwln di Ennio Caretto

Il presidente Nixon accetta un colloquio con Sam Erwln Una svolta nelPaffare Watergate Il presidente Nixon accetta un colloquio con Sam Erwln Parlerà con il capo della commissione d'inchiesta del Senato, ma ribadisce il rifiuto di consegnare i documenti richiesti - Finita la deposizione di Mitchel) (Dal nostro corrispondente) New York. 12 luglio. Il presidente Nixon ha acconsentito oggi a ricevere, in data da fissare, il presidente della commissione inquirente del Senato sullo scandalo Watergate, il senatore Sam Ervin. La sua decisione ha concluso una conversazione telefonica di 15 minuti con lo stesso Ervin, oggi a mezzogiorno. In precedenza, la commissione aveva inviato alla Casa Bianca una lettera in cui gli chiedeva « un incontro e la possibilità di esaminare i documenti su Watergate in suo possesso ». Nella lettera, si ammoniva Nixon che una risposta negativa avrebbe provocato un « grave confronto tra il Congresso e la Presidenza». La commissione, si aggiungeva, ha stabilito di emettere un'ingiunzione per ottenere visione dei documenti, in caso che il Presidente non le parli. A mezzogiorno, Ervin ha telefonato a Nixon per sollecitare la risposta. Lo scandalo Watergate è dunque ad una svolta decisiva? Dalle dichiarazioni del portavoce della Casa Bianca Warren sembra di no. E' probabilmente ad una pausa. Secondo Warren, Nixon, « in segno di cortesia », discuterà con Ervin « solo di questioni procedurali », cioè dei rapporti tra il comitato e la Presidenza. Ma non entrerà nel merito dello scandalo, non si presenterà al Senato a deporre, né metterà a disposizione della commissione i documenti dei suoi ex collaboratori. « Questo è sempre stato il suo atteggiamento, e non lo cambierà », ha concluso Warren. In tale maniera, il Presidente guadagnerebbe tempo, e getterebbe le basi per un ricorso alla Corte costituzionale, nell'eventualità di una ingiunzione della commissione senatoriale. La Corte costituzionale, che è composta di suoi seguaci in maggioranza, potrebbe dargli ragione. La lettera e la telefonata di Ervin sono arrivate al terzo giorno della deposizione al Senato dell'ex ministro della Giustizia John Mitchell. Questi ha oggi tenuto un comportamento tale da indurre più di un senatore ad accusarlo di aver testimoniato in passato il falso sotto giuramento. E' ormai palese che, senza l'accesso ai documenti della Casa Bianca, la commissione non riuscirà mai a stabilire il ruolo del presidente Nixon nello scandalo Watergate. Perché si faccia luce a questo proposito, sarebbe necessario attendere l'inchiesta della magistratura. Il « grande inquisitore » Archibald Cox ha oggi chiesto fondi per quasi 3 milioni di dollari e la formazione di un ufficio dì 90 persone. Ma qualora la Corte costituzionale sancisse il diritto di Nixon di tacere e custodire i documenti, anch'egli verrebbe paralizzato. Mitchell ha terminato la sua deposizione al Senato stasera, dopo tre giorni, accu¬ sando in pratica due dei più intimi tra gli ex collaborato ri del presidente Nixon, Bob Haldeman e John Ehrlich man, di aver preso parte ai tentativi di nascondere lo scandalo Watergate. Haldeman e Ehrlichman si dimisero il 30 aprile, e il presidente, in un discorso alla radio e alla televisione, dichiarò che le loro dimissioni «non erano una prova di colpevolezza ». definendoli « ottimi pubblici funzionari ». Mitchell ha lasciato oggi intendere che le dimissioni non furono volontarie, e che Nixon si comportò in quel modo « per la sua fondamentale umanità e gentilezza ». Ennio Caretto

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