"Quarto tradire il marito, nono evadere il fisco,,

"Quarto tradire il marito, nono evadere il fisco,, "Quarto tradire il marito, nono evadere il fisco,, Il decalogo dei reati più gravi per i napoletani - L'ha compilato un sociologo • Su 840 mila auto immatricolate, centomila sono rubate - Il racket dell'edilizia a Posillipo e al Vomere - La criminalità organizzata e quella "in proprio" Uno studioso di sociologia, in una drammatica inchiesta sui mali della città, ha compilato, fra l'altro, una graduatoria delle azioni criminose maggiormente disapprovate dai napoletani. Questo, il « decalogo » dei reati in ordine decrescente di gravità ottenuto analizzando le varie risposte degli intervistati: Ammazzare per interesse Approfittare d'una carica pubblica per fare soldi - Rubare - Tradire il marito • Ammazzare per motivi d'onore Procurare l'aborto - Tradire la moglie - Disertare • Non pagare le tasse. Come dire: l'omicidio per interesse ed il furto — specialmente quello realizzato approfittando d'un incarico pubblico — sono considerati i reati più gravi. Tradire il marito è più riprovevole che tradire la moglie, più grave che uccidere per motivi d'onore. Il sociologo os¬ serva: «La graduatoria dei beni tutelabili vede al primo posto gli interessi economici privati: l'integrità della famìglia e la dignità del maschio; infine il pubblico interesse e l'integrità dello Stato. Inoltre il 15% della popolazione pensa che l'evasione fiscale non sia un'azione disapprovabile ». Reati in afre Accanto alle percentuali del reato «teorico», le cifre di quello « reale » come appaiono dalla relazione che il procuratore generale, dott. Paolo Cesarone, ha tenuto il 16 gennaio per l'inaugurazione dell'anno giudiziario: i delitti nel distretto di Napoli, Avellino, Salerno, sono aumentati rispetto al '72 da 187.943 a 223.652. La suddivisione: omicidi volontari eia 68 a 71; tentati omicidi* da 198 a 203; lesioni personali da 9655 a 10.182. Ed ancora: reati con¬ tro la libertà personale da 2958 a 3025; furti da 86.242 a 107.125; rapine ed estorsioni da 263 a 290. Questa, la carta d'identità della « Napoli nera » e delle due città satelliti. La criminalità napoletana si divide in due grandi settori che a volte si presentano come vasi comunicanti: malavita organizzata e delinquenti «in proprio». Gli ultimi ricalcano il cliché tradizionale del disperati spinti al reato dalle necessità o dei fannulloni che rubano e imbrogliano. Allignano soprattutto nell'intrico dei vicoli dei Quartieri e quando si decidono ad « uscire per il bosco in cerca di selvaggina», si dedicano normalmente allo scippo, alla truffa con orologi ed accendini, al furto d'auto. Per comprendere le proporzioni del fenomeno si pensi, ad esempio, che 100 mila delle 840 mila vetture immatricolate a Napoli, sono rubate. Ma la criminalità più pericolosa è quella che rifugge dal reato plateale e « lavora » dietro un'organizzazione quasi industriale: non le rapine alle banche, le aggressioni sanguinose, ma il contrabbando, la speculazione edilizia, il rilascio delle licenze, la prostituzione. « Preferiscono nuotare nell'acqua alta, al sicuro» si dice a Napoli. Morii "bianche'* Il «racket» dell'edilizia presenta aspetti gravissimi di delinquenza: è diffuso soprattutto al Nord della città in una vasta area che la legge « 167 » aveva adibito alla costruzione di case per gli abitanti dei « bassi »; al Vomero, a Posillipo dove il terreno che sino a pochi anni fa si comprava per un pugno di denaro, vale oggi dalle 350 alle 600 mila lire il metro quadrato. In questo ambiente si inquadrano le sparatorie, gli attentati e le uccisioni che avvengono con una certa frequenza all'ombra dei cantieri. Ma nei cantieri non si muore solo di violenza: dal '68 al '72 35.618 operai sono rimasti vittime d'incidenti sul lavoro per l'inadeguata vigilanza, 83 hanno perso la vita. Ha ricordato il procuratore generale: « Tredici ispettori e 6 carabinieri devono controllare da soli oltre seimila aziende». Anche questa, in fondo, è criminalità. La «scheda» della delinquenza a Napoli presenta aspetti compositi. Anche se gli effetti finali, i risultati, non si discostano molto da quelli delle altre metropoli italiane, Torino, Milano, Roma, variano spesso le cause che li determinano. Secondo il sociologo la situazione deriva « da lunghi anni di sonno e attesa inerte ». Un letargo da cui solo oggi Napoli sembra voler sollevare il suo gran corpo.

Persone citate: Paolo Cesarone