Oggi all'esame del Cnel il prezzo della benzina

Oggi all'esame del Cnel il prezzo della benzina Il parere sui criteri addottati dal Cip Oggi all'esame del Cnel il prezzo della benzina I relatori sarebbero favorevoli al "metodo" proposto dal Cip per la determinazione dei prezzi - Esso però "non può estendersi all'accertamento dei costi di ricerca e di costruzione del greggio" Sui menati italiani la frutta tosta un po' meno (Nostro servìzio particolare) Roma, 11 luglio. L'assemblea del Cnel si riunirà domani, sotto la presidenza di Campilli, per ascoltare il parere sul «metodo» per la determinazione dei prezzi dei prodotti petroliferi elaborato dal Cip nel 1970 e approvato con decreto ministeriale 30 giugno 1971, regolarmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Fu lo stesso ministro dell'Industria Ferri a chiedere, il 30 maggio scorso, di pronunciarsi sui criteri adottati dal Cip per l'accertamento dei costi della materia prima, della raffinazione e della distribuzione di tali prodotti. Il governo Andreotti era già virtualmente in crisi, mentre le compagnie premevano perché il Cip si riunisse d'urgenza per varare l'aumento del prezzo della benzina, e magari non della sola benzina, per indennizzarle dei maggiori costi del greggio, dei noli eccetera. Le richiesta al Cnel fu probabilmente un espediente per rinviare una decisione impopolare e passare il «fiammife ro acceso» al nuovo governo. Il pronunciamento dell'assemblea di Villa Lubin riveste dunque un'importanza non puramente ternica, stasera; grazie ad anticipazione d'agenzia, si è appreso che i tre relatori (De Dominicis, Fanel¬ li e Reggio) hanno espresso un giudizio sostanzialmente favorevole al «metodo» proposto, in quanto «risulta organicamente concepito nelle sue componenti e pertanto appare più idoneo dei precedenti alla individuazione dei costi sopportati dagli operatori del settore petrolifero». A questo punto si tiene però a precisare che «il metodo non può, naturalmente, estendersi nell'accertamento dei costi di ricerca e di costruzione del greggio». La riserva appare fondamentale ove si pensi alle polemiche interminabili sull'attendibilità del prezzo fatturato dalle grandi compagnie alle loro filiali nazionali. Ancora oggi sì sostiene che i bilanci delle società petrolifere operanti in Italia sono in perdita perché pagano il greggio a un prezzo artificiosamente elevato. Ma nel parere figurano altri suggerimenti: 1) semplificare i calcoli delle variazioni dei costi di distillazione e raffinazione; 2) fare nuovi accertamenti del valore in lire del grado Api (che misura la densità del greggio) per tener conto di eventuali mutamenti rispetto al 1966; 3) abbreviare i tempi fra «l'accertamento delle variazioni dei costi e le conseguenti decisioni in sede politica»; 4) potenziare le strutture del Cip per renderle «maggiormente rappresentati¬ ve» e meglio adeguate ai suoi compiti. Ai fini pratici, ancora più importante appare il consiglio di procedere a una periodica verifica dei prezzi praticati in Europa, e particolarmente nei paesi della Cee e di sollecitare dagli organi comunitari una comune politica petrolifera, un comune sistema per la fissazione dei prezzi e una armonizzazione fiscale nel settore. La conclusione è semplice. L'automaticità di applicazione del «metodo» resta opinabile e la questione dell'opportunità dell'aumento alla pompa del prezzo della benzina dovrà essere deciso in sede poli¬ tica. Arturo Barone e n l a i n a ? a o i i t o Roma, 11 luglio. E' questo il momento migliore dell'anno per mangiare frutta e verdura. Il caldo e la siccità degli ultimi giorni hanno portato a rapida maturazione tutti i prodotti ortofrutticoli e il beneficio immediato per le tasche dei consumatori è stato quello di un discreto ribasso dei prezzi che ai primi di questo mese avevano raggiunto cifre da capogiro. Gli ingenti rifornimenti — anche dall'estero — che stanno affluendo sui mercati italiani hanno provocato dei ribassi oscillanti tra il 12 e il 40 per cento. Per esempio, sui mercati all'ingrosso dei nostri grandi centri urbani le albicocche che il 4 luglio costavano mediamente 360 lire al chilo sono scese oggi a 300 lire; i fichi sono passati da 300 a 240 lire al chilo, le susine da 350 a 300 lire al chilo. Sensibile anche il ribasso dei cocomeri che hanno quasi dimezzato il prezzo di vendita, passando dalle 120 lire al chilo del 4 luglio alle 70-80 lire di oggi. Un andamento quasi analogo lo si registra per la verdura di stagione. Tali riduzioni permettono alle famiglie italiane perlomeno di tornare a frequentare i mercati di ortofrutta. Ma la possibilità di mangiare frutta a piacere resta ancora un sogno proibito. I prezzi rispetto a quelli già alti dello scorso anno sono ulteriormente aumentati. Per rendersene conto basta confrontare un listino prezzi della frutta e verdura del luglio '72 con uno di questo mese. Al mercato ortofrutticolo all'ingrosso di Roma, il 6 luglio 1972 per un chilo di fichi di prima qualità si pagavano dalle 130 alle 180 lire, sabato scorso il prezzo era sulle 200-250 lire: in un anno le pesche «noci» sono salite da 230 a 280 lire al chilo, quel le «pasta bianca» da 90 a 130 lire al chilo; le prugne costa no 50 lire di più (dalle 100-150 lire al chilo si è ora alle 160200 lire). Le uniche a ribassare sono state le albicocche: quelle di prima qualità, che nel luglio 1972 costavano 300 lire al chilo, oggi costano 230 lire; quelle di seconda sono scese da 200 a 140 lire. Alle «stelle», invece, il prezzo dei meloni e delle angurie. Sui mercati all'ingrosso dei centri urbani il melone arriva a un prezzo medio che sfiora le 300 lire il chilo (rispetto alle 230 del luglio dello scorso anno); l'anguria supera sui principali centri di smistamento le 80 lire al chilo (lo scorso anno a Sabaudia costava 60 lire e a Lecce 35-40 lire al chilo). Le ripercussioni sui consumatori sono sensibilissime. L'anguria, un tempo frutto popolare, si sta trasformando in frutto pregiato. I prezzi del «prosciutto e melone», tradizionale antipasto estivo, accusano eccezionali rialzi in tutti i ristoranti italiani; dalle 1000 lire in su: poco meno della metà del costo di un pranzo consumato in un ristorante di media categoria. Il sensibile caro-frutta di quest'anno, oltre al generale aumento del costo della vita, trova una sua valida spiegazione nell'andamento della nostra moneta. Per il solo effetto della svalutazione della lira, infatti, i nostri prodotti ortofrutticoli in Svizzera, in Austria e negli altri Paesi europei extra-Mec risultano molto convenienti, venendo a costare assai di meno. Le maggiori richieste di frutta e verdure dall'estero hanno aumentato le esportazioni e impoverito il mercato interno, con il conseguente rialzo dei prezzi. e. p.

Persone citate: Andreotti, Arturo Barone, Campilli, De Dominicis, Lubin

Luoghi citati: Austria, Europa, Italia, Lecce, Reggio, Roma, Sabaudia, Svizzera