Sarà affidata a un computer la "scelta" di nuovi impianti di Fabrizio Carbone

Sarà affidata a un computer la "scelta" di nuovi impianti La Confindustria espone i piani ecologici Sarà affidata a un computer la "scelta" di nuovi impianti All'imprenditore che lo "interroga", l'elaboratore dirà come e dove costruire uno stabilimento per evitare decisioni (anche ambientali) errate - Si prepara un "codice" delle leggi regionali antinquinamento (Nostro servizio particolare) Roma, 10 luglio. Nel « Giardino d'inverno » dell'Excelsior di Roma (decorazioni stile Impero e aria condizionata) la Confindustria ha invitato oggi i giornalisti per una conferenza stampa. Si tratta delle «prime indicazioni » sugli interventi dell'industria privata a difesa dell'ambiente. Il tema è provocatorio e il dibattito affollato. Viene reso noto che dal 1971 esiste un comitato ecologico formato da una cinquantina di industriali che esaminano come prevenire o intervenire contro l'inquinamento prodotto dalla categoria che rappresentano. E il primo dato che balza agli occhi è sorprendente: l'industria contribuisce per il 2530% a sporcare aria e acqua, avvelenare fiumi, laghi e coste, distruggere animali e piante. Ma chi è il responsabile del restante 70-75% non è dato sapere. Dopo il governo, che ha prima organizzato il Congresso di Urbino e poi ha nominato (senza portafoglio) il ministro per l'Ecologia, la Confederazione generale del¬ l'industria italiana non vuole essere da meno e dice: « Il problema ecologico lo conosciamo anche noi e lo studiamo da vent'anni. Abbiamo belle e pronte due pubblicazioni (per un totale di 450 pagine) con cifre e dati. La colpa di come vanno le cose non è tutta nostra, anzi. Lo Stato non sovvenziona gli impianti di depurazione, non ha leggi chiare in materia». L'ing. Guicciardi, che ha tenuto la relazione introduttiva, ha riconosciuto errori e difetti dello sviluppo industriale del Paese. Il volume preparato dalla Confindustria è ricco di dati difficili da interpretare. Parte di queste cifre sono state già presentate al convegno della «Tecneco » di Urbino, sulle cui risoluzioni finali i rappresentanti degli industriali si dicono d'accordo. E' bene sapere però che il «rapporto sullo stato dell'ambiente» è stato vivacemente contestato da biologi, zoologi ed ecologi, e cioè dai depositari della scienza che studia gli equilibri della natura. Eccoci alle note statistiche: l'indagine della Confindustria non è un censimento globale di quanto si è fatto per pulire le fonti inquinanti ma un sondaggio. Sono state interpellate 3153 imprese private nei soli settori estrattivo e manufatturiero. Hanno risposto in 1331 e cioè il 42,2%. Gli investimenti per il disinquinamento sono stati 175 miliardi in cinque anni (196872) e riguardano 1298 stabilimenti. Le spese per il futuro (1973-75) dovrebbero salire a 262 miliardi. I costi d'esercizio degli impianti di depurazione si sono rivelati molto bassi. Incidono per l'I,3 per cento nella spesa globale di esercizio. Fin qui la rilevazione offre dati precisi. L'intento della Confindustria di mettere a punto una carta degli inquinamenti idrici che considerasse la consistenza volumetrica e qualitativa non si è realizzato «per la generalità delle aziende, soprattutto in assenza di una normativa che consenta l'individuazione degli elementi inquinanti da prendere in considerazione». Interessante sarebbe stato conoscere quanti impianti di depurazione erano stati costruiti in Italia, di quale tipo e ad opera di chi. Questo non 10 sappiamo ma il comitato ecologico della Confindustria si dice disponibile ad accogliere suggerimenti e a mettere a disposizione le strutture organizzative di cui dispone per concrete iniziative a contenuto conoscitivo. La Confederazione ha infine accennato a due sue iniziative, legate al problema ecologico. La prima è una raccolta di tutte le regioni, regolamenti, disposizioni amministrative e sentenze di magistrati riguardanti la tutela dell'ambiente. « Questo contributo — è stato detto — servirà agli operatori economici che si trovano sotto la spada di Damocle dì provvedimenti scoordinati, incompleti e poco chiari ». La seconda iniziativa è il « progetto Masterli », in fase di realizzazione. Una volta ultimato potrà elaborare dati relativi a tutte le regioni e province italiane per futuri insediamenti industriali. In pratica l'industriale chiederà ai « computers » se è possibile costruire una fabbrica in provincia di Napoli. L'elaboratore dirà dove e come, tenendo presenti gli aspetti urbanistici, viari, economici, demografici ed ecologici della zona interessata. «Con questo progetto — è stato detto — non si dovrebbero più ripetere gli errori macroscopici del passato, anche a favore di un ordinato sfruttamento dell'ambiente ». La volontà dimostrata dagli industriali di inquinare 11 meno possibile non deve restare sulla carta, anche perché l'Italia — dice la rivista americana « Time » — è il terzo Paese del mondo, dopo Usa e Giappone, nella graduatoria degli inquinatori, tra i Paesi industrializzati. Fabrizio Carbone ARRIGO LEVI DIRETTORE RESPONSABILE 1973 Editr. LA STAMPA S.p.A. Copie stampale in fac-slmile presso C.E.C. SpA, via Tlburilrta 1099, Roma

Persone citate: Guicciardi

Luoghi citati: Giappone, Italia, Napoli, Roma, Urbino, Usa