Gli "amici di Vassallo,, minacciano il giudice del processo Number One

Gli "amici di Vassallo,, minacciano il giudice del processo Number One Una lettera anonima spedita al presidente Jannuzzi Gli "amici di Vassallo,, minacciano il giudice del processo Number One Nella missiva era scritto : "Fai il bravo altrimenti farai la fine del consigliere Buongiorno" - Quest'ultimo fu accusato d'aver "mercanteggiato" una libertà provvisoria /Dalla redazione romana) Roma, 6 luglio. Gli « amici di Paolo Vassallo » hanno deciso di intervenire minacciosamente nella discussione del processo che coinvolge insieme con altre nove persone il « play-boy » gestore del « Number One ». Forse temono che le parole dell'avvocato Eugenio De Simone, difensore di Pier Luigi Torri, oggi più battagliero che mai, possano convincere i giudici che il loro amico meriti una condanna. Perciò si sono fatti vivi con una lettera anonima. « Fai il bravo — hanno consigliato al presidente del collegio Angelo Jannuzzi — altrimenti farai la fine del consigliere Giuseppe Buongiorno... di prostitute che dicono il falso ne abbiamo molte a disposizione!». La minaccia, tendente nelle intenzioni degli anonimi a fare sfuggire Vassallo alla condanna richiesta dal pubblico ministero Domenico Sica, si riferisce direttamente al clamoroso episodio venuto in luce durante il processo ad opera di Dante Micozzi (rischia tre anni e sei mesi di reclusione). Questi, avendo inutilmente tentato di ottenere la libertà provvisoria, dichiarò in una delle udienze di aprile che il dottor Buongiorno, magistrato addetto alla sezione istruttoria (la quale esamina in grado di appello le istanze respinte dal giudice istruttore), aveva in sostanza mercanteggiato la sua libertà provvisoria con la sua amica, Adele Zilli (già condannata per avere sfruttato la prostituzione di una sua sorella minore). Il dottor Jannuzzi ha dato lettura in udienza della lettera minacciosa, poi ha lasciato libero il campo ad Eugenio De Simone che neppure oggi, dopo un intervento di quattro ore, è riuscito a portare a termine la sua fatica. Al centro delle sue argomentazioni è stato ancora una volta Paolo Vassallo, diventato ormai un facile bersaglio. Secondo De Simone egli, nonostante fosse stata trovata la droga nel suo locale, confidava nella protezione di parecchie persone e in particolare dei funzionari addetti al commissariato di « Castro Pretorio », sotto la cui giurisdizione era il «Number One ». Perciò, anche dopo la fruttuosa perquisizione compiuta dagli agenti nel « night », riuscì a mantenere una certa sicurezza. L'ultimo attacco della giornata è stato portato dal penalista all'inchiesta svolta dalla polizia successivamente al ritrovamento degli stupefacenti al «Number One » e sulla macchina di Vassallo. « Tutta l'indagine — ha affermato — è stata caratterizzata da una ingiustificata lentezza, con strani silenzi su alcune circostanze importan- tissime. Sono perciò evidenti le sue lacune, specie quando si evita di collegare i fatti del "Number One", dove vi era un fiorente commercio di droga, alla fine violenta della fotomodella Tiffany e del suo amico Giuliano Carabei, trovati morti sul lago di Martignano lo scorso anno ». Durante l'udienza ci sono stati diversi scontri tra De Sìmone ed i difensori di Vassallo, tanto che si è giunti ad una aperta minaccia tra Pier Luigi Torri e l'avvocato Venitucci, difensore del gestore del « Number One ». Il presidente ha posto fine alle contese rinviando il processo a martedì prossimo. Roma. Ruggeri, Maria Luisa Figus e, a destra, Micozzi in aula (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Martignano, Roma