La ripresa e le Regioni

La ripresa e le Regioni LETTERA AL, DIRETTORE La ripresa e le Regioni Signor direttore, le interviste a Lama, Mazzoleni e Mandelli pubblicate su La Stampa del 28 e 29 giugno hanno riproposto, direi in termini di emergenza, una questione di fondo ampiamente dibattuta dalla cui soluzione per buona parte dipende lo sviluppo industriale del paese. I termini del problema possono essere schematicamente così riassunti: — Vi è una sensibile lievitazione degli ordini alle aziende, nel caso specifico metalmeccaniche, il cui soddisfacimento potrebbe contribuire non poco, per gli effetti diretti ed indiretti, a consolidare i sintomi di « ripresa ». — A fronte di questa possibilità va registrato l'atteggiamento dei sindacati che rende se.npre più « rigido » il lavoro, impedendo il ricorso allo straordinario, con il duplice scopo di determinare maggiori incrementi occupazionali e nel contempo stimolare gli investimenti nel Sud. — Una via di uscita potrebbe essere rappresentata da nuove assunzioni, ma ad essa si oppone la consapevolezza di non innescare nuovamente la « pompa aspirante » di mano d'opera dal Sud per evitare di ripercorrere una strada che ha procurato tante negative, dolorose esperienze. — Così posto il problema, appare ovvio che, in assenza di adeguate soluzioni, si profila il pericolo di scivolare verso un tipo di « immobilismo » che non contribuisce certo a rilanciare le aziende e con esse l'economia italiana. Si pone quindi l'esigenza di ricercarle, queste soluzioni, tenendo ben presente il patrimonio di indicazioni acquisite nel passato e cogliendo anche questa occasione per imboccare decisamente strade assolutamente nuove. Va infatti ribadito il concetto che alla «ripresa» non potranno non essere interessate anche le regioni più deboli, in particolare quelle meridionali. Diversamente la ripresa non sarà tale, ma solo una esaltazione temporanea di livelli produttivi che riproporrà, più o meno a breve scadenza, gli stessi inconvenienti del passato approfondendo il solco tra i due subsistemi in cui oggi è divisa l'economia italiana. In relazione a queste necessità non è certo da sottovalutare l'orientamento ad investire nel Sud, come del resto è stato confermato nelle interviste, da parte di aziende a tutti i livelli. Il quesito che si pone è come poter consolidare questo sforzo, conferendogli veste di impegno, operando la conciliazione delle «occasioni immediate» con le «possibilità equilibranti » oggi presenti, ed impedendo quindi che attraverso la contrapposizione delle une alle altre, tutto vada disperso. Il quadro non sarebbe completo se non si facesse anche cenno, perché direttamente collegato, all'emergente problema occupazionale delle aree del Nord, nelle quali sus¬ sistono insieme aziende che potrebbero espandere i loro organici, ed altre bisognose di ridimensionarli. Ad esse, per le note remore alla mobilità della manodopera, è impedito ogni tentativo di assestamento, il che produce una sorta di « staticità » le cui negative conseguenze sono agevolmente intuibili. E' evidente che un approccio più razionale a tali problemi potrebbe essere quello di raccoglierli in un unico contesto per ricercare insieme — imprenditori, sindacati e potere politico — le soluzioni più adeguate; sarebbe questo anche un modo per uscire dal vago, per rinvigorire la ripresa e, nel contempo, conferire concretezza a quella centralità del problema meridionale, la quale altro non è che rendere compatibile lo sviluppo del paese con il suo riequilibrio territoriale ed economico. L'auspicio è che anche il programma del futuro governo si faccia carico di queste istanze. Cordiali saluti. Dr. Enzo Giustino Consigliere Incaricato del problemi del Mezzogiorno nella Confindustria - Presidente Camera di commercio di Napoli

Persone citate: Enzo Giustino Consigliere, Lama, Mandelli, Mazzoleni

Luoghi citati: Napoli