Studiano come salvare il passato dell' Europa

Studiano come salvare il passato dell' Europa Convegno internazionale di esperti a Zurigo Studiano come salvare il passato dell' Europa Il motto è "Un avvenire per il nostro passato" - I centri storici: la tendenza estetizzante e l'esempio di Bologna - Una Carta per la protezione del patrimonio artistico (Dal nostro inviato speciale) Zurìgo, 5 luglio. « Un avenir pour nòtre passe » è il motto della conferenza aperta in questi giorni a Zurigo, sotto gli auspici del Consiglio d'Europa e col concorso di Europa Nostra, per confrontare le esperienze e le politiche dei diversi Paesi, in favore dei centri storici, dei monumenti, delle architetture minori che testimoniano un'eredità storica e artistica, risalente fino al più lontano Medioevo. Fine dichiarato della conferenza di Zurigo è il lancio della « Annata Europea del Patrimonio Architettonico », indetta per il 1975. Va ricordato che un'iniziativa analoga fu presa nel 1970, con l'Annita Europea della Natura, che classificò l'Italia in modo quasi umiliante. Già alle prime battute si sono profilate due tendenze. Una, estetizzante, che fa dei centri storici e degli insiemi architettonici, vere e proprie isole privilegiate, da restaurare come opere d'arte, senza tener conto dei problemi economici, sociali, politici, che l'operazione contiene. Si parla molto di Venezia, naturalmente: salvarla, placando la coscienza del mondo civile, senza preoccuparsi degli abitanti, delle possibili speculazioni, dei nuovi privilegi di carattere sociale creati al suo interno? La tendenza opposta è quella di considerare i centri storici, anche minimi, come parti vive delle città in cui abitiamo, da restituire alle funzioni residenziali, garantendo con interventi pubblici la permanenza delle classi meno abbienti (i princìpi sanciti al Congresso di Bergamo nel 1971). Fra le relazioni introduttive, c'è quella di Michel Parent, che fa esplicito riferimento al tentativo di Bologna per abbinare la conservazione di un centro storico al mantenimento del suo equilibrio sociale interno. La discussione in corso a Zurigo è stimolante e rivelatrice, anche se condotta in termini a volte vaghi (i sacri valori del passato, il dovere di conservare per i nostri nipoti) a volte specialistici. C'è uno schieramento imponente, che consente un fìtto scambio di idee. Gli inglesi mostrano di credere seriamente all'impegno europeo, e sono presenti in forze, cominciando da Duncan Sandys, presidente di « Europa Nostra » e della Conferenza stessa. I francesi portano le esperienze della legge speciale, detta legge Malraux. Partecipano danesi e norvegesi, pianificatori olandesi, responsabili svizzeri della conservazione della natura e del paesaggio, urbanisti e alti funzionari degli organismi statali italiani. Hanno parlato René Maheu, direttore generale dell'Unesco; Cornelio Berkhouwer, presidente del Parlamento europeo, Giancarlo Piombino, presidente del Consiglio dei Comuni d'Europa. Le amministrazioni locali rivendicano giustamente una parte da protagoniste. Elenco i temi fondamentali della discussione. Cause della distruzione delle antiche architetture, della degradazione dei centri storici e dei luoghi minori di valore storico artistico (l'esodo delle popolazioni è un fenomeno diffuso in tutta Europa, specialmente in Francia e in Italia). Problemi della conservazione e del restauro: rifacimento o meno sui modelli antichi, dubbi su nuovi inserimenti, demolizioni a fini igienici, conflitto fra esigenze della viabilità automobilistica e isole pedonali. Si vorrebbe arrivare ad armonizzare le politiche dei Paesi europei attraverso il Consiglio d'Europa, la Cee, l'Unesco e altri Enti sovrannazionali, almeno per quanto riguarda la conoscenza del patrimonio (l'Italia non ha un catalogo completo di beni da salvare) e la legislazione diretta a impedire ovunque demolizioni di zone di interesse storico. Nel 1975 si dovrebbe arrivare a una « Carta » per la protezione del patrimonio architettonico comune dell'Europa. L'accento è messo, infine, sulla sensibilizzazione, attraverso un'azione culturale e informativa tendente a cambiare la struttura mentale dell'europeo, a fargli riscoprire un immenso « capitale » la cui mutilazione o deformazione è in atto. Dal centro di Londra a quello di Mosca, dalle Halles di Parigi ai discussi restauri di Lione, alla commercializzazione dei quartieri storici di Zurigo, ai casi estremi di Napoli e di Palermo. Una enorme perdita secca, anche in termini economici, segno di un'estesa impotenza urbanistica, di un fallimento della cultura contemporanea o dei nuovi modi di vita nelle città d'Europa sempre più uguali e sempre meno abitabili. Mario Fazio

Persone citate: Cornelio Berkhouwer, Duncan Sandys, Giancarlo Piombino, Malraux, Mario Fazio, Michel Parent, René Maheu