L'inchiesta è aperta di Giulio Accatino
L'inchiesta è aperta L'inchiesta è aperta (Dal nostro inviato speciale) Roma, 5 luglio. La notizia è scoppiata improvvisa: «La Sampdoria rischia la B e si salva l'Atalanta». Motivo di questa rivoluzione in classifica sarebbe un presunto «illecito» commesso da un tesserato della società ligure. Andiamo alla fonte per avere notizie dirette, ma all'ufficio inchieste della Federcalcio non incontriamo nessuno. Il capo, dottor Banci, è fuori Roma, il segretario è in Germania al seguito della nazionale dilettanti. I fatti sarebbero questi: un tesserato della Samp avrebbe avvicinato un dirigente dell'Atalanta offrendo un premio di 20 milioni perché i bergamaschi si impegnassero al massimo per battere il Vicenza nell'ultima giornata di campionato. Una vittoria degli atalantini avrebbe costituito la salvezza certa della Samp. L'offerta è stata respinta, ma il tentativo rimane. Si dirà: ma i liguri avrebbero pagato per una vittoria. D'accordo però il regolamento precisa che si tratta di illecito anche quando si parla di «premio a vincere» in quanto è un'azione scorretta tendente a influire sul regolare svolgimento di una gara. Torniamo al fatto. Pare che l'Atalanta non abbia sporto denuncia, ma l'ufficio inchieste può agire direttamente senza necessità di querela di parte. Secondo informazioni attinte da fonte valida gli inquirenti avrebbero iniziato il procedimento interrogando il «signor X», sampdoriano, mettendolo a confronto con il «signor Y» atalantino. La smentita è stata precisa, ma il presunto colpevole sarebbe caduto in gravi contraddizioni. Sarebbe emerso senza possibilità di dubbio che l'incontro c'è stato e che anche l'offerta dei 20 milioni sarebbe stata effettuata. Dice il «signor X»: «Per impegnare un giocatore che interessava alla Samp». Se l'offerta è stata fatta da un tesserato, la questione diventa scottante per la Samp perché il regolamento di disciplina all'articolo 4 comma b) dice testualmente: «Le società sono oggettivamente responsabili dell'operato dei propri dirigenti, soci e tesserati agli effetti disciplinari». La configurazione del reato è precisa. Se il giudice riuscirà a dimostrare la veridicità dei fatti, la Samp sarà penalizzata in classifica, anche se il tentativo non ha avuto esito. Non esiste un codice preciso delle pene, ma la giurisprudenza sportiva insegna che le commissioni disciplinari e la commissione d'appello infliggono di solito una penalizzazione di tre punti quando si tratta di «corruzione per vincere». L'ultimo esempio è venuto non molti anni fa quando la Pro Vercelli ha perso la promozione in serie C. Proprio per un presunto fatto analogo, la società piemontese è stata penalizzata di tre punti in classifica. Prevedere cosa succederà è difficile. La parola spetta all'ufficio inchieste che dovrebbe chiudere la pratica al più presto. La «denuncia» alla disciplinare — tramite la presidenza federale — appare certa, e sarà la commissione disciplinare della Lega professionisti (Milano) a decidere. Se i fatti sono effettivamente avvenuti e se il «signor X» non riuscirà a dimostrare che il suo gesto aveva altri scopi, si potrebbe registrare una modifica in coda alla classifica del massimo campionato: tre squadre sono finite a pari punti (24) al terzultimo posto. E' chiaro che basterebbe una leggera variante per condannare la Samp e salvare l'Atalanta, retrocessa soltanto per la peggiore differenza reti. Giulio Accatino
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