I tabù della Chiesa da Lutero a Pio X di Mario Gozzini

I tabù della Chiesa da Lutero a Pio X Una revisione coraggiosa I tabù della Chiesa da Lutero a Pio X Franco Molinari: « I tabù nella storia della Chiesa moderna », Ed. Marietti, pag. 200, lire 2400. « Ogni volta (o quasi) che siamo stati ai fatti e ai documenti originali, abbiamo trovato cose diverse da quelle che ci avevano detto... »: questa testimonianza di Y. Congar sulla sua personale esperienza di storico e di teologo fra i maggiori del nostro secolo manifesta chiaramente quanta distanza intercorra fra la realtà autentica verificata sulle fonti e la storia della Chiesa quale è stata lungamente accreditata, ingombra di mistificazioni, carica di tabù antiquati e insostenibili. Certo, oggi si è consapevoli degli enormi guasti accumulati dallo spirito apologetico, massiccio e manicheo; si è in gran parte respinto l'assolutismo della luce e dell'ombra nettamente separate e si è aperta la strada a una considerazione più critica, relativizzante, degli stessi atti del Magistero (il che significa promuovere non già un generico e banale scetticismo bensì un discernimento più serio e penetrante, e quindi anche un maggiore rispetto, di ciò che è veramente assoluto). Così, da qualche decennio, sono in corso revisioni profonde di molti momenti della storia cristiana, basate sui metodi positivi di indagine. Lo sforzo degli studiosi per ricostruire ima storia fondata su ciò che è realmente accaduto (o per lo meno su ciò che i documenti disponibili dicono che è avvenuto) e non sulle tesi più o meno interessate, pregiudiziali, aprioristiche dei controversisti, dei polemisti e degli agiografi ha già raggiunto risultati imponenti; e questo lavoro di bonifica storica ha esercitato un'influenza decisiva specialmente ai fini ecumenici, liberando il campo da ostacoli artificiosi, nient'affatto necessari, in ultima analisi non reali. Ma le « nuove frontiere » della storia della Chiesa in che misura sono diventate patrimonio corrente, sono entrate a far parte della mentalità comune? Ci è accaduto, recentemente, di ascoltare un predicatore domenicano il quale non esitava a scagliare contro Lutero le accuse infamanti ancora riproposte dal Denifi e (la cui famigerata biografia è del 1904), offrendo alla moltitudine dei fedeli la immagine del monaco dissoluto che avrebbe elaborato la dottrina della salvezza mediante la sola fede, senza le opere, unicamente per giustificare la propria corruzione. Un'immagine del tutto intollerabile per chiunque abbia un mimino di informazione sugli sviluppi della stessa storiografia cattolica a proposito del grande Riformatore. L'episodio, che sarebbe illusorio considerare solo un caso-limite, isolato ed eccezionale, appare piuttosto come il sintomo di una situazione: la Chiesa, cioè, incontra gravi difficoltà a travasare non solo nella massa dei fedeli ma anche in buona parte del clero quelle prese di coscienza che, al di sopra di un certo livello culturale, hanno ormai consolidato una vera e propria conversione di mentalità. Di qui le spaccature, i conflitti, le contraddizioni. Va riconosciuto, d'altronde, che per un povero frate, o prete, o laico, educato e abituato per decenni secondo determinati schemi, non è facile orientarsi oggi, nonostante la buona volontà personale, nella proliferazione di segnali che gli giungono dalla stessa editoria cattolica, diventata una selva intricatissima; e quando si è smarriti, la soluzione che dà ancora sicurezza è quella di restarsene arroccati sugli schemi sempre seguiti. Una struttura pur fortemente centralizzata come la Chiesa non è ancora riuscita, si direbbe, a crearsi gli strumenti organizzativi adatti a risolvere il problema (un proble¬ ma non soltanto interno: interessa, anzi, tutti gli uomini ai quali stia a cuore la tolleranza, il dialogo, la fine dei pregiudizi). La funzione del controllo e della censura sembra prevalere, nei vertici, sulla esigenza promozionale di liberazione dai tabù che viene lasciata alle iniziative di base. Le quali non mancano certo: come dimostra anche questo libretto dalle intenzioni dichiaratamente divulgative che si propone di far passare, con uno stile accessibile, quasi giornalistico, talune acquisizioni storiografiche, ormai fuori discussione, dal piano della ricerca scientifica a quello delle convinzioni comuni, che diventano cultura vissuta, mentalità, costume. Si comincia, appunto, con Lutero: una rapida scorsa alla « deformazione » operata dagli autori cattolici, un ridimensionamento dei contrasti dottrinali, una messa in luce della sua testimonianza religiosa. Si prosegue con le prospettive critiche sul tridentinismo, infedele ai veri indirizzi del concilio di Trento: la riforma cattolica ridotta a controriforma. In particolare: i limiti di San Carlo, che non si può più considerare l'ideale esclusivo del vescovo postconciliare. Poi un capitolo su Galileo, « più grande come esegeta che come astronomo », se anticipò un modo di leggere la Scrittura che l'autorità avrebbe sanzionato solo dopo secoli. La necessità di un'ermeneutica dei documenti magisteriali — sempre «datati»: da interpretare, cioè, nel loro contesto storico, sociologico, psicologico — balza evidente dalle vicende gianseniste; cosi come le intuizioni del Sinodo di Pistoia del 1786, precorritrici del Vaticano II ma allora rifiutate, vanno viste nel loro distacco aristocratico dalla coscienza popolare. La lezione di quell'evento e le altre che provengono dal modernismo e dal socialismo dimostrano, secondo il Molinari, che la Chiesa reagisce contro gli innovatori troppo radicali — le cui idee riformatrici «scendono dall'alto» — con un irrigidimento conservatore. E' il dramma che sembra talvolta riproporsi anche oggi: quando invece gli strumenti di comunicazione di massa dovrebbero rendere agevole una diffusione accelerata delle novità. Siamo cioè entrati in un'epoca nella quale l'emarginazione e la repressione a difesa della fede rischiano di non essere più che un alibi della pigrizia, una rinuncia colpevole ad operare per accrescerla. Mario Gozzini Il giovane Lutero

Persone citate: Congar, Franco Molinari, Lutero, Marietti, Molinari, Pio X

Luoghi citati: Pistoia, Trento