Un pisano "racconta,, la città di Marziano Bernardi
Un pisano "racconta,, la città Un pisano "racconta,, la città Fernando Vallerini: « Pisa come pisano », con 353 disegni, pag. 400. « Sala delle stagioni », Pisa, 1973, lire 19.000. Uomo di cultura e di esperienza artistica e antiquaria, editore per tradizione di famiglia, dotato, per il disegno, se non proprio di ima « bella mano », come diceva quel grande disegnatore che fu Luigi Spazzapan, di una mano rapida, netta, abile nel fermare sulla carta, con efficacia rappresentativa, una veduta, un oggetto, un particolare architettonicamente od urbanisticamente o pittoricamente interessante, Fernando Vallerini, pisano innamorato della sua città e amico di quanti l'amano, ha scelto il modo migliore per capire l'oggetto della sua passione: l'ha disegnato. Cosi un bel mattino del gennaio 1972 egli s'è accinto all'impresa; e con quale entusiasmo lo confessa lui stesso nella prefazione di questo suo libro: « Correndo, è il caso di dirlo, da un capo all'altro della città, preso da una sorta di febbre, ho disegnato all'aperto, in piedi, a penna, di primo acchito, per quattro mesi consecutivi »; e aggiunge che per realizzare l'impegno che aveva sempre vagheggiato doveva « far presto ». Già in queste parole c'è una specie di autocritica del lavoro compiuto: per la quantità e la rapidità, da dar dei punti al Picasso più sfrenato. Un lavoro, dunque, che non tanto si proponeva una finalità rigorosamente artistica, inconciliabile del resto con una simile «furia» di fare (il che tuttavia non toglie che molti disegni raggiungano una notevole compiutezza stilìstica), quanto uno scopo documentario di una Pisa meno conosciuta, in un certo senso « segreta »: e perciò il disegnatore ha scelto, «per restringere la materia, la Pisa di tono minore, perché l'altra, la maggiore, era la più ovvia », e la più nota. Ma ponendo in evidenza gli aspetti pressoché inediti della sua città (per esempio la cinta medioevale sormontata dalla cupola del Duomo « come lo hanno visto gli assediarti al tempo della Repubblica», o l'Ingresso del palazzo dove vissero Elisabeth e Robert Browning), con limpidi tratti di penna maneggiata con destrezza, il Vallerini non ha fatto soltanto opera di illustratore: ha voluto che il suo animo s'im-| | m edesi masse con l'immagine. Lo si capisce dai commenti brevi, succosi, talvolta caustici, sempre storicamente dotti, che, scritti a mano con la stessa penna, spesso accompagnano gli ariosi disegni. Ciascuno dei quali poi — altra prova del sentimento affettuoso che ha stimolato l'impresa — è dedicato a un congiunto o amico o conoscente dell'autore, oppure a personaggi del passato, ad antiche o moderne comunità pisane. Ciò basterebbe a conferire al volume uno spiccato carattere di originalità. Non se n'è accontentato peraltro il Vallerini. Memore che suo padre Augusto, editore-tipografo in Pisa, aveva pubblicato la seconda e la terza edizione (1922 e 1932), oltre la traduzione in inglese, della Guida di Pisa di Augusto Bellini-Pietri, per la prima volta edita dal Bemporad nel 1913, ha voluto riprodurla nel suo libro tutt'intera fotostaticamente, aggiornandola con note storiche e personali osservazioni. Conviene ricordare che la Guida del Bellini-Pietri, di rettore del Museo Civico di Pisa, nella sua apparente modestia rimane un esempio di scrupolosità nella ricerca storica e di onestà nella divulgazione. S'intende che in vari punti è superata dai successivi studi; ma nell'insieme è ancora un viatico eccellente per chi vuol conoscere la città. Perciò anche di questa importante riesumazione va ringraziato Fernando Vallerini, che col sontuoso Pisa come pisano ha festeggiato il cinquantennio della sua attività editoriale. Marziano Bernardi i i m —ve SIEDI ^txaoaioaaa. Duomo e Battistero di Pisa visti da fuori le mura, disegno di Vallerini
Persone citate: Augusto Bellini, Bemporad, Luigi Spazzapan, Picasso, Pietri, Robert Browning
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