Il dottor Musil di Remo Cantoni

Il dottor Musil Gli studi scientifici dello scrittore Il dottor Musil Robert Musil, «Sulle teorie di Mach», pag. XII, 127, Ed. Adelphi, Milano, lire 1500. Robert Musil è tra gli scrittori che meglio hanno descritto i disagi intellettuali e morali del nostro tempo. Nell'Uomo senza qualità egli ci appare come il testimone di un'epoca turbata e sconvolta in tutte le sue certezze tradizionali, come un lucido e ironico interprete di una società che vanamente insegue valori, significati, ideali che non siano consunti o sgretolati. Prima di affermarsi come letterato Musil si era laureato in ingegneria meccanica, nel 1901, al Politecnico di Briinn. Aveva poi studiato filosofìa, logica e psicologia sperimentale a Berlino con Cari Stumpf e con quest'ultimo aveva discusso la sua tesi di dottorato nel marzo del 1908. Il titolo di questa tesi, ora egregiamente tradotta e presentata da Mazzino Montinari, era Contributo alla valutazione delle teorie di Mach. L'analisi di questa tesi, scritta da Musil a 28 anni, ci consente di gettare uno sguardo approfondito nell'officina dello scienziato-scrittore e di comprenderne meglio alcuni delicati congegni. L'interesse del giovane scienziato Musil per le idee di Mach sulla conoscenza e sul pensiero scientifico non costituisce infatti un episodio marginale o irrilevante nell'itinerario mentale dello scrittore, passato attraverso diversi vagabondaggi prima di accertare la sua vocazione dominante, anzi unica, di letterato. I segni di quelle idee li riscontriamo nei Turbamenti del cadetto Tórless, nei Diari e, soprattutto, nel suo capolavoro L'uomo senza qualità. I problemi di pensiero che affiorano nello « scetticismo incorruttibile » di Mach, per usare la definizione di Einstein, sono riattinti e trasfusi, in chiave ironica e umoristica, nel suo grande romanzo che Musil stesso ha definito « un'avventura spirituale » o « una spedizione e viaggio d'esplorazione». In questa peripezia della mente vediamo come la crisi dell'uomo europeo, destinata a sfociare tragicamente nella prima guerra mondiale, non sia soltanto una crisi di istituzioni e di costumi all'interno del fatiscente Imperiai - regio - governo austro-ungarico. Negli strati più profondi vi è anche quella crisi della filosofia e della scienza che Musil vede esemplarmente espressa nelle teorie di Mach, oltre che in Nietzsche lettore e contemporaneo di Mach. Se nell'Uomo senza qualità vi è una specie di « voto di sfiducia contro la realtà nella quale viviamo » (Allesch), l'ascendenza di questa pessimistica o sconfortata mozione va rintracciata, per non piccola parte, nella immagine scettica e relativistica della vita e del sapere che si profila nelle opere di Mach. II fisico e filosofo Ernst Mach (1838-1916) riteneva che la scienza scaturisse solo da esigenze pratiche e biologiche e servisse, all'interno della darwiniana evoluzione, non già a conoscere la realtà obiettiva, ma soltanto a fornire un congegno per dominare la natura. Le teorie scientifiche hanno per Mach valore economico e pragmatico, non sono che finzioni utili, schemi o strumenti di controllo nella lotta per la vita. La scienza, quindi, disgrega i concetti di sostanza, forza, legge, causa e mette fuori campo ogni ipotesi metafisica, ogni concezione deterministica della natura. L'esito conclusivo delle idee di Mach era, pertanto, uno scetticismo che riduce il mondo a fluide sensazioni e percezioni, variamente combinate dalla mente, una specie di empirismo alla Hume che dissolve e scalza tutte le basi ontologiche dei principi filosofici e scientifici consacrati dalla tradizione. Non ha più senso, per Mach, la distinzione tra mondo psichico e fisico, tra io e realtà, rappresentazione e oggetto. Non esistono cause ultime, leggi immutabili, principi supremi che ci svelino il significato e il valore del mondo in cui viviamo. Il successo del pensiero di Mach fu così imponente che le sue idee influenzarono la teoria einsteiniana della relatività, il neo-positivismo del circolo viennese e larga parte della epistemologia contemporanea. Questo diffondersi su scala mondiale delle teorìe di Mach e dei suoi seguaci indusse, come è noto, Lenin a pubblicare nel 1909 il libro Materialismo e empiriocriticismo che è un'aspra requisitoria rivolta in gran parte contro Mach, accusato di adoperare nuovi sotterfugi e nuove sottigliezze per dissimulare i vecchi errori dell'idealismo e dell'agnosticismo. Lenin stroncava la «filosofia reazionaria» di Mach e degli empiriocrìtisti per¬ ché intendeva salvaguardare il materialismo storico da possibili contagi. Dopo il libro su Mach, Musil si dedicò esclusivamente alla sua vocazione di letterato. Ma nel suo stesso capolavoro, nella figura del protagonista Ulrich « uomo senza qualità » che invano cerca un ubi consistenti intellettuale e morale, un fondamento assoluto per l'esistenza, è possibile rinvenire la traccia costante del pensiero corrosivo di Mach, l'eco delle sue polemiche contro il concetto di causalità sostituito da quello di funzione. Nella sua opera letteraria di maggior rilievo ritroviamo il convincimento machiano che non esista, almeno per l'uomo di oggi, una conoscenza e una morale unitarie e assolute. Ulrich, pur con le sue nostalgie utopistiche, sembra credere soltanto a soluzioni parziali e provvisorie ed è l'uomo per cui nulla è saldo, tutto è trasformabile, parte di un intero, di innumerevoli interi che appartengono probabilmente a un superintero del tutto ignoto e sfuggente. Il vivere ipoteticamente, il considerare il mondo e la propria vita « un sistema infinito di correlazioni », la teoria che i valori morali, le idee, i significati non siano quantità assolute ma solo concetti funzionali riecheggiano, in un registro poetico, la gnoseologia relativistica di Mach. Musil del resto conservò sempre i contatti con l'ambiente del positivismo logico di derivazione machiana. Nel 1931 e nel 1932 frequentava a Berlino la casa di R. von Mises, matematico e filosofo viennese d'impronta neopositivistica. Contatti ebbe pure con lo psicoanalista Alfred Adler, grande ammiratore della Filosofia del come se di H. Vaihinger che, sulla scorta di Kant e di Nietzsche, riduceva la conoscenza a un complesso di « finzioni ». « Un uomo che vuole la verità », dichiara Ulrich nell'Uomo senza qualità, « diventa scienziato; un uomo che vuole lasciar libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore; ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i due? ». In questa confessione, che ha un sapore autobiografico, è registrato il tormento dello scrittore-scienziato Musil. L'epoca e l'ambiente di Musil sono quelli di uomini come Freud, Adler, Husserl, Schlick, Carnap, Kafka, Rilke. Ciò che crollava, in quel mondo che ancora generava una grande cultura, era uno scenario puntellato da troppo fragili sostegni. Crollava la retorica e il falso idealismo di virtù divenute manierismo e crollavano le vecchie metafìsiche sotto i colpi di martello di scienziati, filosofi e scrittori che sfidavano le convenzioni di un mondo burocratico e irresponsabile. La grandezza di Musil sta nell'aver descritto questo crepuscolo degli dèi e degli idoli. Il suo presagio di un mondo sempre più scombinato e approssimativo si è puntualmente verificato. Remo Cantoni

Luoghi citati: Berlino, Milano