I veleni nelle risaie attentato alla natura di Edoardo Ballone

I veleni nelle risaie attentato alla natura STRAGE DI VITIGNI IN MONFERRATO I veleni nelle risaie attentato alla natura I viticoltori protestano per i diserbanti proibiti sparsi di notte dai risicoltori - "Se non smettono, useremo metodi duri" - Le piante muoiono, tornano le zanzare della malaria - Danni gravi (Dal nostro inviato speciale) Casale, 5 luglio. I viticoltori del Monferrato hanno dichiarato guerra ai produttori di riso della pianura. Lo scontro era già avvenuto, nello stesso periodo, lo scorso anno e adesso si ripete con sconsolante puntualità. I risicoltori del Casalese, immemori dei divieti, usano i venefici diserbanti 2.4.5T e TP per estirpare lo «scirpus maritimus» o «cipollino», che infesta i loro campi. Il diserbante, ricco di sostanze altamente volatili, viene spinto dal vento sulle colline del Monferrato cosiddetto «rivierasco», ossia quello che s'affaccia sulla piana del Po: le conseguenze sono disastrose. I vitigni di Barbera, Grignolino, Aleatico e Moscato d'Amburgo si bruciano, avvizziscono; le acacie si seccano, le robinie si spaccano. Un intero ciclo vegetativo è così compromesso. Lo scorso anno, gli agricoltori di Gabiano, Camino e Cantavenna denunciarono una perdita del 40 per cento di uva, con un danno superiore ai 60 milioni; quest'anno il flagello è tornato e i danni si profilano ancora maggiori. Eppure, nel maggio scorso, il sindaco di Casale s'era fatto promotore di un ordine del giorno in cui s'invitavano i risicoltori a non usare il diserbante «incriminato», peraltro tassativamente vietato da un decreto ministeriale dell'll agosto 1970. Quattordici squadre antisofisticazioni, le Nas, erano entrate in azione pescando sul fatto alcuni risicoltori mentre irroravano il 2.4.5TP. I trasgressori sono stati denunciati all'autorità giudiziaria, ma i loro nomi sono coperti dal segreto istruttorio. «Afa queste cautele sono state tutte inutili», rileva con rabbia Luigi Sorisio, viticoltore e sindaco di Camino. «Il mio comune — aggiunge — è anche quest'anno tra i più colpiti. I nostri vigneti sono stati di nuovo contaminati. Prima il gelo, poi la grandine, adesso i diserbanti proibiti; basta, così non può andare avanti». Ieri sera, un centinaio di agricoltori della zona si sono riuniti in municipio ed è ufficialmente cominciata la protesta. Sono volate minacce e parole grosse. C'è chi vuole marciare per protesta alla prefettura di Alessandria o addirittura alla Regione, a Torino. C'è chi ha proposto di non pagare più tasse finché giù, nella piana, i risicoltori non cesseranno «di fare i loro comodi». Comunque ha prevalso la linea moderata. E' stato costituito un comitato estensibile agli altri comuni monferrini a tutela dei vigneti e degli interessi di oltre cento viticoltori. «Afa è l'ultimo atto legale — sottolinea il sindaco Sorisio —. Se le cose non cambieranno, saremo costretti a passare ai metodi duri». Marce di protesta e di astensione dal pagamento delle tasse rientrano appunto fra questi. Già lo scorso anno, l'aw. Cesare Caire, di Casale, a nome di un gruppo di agricoltori «attaccati» dai diserbanti, aveva inoltrato al giudice una denuncia contro ignoti. Anche quest'anno il battagliero legale vuole tornare alla carica, ma la sua azione rischia di trasformarsi in una lotta donchisciottesca contro i mulini. «La mia battaglia ha purtroppo dei limiti — osserva l'aw. Caire —, è la stessa legge ad ostacolarla. Infatti, il decreto ministeriale dell'agosto '70, che vieta l'uso dei diserbanti nocivi, è stato in parte falsato da un successivo decreto apparso qualche mese dopo. In esso s'afferma che è provvisoriamente consentita l'immissione in commercio di prodotti che contengono 2,4,5T e TP; ciò significa che è implicitamente consentita anche la produzione di tali diserbanti, fermo restando il divieto dell'uso». E1' dunque- un controsenso legislativo che «imbriglia» il giudice al momento della sentenza. «Le uniche armi a noi concesse per combattere questo tipo d'inquinamento — aggiunge l'avvocato Caire — sono l'articolo 635 del CP che prevede il reato di danneggiamento nonché un testo unico di leggi sanitarie che possono usare i sindaci e gli ufficiali sanitari. In verità è troppo poco per combattere un disastro ecologico». Esistono alternative al 2,4,5TP quali il Tripion CB e il Basa gran. Essi sono diserbanti a carattere innocuo e assolvono egregiamente il compito di distruggere la «gramigna». Ma i risicoltori obiettano che il loro costo è eccessivo e la resa non sempre proporzionata alle aspettative. Cosi, molti produttori di riso continuano a usare il vecchio diserbante messo al bando e non sembra che vogliano desistere da tale condotta. Anzi è sorto un vero contrabbando del veleno, con acquisti alla borsa nera e impieghi notturni di diserbante, alla larga da occhi indiscreti. L'Ente nazionale risi, a Vercelli, scuote le spalle e sconfessa i risicoltori che continuano ad usare il 2,4,5TP. Anzi, li definisce «un manipolo di sconsiderati». L'industria milanese che produce il diserbante vietato non vuol sentire parlare di responsabilità diretta e rileva d'aver già messo in commercio un diserbante sostitutivo «approvato e registrato dai ministeri della Sanità e dell'Agricoltura». Frattanto, sui vigneti del Monferrato continuano a depositarsi le «polveri» atomizzate del venefico diserbante e chi ci rimette sono i contadini. «Za situazione tende ad aggravarsi, se non s'interviene in tempo», afferma il dottor Secondo Guaschino, noto immunoematologo di Casale. E aggiunge: «L'uso intensivo dei diserbanti venefici nelle risaie provoca alterazioni negli individui e nella natura. Ecco un esempio allarmante, quello del ritorno nelle nostre zone della zanzara anofele, trasmettitrice della malaria. I diserbanti hanno ucciso le rane e queste ultime, non dimentichiamolo, sono ghiotte di insetti, tra cui le zanzare. Per il momento, il ritorno di questo insetto malarigeno non preoccupa eccessivamente; ma cosa potrà accadere in futuro, se continueremo ad alterare l'equilibrio della natura?». La battaglia degli agricoltori della collina contro l'inquinamento diventa dunque la battaglia di noi tut¬ ti. Edoardo Ballone

Persone citate: Barbera, Caire, Cantavenna, Cesare Caire, Guaschino, Luigi Sorisio, Sorisio