Roma berrà il lago di Bracciano di Franco Giliberto

Roma berrà il lago di Bracciano Continua l'allarmante viaggio nell'Italia della sete Roma berrà il lago di Bracciano Il progetto di approvvigionamento è pronto - Se non sorgeranno ostacoli l'opera sarà completata entro il 1980 - Gli impianti della capitale, d'avanguardia per certe soluzioni, sono insufficienti nel settore della distribuzione - I rubinetti delle case sono spesso asciutti: in parecchi quartieri l'acqua viene a mancare per ore, creando serie difficoltà ai cittadini - Il fabbisogno per oltre 3 milioni di abitanti è di 700 litri al giorno prò capite, ne vengono erogati soltanto la metà - Il programma per il futuro: captare le sorgenti delle C a por e nella Valle del fiume Farfa, del Per t uso e dell'alta Valle dell'Ari iene (Dal nostro inviato speciale) Roma, luglio. Di questi giorni, con il sole che picchia implacabile, molti romani rimangono sotto la doccia insaponati, in attesa che torni l'acqua improvvisamente sparita dalle tubazioni. C'è chi non può tare il bucato, chi non ha previdentemente riempito qualche pentola di buon mattino e deve rinunciare agli spaghetti. Chi si lava i denti con la minerale. Ma vai a visitare i centri idrici della città e rimani stupito dalla loro bellezza architettonica. Semplici serbatoi cilindrici oppure ovoidali, con funzione distributrice dell'acqua che in essi affluisce dalle varie condotte adduttrici? Macché. Opere d'arte, valori estetici di gran pregio. Assurda pretesa Alla Cecchina — che dovrebbe dar da bere a Monte Sacro, a parte di Pìetralata e alle borgate San Basilio e ponte Mammolo — ci sono tre agili colonne che reggono, a 30 metri dal suolo, un anello colmo di 850 tonnellate d'acqua. Il centro idrico di Monte Mario è una specie di piramide rovesciata, in parte cava, che poggia su vasche interrate. A Monteverde c'è quello che sembra un piccolo, elegante grattacielo, sede di uffici: e invece ha incorporata una torre di 45 metri per 12, il cui contenuto abbevera lo stesso quartiere di Monteverde, quello della Garbatella, e quando c'è eccedenza d'acqua, i centri del Gianicolo e di Villa Pamphili. Alcuni di questi impianti, per «purezza di linee e soluzioni tecniche», sono citati da riviste specializzate o hanno vinto premi quali migliori progetti realizzati nel Lazio. Ciò non conforta la maggior parte dei romani, che ricevono l'acqua a casa con il sistema della «bocca tassata». Hanno cioè sulla terrazza del proprio stabile, o in soffitta, uno o più «cassoni domestici», alimentati di continuo. ma lentamente. Facciamo il caso di un edificio con una trentina di appartamenti, abitati da un centinaio di persone. I rubinetti d'ogni alloggio prendono acqua dalle cisterne poste all'ultimo piano. Fa caldo, tutti gli inquilini consumano più del solito. I cassoni, già semivuoti alle 10 del mattino, a mezzogiorno sono quasi secchi: la «bocca tassata» che li rifornisce ha un getto sottile: perché le piccole cisterne siano di nuovo colmate dovrebbe passare qualche ora, senza che nessuno, ai piani inferiori, tenesse aperti i rubinetti. Pretesa assurda: chi rinuncia a riempire, magari soltanto goccia dopo goccia, un catino, una pentola o un bicchiere? E così tutti senz'acqua, in certi giorni di calura. Finché la notte, con il sonno dei più, permette ai «cassoni domestici» di ritornare al massimo livello. I romani trattati a «bocca tassata» sono quasi 2 milioni e mezzo (esistono più di 170 mila utenze di questo tipo); altri 600 mila hanno il servizio a contatore. Quest'ultimo criterio di distribuzione è senza dubbio più moderno e razionale. Dicono i tecnici dell'Acea, Azienda comunale elet- tricità ed acque: «Con il contatore sì eliminano i pericoli d'inquinamento derivanti dal ristagno nei cassoni e nello stesso tempo si mette in condizione l'utente di prelevare tutta l'acqua che gli occorre durante la giornata. Dal 1963 l'Acea ha realizzato molti grandi serbatoi idrici, della capacità complessiva di oltre 135 mila metri cubi d'acqua. Ha messo in opera 200 chilometri di condotte annientatrici che partono dai centri stessi; mille chilometri di condotte distributrici per potenziare la rete esistente e per la creazione della nuova rete a contatore. C'è il progetto generale per l'adduzione e la distribuzione di nuove acque in Roma. Esso prevede di raggiungere l'80 per cento delle utenze a contatore non prima del 1985». Ancora dieci anni di sete estiva inappagata, dunque, per una gran parte di romani? Un funzionario dell'Acea commenta: «Il problema è nazionale, non soltanto romano. Lei ha visto pochi giorni fa la situazione di Palermo, ora si sofferma sulle difficoltà di Roma. Ma crede che nel Settentrione le cose vadano meglio? Ci sono guai a Genova e a Milano, a Firenze e a Ravenna. Sono tornato oggi in aereo da Torino. Ero ospite di amici presso piazza Statuto. Bene, in quella casa del centro non c'era acqua fin dalle sette del mattino. La stessa cosa accadeva, in certe ore, nelle case di piazza San Carlo e in tante altre zone della città. I torinesi prendono la macchina, vanno in gita lungo la Valle d'Aosta, vedono scendere ricchi torrenti dai monti, ammirano le piccole cascate, i ruscelli. Possibile, si domandano, che tutto questo ben di Dio non possa essere convogliato nei rubinetti? E' difficile spiegare perché sia in Piemonte sia nel Lazio il problema dell'approvvigionamento idrico è enorme. E' scoppiato nelle mani dei tecnici in questi ultimi anni, stiamo facendo il possibile per risolverlo». Il senatore Medici, che fra il '68 e il '70 aveva presieduto la Conferenza nazionale delle acque, conclude la sua relazione generale, apparsa nel '71, con queste parole: «Il bisogno urge, il problema è entrato nella coscienza di tutti. E' dunque necessario correre prontamente all'azione, poiché ogni ulteriore indugio potrebbe recare irreparabili danni». Indugi in passato ce ne sono stati, dunque. Siamo ancora una volta — come in tanti altri importanti settori della vita pubblica — in ritardo con le realizzazioni, in ritardo nelle previsioni. Centi naia di migliaia di italiani a bocca asciutta, d'estate, per il cronico difetto di programmazione che travaglia il Paese. Vedremo i guai di altre grandi città, Torino compresa. Quanto a Roma, oggi vive nella speranza della rapida esecuzione di opere idrauliche che possano garantirle un rifornimento costante e sufficiente. I cittadini della capitale dispongono attualmente ciascuno di 350 litri d'acqua al giorno. Per evitare arrabbiature e rubinetti che zampillano a smozzichi, dovrebbero averne il doppio. C'è un progetto, in alcune parti già realizzato, che riguarda il 1983. A quell'epoca la popolazione romana sarà di 3 milioni 800 mila abitanti. La dotazione di ognuno dovrebbe raggiungere i 700 litri d'acqua al giorno, nelle previsioni dei tecnici. Come in guerra Dove prenderla? Le maggiori fonti d'approvvigionamento odierne sono le sorgenti del Peschiera, a Sud-Est di Rieti; gli impianti dell'ex società «Acqua Marcia», nella Valle dell'Amene, 30 chilometri a Est di Roma; una serie di pozzi artificiali che succhiano dalle falde del territorio comunale e sono connessi alla rete idrica principale. Raddoppiata nel '71, la condotta che scende alla capitale dalle sorgenti del Peschiera ha già dato un contributo notevole al miglioramento della situazione generale. Ma con altre opere di captazione (sorgenti delle Capare, nella Valle del fiume Farfa, del Pertuso, nell'alta Valle dell'Aniene) un'opera che non dovrebbe insabbiarsi nelle secche della burocrazia riguarda lo sfruttamento del Lago di Bracciano. Grande serbatoio naturale, può far fronte alle richieste della città nel periodo estivo. Secondo il piano dell'Acea, la condotta che dal lago dovrà convogliare un grande flusso verso Roma sarà pronta entro il 1980. Le acque di Bracciano, captate a 50 metri di profondità, sono già state analizzate e si è stabilito quale scrupoloso sistema depurativo dovrà essere usato per la loro potabilizzazione. Dal punto di vista tecnico non ci sono ostacoli insormontabili. Ciò che rimane problematico è l'adeguamento degli impianti alle aumentate necessità della popolazione. Se oggi a Roma e in altre grandi città c'è tanta penuria d'acqua è per la mancata previsione di una massiccia crescita demografica. Che cosa accadrà in avvenire? Il piano regolatore generale degli acquedotti italiani stima che entro il 2015 Roma avrà 5 milioni 600 mila abitanti, l'Italia 74 milioni. Le tegole del crescente inquinamento ambientale sono cadute sempre più frequenti sulla comunità in questi ultimi anni. Da molti segni premonitori anche il problema dell'approvvigionamento idrico (legato d'altronde a quello dell'inquinamento del suolo) sta assumendo aspetti preoccu panti. L'impegno dei tecnici è necessario. Ma rimarrà vano senza una ferma volontà dei politici di soddisfare con strumenti adeguati un'esigenza irrinunciabile della vita civile: la disponibilità d'acqua, senza razionamenti come se fossimo in guerra. Franco Giliberto Roma. Acqua razionata in molte abitazioni: un ragazzo si rifornisce ad una fontanella di Trastevere (Foto Team)

Persone citate: Centi, Farfa, Pertuso