Dai caccia ai muscoli bianconeri

Dai caccia ai muscoli bianconeri La romanzesca vita di Sarroglia per 22 anni con la Juve Dai caccia ai muscoli bianconeri Il massaggiatore, a 63 anni, ha deciso di andare in pensione, anche se Boniperti sta cercando di trattenerlo - Nato a Lione, ha navigato a lungo con la Marina militare - Pregi e difetti di giocatori visti dalla panchina - Un giudizio su Haller; "Helmut è un birichino" - Ora" Derio" penserà ai nipotini e alla pesca «O mi premiano o mi castigano». Desiderio Sarroglia ha terminato con la finalissima di Coppa Italia contro il Milan, all'Olimpico, la sua lunga attività di massaggiatore nella Juventus. Ventidue anni alle dipendenze della società bianconera. «Derio» ha conosciuto centinaia di giocatori, ha vinto sette scudetti e tre Coppe Italia, ha seguito la squadra in partite nazionali ed internazionali. Ora, a 63 anni, ha deciso di sospendere definitivamente il lavoro. Sarroglia spiega: «Per l'età e motivi di famiglia m'interesserò soltanto da tifoso della Juventus. Non ci sarò più nel ritiro di Villar. Lascio il compito a Luciano Demaria, che è un giovane dinamico, con carattere. Non ho rimpianti: ho fatto il mio dovere, adesso è giusto che il posto venga occupato da un altro». Il «tira e molla» tra Sarroglia e la Juventus è iniziato un anno fa. «Derio» annunciò il ritiro, ma il presidente Boniperti riuscì a convincerlo con mille parole a rimanere ancora per una stagione. Ora Boniperti non vuole sentire ragioni. Vorrebbe ancora vedere Sarroglia in panchina con a cassetta dei medicinali al fianco. E' troppo legato da affetto e stima professionale al massaggiatore. Boniperti ha avuto alcuni colloqui con Sarroglia per convincerlo a rimangiarsi la decisione. «Gli manderò una lettera — dice "Derio" — nella quale spiegherò i motivi del mio ritiro». Sarroglia ha un passato avventuroso. E' nato in Francia, a Lione, dove i genitori s'erano trasferiti per lavoro. A quattro anni rimase orfano e fu allevato da una zia che s'occupò della sua educazione mandandolo in collegio. A 17 anni s'arruola volontario in Marina. Dodici anni d'imbarco su navi da guerra, lo Zeffìro, l'Antares, il Perseo, il Monfalcone e tante altre. Gira il mondo sui cacciatorpedinieri con la qualifica d'istruttore di educazione fisica. E' attirato dallo sport, pratica parecchie discipline: calcio (giovanissimo ha giocato come mediano sinistro nel Virtus), pallavolo, pallacanestro, canottaggio, tiro alla fune. Nel '32 vince il campionato piemontese di lotta greco-romana nella categoria dei medi leggeri. Ricorda sorridendo: «Una volta mancava un peso leggero. Io e Piero Bruni tirammo a sorte. In una settimana mi toccò dimagrire di cinque chili per gareggiare». Sarroglia prende parte alla guerra di Spagna, poi è a Tripoli e nel '41-'42 a Tobruk quando le forze italiane sono costrette a ripiegare di fronte all'avanzata degli inglesi. E' congedato dalla Marina nel '47. L'attività di massaggiatore e di callista diventa il suo lavoro. Nel '51, il vecchio masseur della Juventus Angeli lascia il posto all'amico. Sarroglia, tifoso da tempo della Juve, accetta subito l'incarico, ha una gran voglia di lavorare per i bianconeri. Il dottor Giovanni Agnelli è alla presidenza del club, che s'aggiudica lo scudetto. * La posizione del massaggiatore d'una squadra è delicata. Ha il compito di «curare» fisicamente ed anche psicologicamente i giocatori. Sarroglia è a contatto nella sua lunga carriera con tanti trainers, con tanti campioni. Conosce pregi e difetti di ogni uomo. Dice: «Charles aveva un fisico ed un carattere di ferro. Non si lamentava mai. Il comportamento di Heriberto Herrera mi infastidiva. Trovavo poco educato il suo modo d'impartire ordini troppo duri. Mi sono trovato bene invece con i vari Sarosi, Brocic, Vycpalek, un buon padre per i giocatori». E Haller? «Helmut è un birichino. Ogni mattina si confidava con me, raccontandomi i suoi problemi, quasi volesse risolverli all'istante». A Sarroglia hanno voluto bene. Dalle riserve ai fuo¬ riclasse. Lentamente accompagna diverse «generazioni calcistiche». Dagli Hansen, Prest, Muccinelli, Boniperti, ai Sivori, Nicole, agli Anastasi, Altafini. «Derio» va incontro con un esperto consiglio ai tipi più umili, ai più bizzarri. «Una volta — dice — i giocatori erano molto più seri, adesso i tempi stanno cambiando...». / calciatori gli affibbiano diversi appellativi. Lo chiamano «cinese», Jean Gabin, spesso non gli risparmiano scherzi che indicano confidenza, affetto. Per anni Sarroglia «vive» con la squadra. S'interessa dell'alimentazione, dei tanti, pìccoli problemi che possono nascere nel corso d'un ritiro, d'una tournée. Dice con un tono fermo di voce: «Per fare il massaggiatore è necessario avere molto carattere, comprendere il più possibile i ragazzi. Questo lavoro mi ha dato grandi soddisfazioni. Lo rifarei ad occhi chiusi anche se non sono mancati i sacrifici. Amo la Juventus, è difficile spiegare la signorilità di questa società». Sulle esperienze di vita di Sarroglia si potrebbe scrivere un libro, lui stesso potrebbe rimanere per ore ed ore a raccontare gli episodi amari e belli che lo hanno visto in un certo qual modo protagonista. Sarroglia preferisce mettersi in disparte con quella modestia e serietà che lo hanno sempre contraddistinto. Un salto alla partita, a pescare con gli amici e la tranquilla esistenza con la moglie Maria ed ì nipotini Giacomo e Paolo. Soltanto questo ora, giustamente, si propone «Derio». Intanto Sarroglia, mentre i giocatori juventini sono in vacanza, continua l'attività a casa, indubbiamente meno stressante di quella svolta ogni domenica al Comunale, in trasferta, con la neve, il fango o il caldo torrido. Decine di persone s'affidano alle sue mani magiche. I giovani che iniziano il suo lavoro spesso gli telefonano per utili- eonsigli.-Derìo non può però dimenticare il prezioso servizio dato con passione alla Juventus. Spesso sfoglia l'album delle fotografie e commenta i ricordi ingialliti con commozione: « Che fenomeno quel Sivori, che brava persona Boniperti! ». Ferruccio Cavallero Devio Sarroglia con la moglie (Foto Moisio) Sarroglia in campo, ai tempi di Omar Sivori e Carletto Parola

Luoghi citati: Francia, Italia, Lione, Spagna, Tripoli