Il rispetto per la montagna inizia nelle aule scolastiche di Gigi Mattana

Il rispetto per la montagna inizia nelle aule scolastiche Discusso in un convegno di esperti a Milano Il rispetto per la montagna inizia nelle aule scolastiche Fra i vari problemi montani c'è quello ecologico • Il Lago Blu di Cervinia e quello di Carezza contaminati - Intervento di "Italia Nostra" (Dal nostro inviato speciale) Milano, 4 luglio. Tutto può servire affinché la montagna mantenga inalterati i suoi valori, ma gli sforzi resteranno inutili fino a quando si assisterà ancora allo spopolamento delle zone montane e chiunque vi sale non acquisterà la coscienza civica che impedisce di deturparla. Questo, nell'ambito della seconda giornata del convegno «La montagna e i suoi valori» è il risultato e il programma dei dialoghi. Un esempio è quello della Calabria. L'altopiano della Sila occupa un sesto della superficie regionale, era una montagna povera abbandonata dall'uomo e in una caotica situazione alluvionale a causa dei disboscamenti provocati dalla guerra. «Con la costituzione dell'Ente valorizzazione Sila — dice l'ingegner Ugo Petrillo — abbiamo sanato una situazione che minacciava di precipitare. Dopo i grossi lavori di ricostituzione boschiva e di bonifica del suolo, 15 mila famiglie si sono insediate sull'altopiano, i primi impianti di risalita hanno fatto passare gli sciatori dai tremila del 2966 ai 50 mila attuali. Vent'anni fa la Sila era un'isola di miseria, ora può diventare vrja zona privilegiata». Gli esperti vedono il futuro economico della montagna come una somma di attività lavorative che garantiscono l'occupazione a buon livello retributivo. Finora, però, soltanto il turismo è venuto a salvare valli condannate all'abbandono. Basti pensare che quel paese fortunato che è Cortina d'Ampezzo ha visto in- pochi anni aumentata la sua popolazione del 40 per cento quando nel resto del Bellunese è diminuita del 17 per cento. Impianti di risalita Quando si parla di turismo montano si cade necessariamente nello sci: «Lo sci finora si è basato troppo sugli impianti di risalita — dice Ugo Uling, esperto di ingegneria dei trasporti —. Soltanto ora si comincia a capire che la funivia e la seggiovia possono essere l'ultimo grido della tecnica, ma ai turisti interessano le discese». E qui si impone una scelta: se si vuole mettere in piedi un centro turistico funzionante è farisaico pensare al sacrificio di qualche abete per creare le piste. I percorsi per lo sci dovranno essere i più larghi ed agibili possibile, ferme restando cer¬ te regole elementari di tutela dell'ambiente. Di problemi la montagna ne ha a migliaia e una parte del convegno è stata dedicata al Cai e al soccorso alpino in particolare. Negli ultimi anni il numero di incidenti in montagna è aumentato costantemente. Il 75 per cento dei feriti o delle vittime è composto da gente che ha affrontato la salita con troppa incoscienza. Per vegliare su chi va in montagna sono dìslocate 170 stazioni di soccorso con un corpo di 4500 uomini tra volontari e guide. Per tutto ciò che richiede un simile apparato il Cai può stanziare soltanto 30 milioni all'anno. / corsi d'alpinismo «Teniamo corsi annuali di alpinismo ad alto livello, di medicina, esercitazioni con cani da valanga — dice Ugo Toniolo, direttore del soccorso alpino —, ma se i soldi a noi concessi saranno sempre così scarsi ci. troveremo in difficoltà per continuare a fornire gli stessi servizi». Il convegno è stato anche la palestra ideale per parlare di sport. Alpinisti notissimi di ieri come Cassin e De Tassis, e di oggi come Maestri, Gogna e Mellano, si sono trovati pressoché d'accordo nell'aifermare che la forma più spinta di amore per la montagna è in continuo aumento e i risultati sportivi non hanno meno valore di quelli del periodo eroico. L'alpinismo è quella che Cesare Maestri definisce «la più bella forma di anarchia che permette di usare ogni mezzo per salire». Dall'alpinismo allo sci. Al fondo, soprattutto, magnificato dai fratelli Stella, i vincitori del trofeo Mezzalama, come uno sport facile, senza pericoli, dal costo estremamente modesto e che, si dice, aiuta l'uomo a restare giovane. E infine si tocca l'argomento che brucia, che chi si occupa di montagna non può ignorare: l'ecologia. Di ecologia si è parlato e si parla molto, alcuni dicono addirittura troppo, ma chi non ha visto il Lago Blu di Cervinia o quello di Carezza immerso in una montagna di rifiuti o un rifugio ridotto ad un letamaio dopo il weekend non può capire quanto il problema sia assillante. E' come sempre principalmente una questione di educazione. Occorrerebbe, come diceva Riccardo Cassin, far imparare ai giovani nelle scuole questa forma di pulizia verso la natura. Giuliana Ricci, di «Italia Nostra», ha parlato di inizia¬ tive di gruppi che hanno trascorso le vacanze nel parco del Gran Paradiso riparando le baite o sistemando i sentieri. Il generale Raserò ha illustrato l'attività di squadre di pulizia montana nel Biellese, ma è una goccia nel mare. Quando si capirà che la montagna la si offende non soltanto costellandola di bottigliette o cartacce, ma anche strappando fiori a centinaia per il solo gusto di vederli appassiti, si sarà fatto un passo avanti. La montagna è un patrimonio di tutti, anche dei maleducati, e gli effetti del vandalismo e dell'ignoranza potremmo pagarli cari. Il Presidente della Repubblica ha detto recentemente al convegno di Urbino che «il dramma dell'ecologia ci è esploso nelle mani». La situazione è grave, ma il problema si può ancora risolvere. Ma con l'impegno di tutti, non con una vuota retorica. Gigi Mattana

Luoghi citati: Ampezzo, Calabria, Italia, Milano, Urbino