Il turismo salverà le ione montane? di Gigi Mattana

Il turismo salverà le ione montane? Un convegno a Milano Il turismo salverà le ione montane? Molte valli condannate allo spopolamento hanno avuto un rilancio con il miracolo dello sci (Dal nostro inviato speciale) Milano, 3 luglio. « Montagna uguale civiltà. In un ambiente a prima vista così ostico per l'uomo, questi è riuscito veramente a realizzare se stesso, a uscire da un microcosmo di solitudine per creare rapporti sociali che hanno avuto millenni di vita: lo sr<*rt, l'alpinismo, lo sci e, da ultimo, l'ecologia sono venuti modo tempo dopo, quando ormai stare in montagna era già L'etichetta di un modo di vìvere ». Con queste parole di Remo Griglie si è aperto a Milano il convegno organizzato dalla Gazzetta dello Sport che ha come tema « La montagna e i suoi valori ». Ma quali sono questi valori, che cosa riceve l'uomo dalla visione o dalla scalata di un monte, dall'abitare in una pineta? «La montagna — dice l'avvocato Cesare Bonacossa, vicepresidente dell'Istituto di studi sul Medio ed Estremo Oriente — da sempre ha dato un contributo alla civiltà, alla formazione d'una coscienza. Basti pensare all'Hi- malaya, a quel mondo di rocce e ghiacci dove anche il buddismo s'è dovuto trasformare in lamaismo perché lo schema mentale dei montanari è tutt'altra cosa che quello degli abitanti della pianura». E i monti sono rimasti cosi per secoli testimoni di rapporti sociali, di mentalità certo più introversi che altri ma tanto più genuini. «Poi — ha continuato Bonacossa — sono arrivati gli scienziati, dopo gli alpinisti, infine gli sciatori. Negli ultimi cinquant'anni tante valli che sarebbero state condannate allo spopolamento hanno trovato una nuova dimensione grazie al miracolo dello sci, ma in fondo è poi sempre la montagna a vincere: ha avuto dall'uomo una vita nuova, ma ci ha dato in cambio una gioia dì vivere che prima non possedevamo». Ogni anno la folla degli sciatori aumenta e l'organizzazione complessa che ormai comporta la creazione e la gestione di una stazione invernale interessa sempre più da vicino l'essenza stessa della montagna e può tradursi in convivenza pacifica o lotta aperta tra uomo e natura. Un valido tentativo per avvicinare la montagna al maggior numero possibile di persone senza ferirla troppo è stato fatto dalla Società Funivie Val Veny di Courmayeur. L'attrezzatura è imponente: gl'impianti di risalita e le piste reggono pochi confronti per portata e funzionalità, eppure i tagli di alberi sono stati ridotti al minimo, i tracciati inerbati artificialmente e la valle, inaccessibile d'inverno alle auto, pur con migliaia di sciatori mantiene tutta la sua ovattata bellezza. « E' un dialogo di tipo nuovo — dicono i dirigenti della società — quello che noi facciamo con gli sciatori. Non vogliamo mettere tanto in evidenza l'aspetto sportivo dello sci, quanto piuttosto invitarli a un ritorno alle origini quando muoversi su quei due pezzi di legno significava avvicinarsi alla montagna». L'Italia, si sa, per molti stranieri è il Paese del sole e del mare, eppure quasi quattromila Comuni con oltre otto milioni d'abitanti sono situati in zone montane. Di qui nasce una serie di problemi d'ogni tipo — sociali, economici, idrogeologici — che finora ben raramente sono stati risolti. E il futuro cosa riserva agli abitanti delle Alpi e degli Appennini? Il Friuli, ad esempio, è una regione fatta a metà di montagne, e povera per giunta. Nel decennio dal '61 al '71 si è registrato un tasso di spopolamento del 17 per cento quando in altre regioni alpine, come il Trentino e la Valle d'Aosta, gli abitanti sono invece lievemente aumentati. «Come primo obiettivo ci siamo imposti una politica per frenare questo esodo — afferma l'avv. Antonio Comelli assessore regionale per l'Agri coltura, Foreste e l'Economia montana — e l'apparato della Regione, se messo in grado dallo Stato di funzionare, può svolgere una notevole mole di lavoro per risolvere questi problemi. Ci siamo dati da fare in ogni campo, abbiamo varato un piano di ristrutturazione delle malghe, creato due parchi naturali e stiamo cercando di ridurre l'eccessivo frazionamento del patrimonio zootecnico ». L'Italia ha visto diverse leggi per la montagna ma, vuoi per la scarsità di fondi vuoi per la fumosità burocratica di certi articoli (Palermo, a esempio, data la presenza del Monte Pellegrino era considerato Comune montano), i risultati non sono stati certo incoraggianti. «E intanto — dice l'avv. Oberto, presidente dell'assemblea regionale piemontese — il montanaro continua a sentirsi un cittadino di Serie B. La nuova legge del 72 sulle comunità montane offre tutti i veicoli amministrativi per frenare lo spopolamento patologico, per indurre i montanaro ad assumere una visione zonale non più campanilistica dei loro problemi ». Gigi Mattana

Persone citate: Antonio Comelli, Bonacossa, Cesare Bonacossa, Oberto, Remo Griglie