Documento di Almirante contro ipartigiani trasmesso da lucia al tribunale di Roma

Documento di Almirante contro ipartigiani trasmesso da lucia al tribunale di Roma Si riferisce al bando del '44 che minacciava la pena di morte Documento di Almirante contro ipartigiani trasmesso da lucia al tribunale di Roma E' un telegramma nel quale l'allora capogabinetto del ministero della Cultura popolare ricordava la necessità di applicare le sanzioni previste dal famoso manifesto contro i "ribelli" - L'attuale segretario del msi ha sempre sostenuto che quel manifesto (pubblicato da "l'Unità") era falso - Il processo è stato rinviato al 18 settembre (Nostro servizio particolare) Roma, 3 luglio. Per Giorgio Almirante grossi pericoli in vista. Il segretario politico del msi corre due rischi, uno politico-morale ed uno giudiziario: non convincere, innanzitutto, il tribunale di essere rimasto sempre estraneo — come sostiene — alla lotta antipartigiana nel 1944 quando era funzionario della Repubblica di Salò ed essere, in conseguenza, incriminato per calunnia. Tutto è incentrato su una lunga polemica con la quale soprattutto i giornali di sinistra e di estrema sinistra hanno investito Giorgio Almirante attribuendogli la responsabilità di essere stato «un torturatore ed un massacratore di partigiani» quando era capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare a Salò. a conferma della validità di affermazioni cosi gravi gli accusatori hanno rivelato l'esistenza di un documento senza dubbio importante: un manifesto nel quale il futuro segretario del msi ricordava, in pratica, a tutti i militari di presentarsi ai reparti perché altrimenti sarebbero stati fucilati. Giorgio Almirante reagì subito con una querela sostenendo di non avere mai firmato un manifesto del genere: ma sinora in tutti i tribunali dove si è presentato per chiedere la condanna di coloro che lo avrebbero, secondo lui, diffamato, i giudici gli hanno sempre dato torto. Quel documento al quale si riferiscono gli avversari di Giorgio Almirante è davvero autentico o si tratta di un falso come sostiene il segretario del msi? L'interrogativo, già risolto in altre sedi, è stato affrontato oggi, forse per l'ultima volta, dal tribunale romano attraverso la querela che il parlamentare missino ha presentato contro l'Unità e Il Manifesto ed in modo specifico contro i due direttori a a n a à a a à o i responsabili: Carlo Ricchini e Luciana Castellina. Una circostanza è emersa oggi che potrebbe aver dato una svolta determinante alla situazione: la prefettura di Lucca ha informato il tribunale di avere rintracciato nei suoi archivi un telegramma (numero 12.282) con cui l'8 maggio 1944 l'allora capo di gabinetto del ministro della Cultu rapopolare, iorgio Al mirante, ricordava ai capi delle Province il testo del manifesto contro i partigiani e gli sbandati. «Alle ore 24 del 25 maggio — veniva sottolineato da Giorgio Almirante — scade il termine stabilito per la presentazione ai posti militari et di polizia italiani et tedeschi degli sbandati et appartenenti at bande. Entro le ore 24 del 25 maggio gli sbandati che si presenteranno isolatamente consegnando le armi di cui son eventualmente in possesso non saranno sottoposti at procedimenti penali e nessuna sanzione sarà presa at loro carico secondo quanto est previsto dal decreto del 18 aprile. I gruppi di sbandati qualunque ne sia il numero dovranno inviare presso i comandi militari et di polizia italiani et tedeschi un proprio incaricato che prenderà accordi per la presentazione dell'intero gruppo et per consegna delle armi. Anche gli appartenenti at questi gruppi non saranno sottoposti at alcun processo penale at sanzione. Gli sbandati et gli appartenenti alle bande potranno presentarsi at tutti i posti militari et di polizia italiani o germanici. Dopo le ore 24 del 25 magggio tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge et passati per le armi mediante fucilazione nella schiena. Vi prego curare immediatamente affinché testo venga affisso in tutti i comuni vostra provincia. Firmato: Per Mro Mezzasoma, capo gabinetto Giorgio Almirante». L'importanza di questa comunicazione della prefettura di Lucca al tribunale si può dedurre soprattutto se si tiene conto della tesi difensiva dell'on. Almirante: che, cioè, il documento è falso perché, come capo di gabinetto, non ne ha mai firmato uno di questo tenore e perché, comunque, l'otto maggio 1944 egli non aveva ancora il posto che avrebbe assunto soltanto quattro giorni dopo. e a o a i i a 8 Giorgio Almirante (non presente oggi in aula) avrebbe voluto — questa la sua richiesta fatta attraverso il difensore, sen. Gastone Nencioni — tornare davanti ai giudici perché gli fosse possibile spiegare meglio le ragioni per cui ritiene di non essere stato mai un « torturatore » o « un seviziatore » di partigiani e, soprattutto, per chiarire che, all'epoca in cui il documento fu trasmesso ai capi delle Province, non era ancora in carica. Il segretario del msi si è trovato tutti contro in aula: il pubblico ministero, i difensori dei giornalisti e lo stesso tribunale. Il dott. Vittorio Accorsio ha detto che un nuovo intervento di Almirante non era necessario ed ha accennato al suo proposito di procedere a talune indagini, una volta concluso questo processo. « Almirante per difendersi ha sempre sostenuto — questa è la tesi del p. m. — che il documento è falso. Se, invece, dovesse risultare autentico, allora si potrebbe parlare di calunnia nei confronti di coloro che sono stati accusati da Almirante di avere artefatto il documento ». I difensori (avv. Malagugini e Tasitano) hanno eescluso che siano necessarie altre indagini in attesa della discussione ed hanno anticipato le loro tesi osservando che, a parte l'autorità della fonte che ha trasmesso il documento al tribunale, esìste la Gazzetta Ufficiale dell'epoca a provare come Almirante sia diventato capo di gabinetto non già il 12 maggio, come egli sostiene, ma il 5 maggio. Guido Guidi 70/0 SC aa-Po8t\ Civile -301-( PO 213 .8 10/30)-C.4?X- t"**7irT«M A. V. tt3N5<fc-jytfSr<<}dtY<,'o tosto 4eoceto--10.<JlprJJLc-.C.J. trnstfesto lanciato 3bv-ii.fi.tl a* ««u'-to àegu.e-Iccte.-{..} - —••• Ar" •Alle'orw 34 del 25 neg**» se aS e "il terrine stabilito par la preeent azione al r*n%'. 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Luoghi citati: Lucca, Roma, Salò