Voci si levano da tanti Paesi per la pace in Medio Oriente di Loris Mannucci

Voci si levano da tanti Paesi per la pace in Medio Oriente Per evitare "una guerra dei cent'anni,, Voci si levano da tanti Paesi per la pace in Medio Oriente Un appello di intellettuali e politici per giungere a un'intesa evitando nuovi spargimenti di sangue - Agli arabi: "Non potete vincere una guerra aperta contro Israele" - Invito agli israeliani a riconoscere i palestinesi; a questi di abbandonare la via dei compromessi dopo le stragi (Dal nostro corri spandente ) Parigi, 30 giugno. Le voci secondo cui il ministro degli Esteri francese, Michel Jobert, sì recherà in Israele prima della fine dell'anno non sono confermate a Parigi. E' certo però che le relazioni franco-israeliane sono migliorate. Il governo di Parigi mantiene l'embargo sulle armi a destinazione d'Israele, ma ha rinunciato oramai al progetto gollista dì far imporre dai « quattro grandi» la soluzione al conflitto del Medio Oriente. La pace è ancora lontana. Un appello lanciato di recente da un gruppo d'intellettuali ed uomini politici di vari Paesi incomincia sottolineando che «Il Medio Oriente è minacciato da una guerra di cent'anni ». / firmatari — tra ì quali figurano i socialisti italiani Riccardo Lombardi, Guido Fubini, Mara Magnani Noya, Aldo Zargani, il consigliere regionale piemontese Nerio Nesi ed il comunista Umberto Terracini, al fianco del tedeschi Ernst Bloch, Gunther Grass e Heinz Kuby, dei francesi Jean Cassou, Maurice Clavel, i coniugi Lacouture, Gilles Martinet e Edgar Morin, del compositore Mikis Theodorakis, del britannico Angus Wilson e dell'americano David Riesman — osservano: « Sappiamo che nel Medio Oriente come altrove la guerra si concluderà con la pace: trattative dirette o indirette, concessioni volute o imposte». E rivolgendosi ai popoli arabi, agli israeliani ed ai palestinesi, li invitano a guardare la realtà in faccia per giungere ad un'intesa, prima o poi inevitabile, cessando subito un vano spargimento di sangue. Agli arabi dicono tra l'altro: «Quali che siano le vostre alleanze non potete oggi vincere una guerra aperta contro Israele, e lo sapete. E' quindi opportuno sacrificare il vostro sviluppo e la vostra felicità al sogno della scomparsa d'Israele? ». Essi vengono quindi esortati alla discussione che potrà permettere di « assicurare, nella pace, la rinascita del mondo arabo ». Agl'israeliani l'appello ricorda i passati ideali di giustizia, quando erano nei ghetti da dove sono usciti «per costruire un bastione del quale bisogna fare un Paese con le frontiere aperte, perché saranno più sicure». E lancia l'invito ad «abbandonare la politica di annessione, a riconoscere il popolo palestinese ed a rispettare i suoi diritti nazionali». I firmatari concludono dichiarando agl'israeliani: «Non sarete davvero in casa vostra che quando i palestinesi saranno nella loro ». Ai palestinesi, infine, viene fatto osservare che non riusciranno mai a distruggere Israele, e si dice: « Non potete costruire il Paese al quale avete diritto che al fianco d'Israele, almeno per un certo tempo, e tutto il resto è esilio, guerriglia sporadica, attentati spettacolari e senza domani ». Perciò i palestinesi vengono invitati «a rovesciare la sinistra abitudine della storia che porta al compromesso soltanto dopo le stragi ». Accetteranno gl'interessati quest'esortazione alle trattative? Un piano è stato proposto dal tunisino Habib Bur- ghiba, che l'ha ricordato con un'intervista a Le Monde dichiarando: « Il fondo del problema è che due popoli si contendono lo stesso territorio. Allora io dico: perché non immaginare la spartizione della Palestina fra israeliani e palestinesi? Ogni.popolo, evidentemente, farebbe un sacrificio. Gli israeliani, da parte loro, rinuncerebbero ai territori conquistati con le armi e conserverebbero quelli che sono stati concessi dalTOnu nel 1947 ». Il capo di Stato tunisino afferma che i paesi arabi sono disposti ad « offrire la sicurezza ad Israele insieme alla pace ed alla cooperazione », e aggiunge: « non bisogna farsi illusioni. I paesi arabi non potranno mai fare la pace con Israele se i palestinesi non sono d'accordo. Dunque bisogna creare uno Stato palestinese ». Ma come un'eco negativa alle dichiarazioni di Burghiba, il dirigente palestinese Yasser Arafat afferma che non accetterà mai di cedere un pollice della terra contesa ed insiste sulla necessità di creare uno Stato palestinese, che comprenda tutta la Palestina, sul quale potrebbero vivere insieme i cristiani, gli ebrei ed ì musulmani. La signora Golda Meir, primo ministro d'Israele, ha dichiarato, in un'intervista concessa alla televisione francese, che non accetterà mai di discutere con Yasser Arafat. Loris Mannucci