Il mondo del classico

Il mondo del classico DISCHI Il mondo del classico Due brani particolarmente interessanti: di Caldara e di Benedetto Marcello La Rea fa fruttare abilmente il suo enorme archivio, accumulato attraverso decenni di attività. E' in vendita ora una serie, alla quale è stato dato il titolo «Mondo del classico », serie in cui trova posto un po' di tutto. Come spesso avviene con simili pubblicazioni in chiave prettamente commerciale, accanto a realizzazioni discografiche del tutto scadenti, si trovano gioielli veri e propri: troviamo così Serghej Rachmaninov in veste di solista che interpreta Ghopin; c'è una famosa incisione di Wanda Landowska che suona le Variazioni Goldberg di Bach; c'è il Secondo Concerto per pianoforte ed orchestra di Brahms, suonato da Swiatoslaw Richter con l'accompagnamento della Chicago Symphony Orchestra diretta da Erich Leinsdorf; c'è infine una buona edizione delle Quattro stagioni di Vivaldi con Salvatore Accardo. Accanto a queste ghiottonerie musicali, e discografiche nello stesso tempo, ci sono anche buone edizioni critiche di autori del Settecento italiano curate dai Solisti di Roma; due dischi sui quali attiriamo l'attenzione dei collezionisti: il primo (Rea Victrola Mei 588) è dedicato al Settecento veneziano, il secondo (Rea Victrola Mei 589) al Settecento toscano. Nel primo ascoltiamo il Concerto in la minore per flauto, due violini, violoncello e clavicembalo di Antonio Vivaldi (nella revisione di Angelo Ephrdkian), poi la Sonata a tre, op. 1 n. 4 in si bemolle maggiore per due violini, violoncello e clavicembalo di Antonio Caldara (nella revisione Upmeyer); sul Tetro del disco: la Sonata op. 2, n. 2 in re minore per flauto e clavicembalo di Benedetto Marcello (nella revisione di Tassinari-Torà) e due Balletti op. 3 per due violini, violoncello e clavicembalo di Tomaso Albinoni (nella revisione Perrotti-Coen). Tutto il disco è gradevole nell'ascolto, ma due sono i brani che entusiasmano in modo particolare: quello di Antonio Caldara e l'altro dì Benedetto Marcello. A differenza degli altri due, la cui bellezza e validità viene da noi accettata quasi come ovvia, le sonate di Caldara e di Benedetto Marcello ci colgono impreparati, sorpresi e tanto più affascinati. Il terzo movimento della Sonata di Caldara, un Adagio, è tra le pagine più sconcertanti e belle di quell'epoca feconda. L'iniziale Adagio e il Largo della Sonata marcelliana sono anch'essi molto belli, molto al di sopra delle nostre aspettative, forse anche grazie all'ottima interpretazione del flautista Angelo Persichilli. Nel disco « toscano » invece il pezzo forte sono i Quintetti n. 5 e n. 6 dell'op. 21 di Luigi Boccherini, per flauto e quartetto d'archi. Oltre alle due pagine di Boccherini, conosciute e eseguite con maestria e con bravura dal complesso romano, c'è nel disco una bella Sonata a tre, in do minore, op. 1 di Antonio Veracini, un'altra Sonata a tre in la maggiore di Francesco Geminiani ed infine un Concerto in fa maggiore per clavicembalo, due violini e violoncello di Alessandro Felici (nella revisione Perrotti- .annameo); di quest'ultimo Concerto, molto bello è il movimento centrale, largo ed espressivo. r. la.

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