Il "Festival del mare,, si è aperto tra dissensi di Giorgio Calcagno

Il "Festival del mare,, si è aperto tra dissensi Cinema marinaro a Porto S. Giorgio Il "Festival del mare,, si è aperto tra dissensi Gruppi di giovani contestatori hanno distribuito volantini di protesta - Film, documentari, libri sulla nautica, mostre di pittura e conferenze di navigatori solitari (Dal nostro inviato speciale) 1 Porto San Giorgio, 30 giugno. Il mare invade lo schermo quindici ore il giorno, in tutte le condizioni. C'è la bonaccia del Benito Cereno, la risacca sulla scogliera dell'Uomo di Aron, l'onda lunghissima di Tabù. C'è il mare che squassa1 la goletta del film in costume francese e quello che culla l'incrociatore del «kolossal» di guerra sovietico. Il mare ecologico dei documentari di natura e quello pescoso delle più raffinate imprese sub; il mare tentato da goffi palombari nella guerra italo-turca del 1912 e quello vulnerato dagli aero-siluranti nella battaglia dello Ionio del 1940. Soltanto il mare vero non si vede. E lì, dietro il ponte della ferrovia, chilometri e chilometri di spiaggia che la migrazione dei turisti si prepara a invadere, favorita, quest'anno per la prima volta, dal nuovo allacciamento dell'autostrada. Ma il primo festival internazionale del cinema marinaro — si dice qui — non vuole essere una manifestazione balneare. Dovrebbe promuovere un discorso sul mare a ciclo completo, che comporta l'avventura e la testimonianza, la storia e la scienza naturale. Una organizzazione micidiale nella sua improvvisata efficienza riesce a riempire tutti i «tempi morti» con le conferenze dei navigatori solitari, le mostre di pittura, le rassegne sul libro di nautica. Ci si sazia di immagini marine in 32 millimetri a Porto San Giorgio, fino alle 17; e, dal secondo pomeriggio in avanti, bisogna salire a Fermo, dove il programma continua fino all'una, fra gli stucchi e gli ori settecenteschi dello splendido Teatro dell'Aquila, con le sue quattro file di palchi, testimonianza di un antico e ancor oggi resistente blasone. Sul palcoscenico un'annunciatrice televisiva, che ha preso molto sul serio il suo ruolo mondano, presenta una signora che è stata eletta Lady in qualche crociera transatlantica. Esce Mario Scaccia a recitare Riviere di Montale, e strappa l'applauso destinato all'attore che si è esibito nel pezzo di bravura. Antonella Lualdi, più osservante delle regole, si limita a parlare dei film che ha girato, che girerà, e che sta per girare suo marito, pronto a esordire nella regia. «Vuole fare delle riprese qui, a Porto San Giorgio». Il pubblico batte le mani. Il carattere festivaliero delle serate non piace ai giovani della zona, che le contestano, distribuendo volantini all'uscita. Sono gli studenti di sinistra, gli extra parlamentari, impegnati in vari gruppi di cultura cinematografica, che si sentono esclusi e traditi: «Hanno fatto la rassegna con il denaro dei due Comuni, di Fermo e di Porto S. Giorgio. I voti dei comunisti, a Fermo, sono stati detei minanti. E poi hanno iato tutta l'organizzazione ai romani, perché venissero qui a portarci i loro programmi. C'è di tutto, senza discriminazione. E' stato un atto dì pirateria culturale». Tagliati fuori dalle scelte di partenza hanno deciso di portare ugualmente il loro contributo, discutendo a fondo le proiezioni: in particolare i cinegiornali Luce sulla Marina italiana in tre guerre, che costituiscono uno degli elementi di maggiore curiosità del festival. «Come si fa a darli così al pubblico, senza un commento adeguato?». La direzione del festival prende atto della protesta, accoglie in parte le loro ragioni, in un controcomunicato, fimesso nel pomeriggio. In effetti, i documentari del Luce dovevano essere accompagnati da un catalogo critico, che non è giunto in tempo, per un disguido nei trasporti; si ammette che i film sono forse troppi, e finiscono accatastati, ma si voleva rendere testimonianza di tutto; le forze locali saranno ascoltate, per le rassegne future che dovranno essere «uno strumento non soltanto turistico, ma anche e soprattutto di elevazione culturale». I giovani non desistono dall'impegno preso. La sera sono tutti in teatro a Fermo, pronti a intervenire. La loro presenza si farà sentire dopo il cinegiornale su Hitler in Italia, che assiste alle manovre navali del 1938 nel Golfo di Napoli, accanto a Mussolini e Vittorio Emanuele. « E' la più grande prova di guerra nel Mediterraneo — dice la voce littoria del commentatore — ogni esercitazione corrisponde a una effettiva possibilità in caso di conflitto». Al termine del documentario un gruppo di spettatori batte le mani. «Non si deve applaudire — grida una voce in sala — è un fatto politico, non tecnico». Da vari settori della platea si levano fischi, il dissenso si estende. Quando, pochi minuti dopo, cominciano a passare sullo schermo le immagini del film sovietico sulla battaglia di Sebastopoli del 1942, gli applauditoti di prima danno segni di insofferenza. «E' una scelta demagogica», dicono. Purtroppo nemmeno gli altri spettatori possono portare consensi. Il film è pesante, retorico, le pur efficaci scene di massa, condotte con notevole senso spettacolare, sono sommerse in un contesto propagandistico, con un linguaggio cinematografico superato. Si esce a gruppi sempre più folti sulla piazza, questo antico tessuto urbanistico ancora non lacerato; la gente ravviva con la sua presenza una città meravigliosa e nascosta. La vera scoperta, in questo festival del mare, sembra sia l'entroterra. Il mare rimane là sotto, lo si pub scorgere dalla balconata. Con i suoi bungalow, le tendopoli, gli alberghi che vanno fiorendo, a trasformare la cittadina sulla costa. In una antica casa di pescatori è stata allestita la mostra degli ex voto marinari. Ci sono le imprese di galeoni e pescherecci dal Cinque all'Ottocento, un naif vero perché inconsapevole, ma ormai finito. Anche la casa è vera. Ha un solo piano, due stanze divise da un tramezzo, per passare sotto la porta ad arco occorre piegarsi; con un cannilo, una nicchia forse destinata alla Madonna. Nel dopoguerra ce n'erano tante, ancora abitate, ci vivevano famiglie di otto-no ve persone, che d'estate si ritiravano sotto una tenda e le lasciavano ai turisti. Si adattavano tutti. Poi è arrivato il piccone, ad abbatterle una dopo l'altra, sono sorti i grandi condomini, anche i pescatori hanno sentito il bisogno di andarsene. Fra queste mura, due anni fa, viveva ancora una vecchia, senza l'acqua corrente. E adesso queste pietre, impregnate di tante storie di mare, sono diventate un museo, per i visitatori indirizzati dall'Azienda di Soggiorno. Giorgio Calcagno

Persone citate: Antonella Lualdi, Hitler, Mario Scaccia, Montale, Mussolini, Soggiorno, Vittorio Emanuele

Luoghi citati: Fermo, Italia, Napoli, Porto San Giorgio, Sebastopoli