CONSUMO: LA BIRRA

CONSUMO: LA BIRRA CONSUMO: LA BIRRA Difficile trovare una ricetta comune Hans Bitumatili Die Welt Non è una tipica trovata tedesca il fatto che i medici consiglino una « cura di birra » prima di un'operazione allo stomaco. Qualche boccale al giorno infatti calma non solo i nervi ma anche le mucose di uno stomaco malato. L'operazione, affermano i medici, riesce meglio, e dopo l'intervento si accelera il processo di guarigione ancora con la birra. Dunque, prima e dopo la sala operatoria, salute, Prost, votre sante, your health! Ovviamente la birra può anche far prendere una sbronza. Il detto di Paracelso sui veleni è ancora valido: è la quantità che fa di una sostanza veleno. Parafrasando si potrà affermare che i tedeschi sono i più vicini a fare diventare la birra un veleno, anche se non è ancora stato stabilito il limite oltre il quale questa bevanda diventa un veleno: è anche una considerazione fisiologica individuale. Ora, se è la quantità che può fare diventare veleno perfino un alimento, allora in Europa, per quanto riguarda la birra, chi vive più in salute è proprio l'italiano. Infatti il consumo « pro-capite » (compresi vecchi, donne e bambini), non arriva a 13 litri all'anno. 1 francesi sono un po' più dissoluti: dal 1950 ad oggi hanno raddoppialo la loro sete di birra, passando da 21 a 42 litri l'anno. Gli olandesi arrivano a 67 litri; i belgi ed i lussemburghesi con 132 litri bevono quasi il doppio. Le gole più secche d'Europa sono però quelle dei tedeschi: si scolano 146 litri di birra ed i bavaresi addirittura più di 200 all'anno. E' quindi logico che la Repubblica Federale tedesca sia il Paese dove la birra ha la maggior diffusione. E' questione di tradizione, come altrove per templi o viali della vittoria. All'atto della costruzione di nuove zone residenziali, la bettola all'angolo, dove la gente già di buon mattino controlla se la birra è ancora buona come la sera prima, e talvolta una costruzione più ovvia dei parchi per i giochi dei bambini. In birreria si decide chi proporre per le elezioni parlamentari. In birreria i cittadini manifestano il loro malcontento, festeggiano grandi e piccoli avvenimenti. La birra è sempre presente, tra le lacrime come tra l'esultanza. Non fa meraviglia che in Baviera, già nel 1516, il principe Guglielmo promulgasse per primo al mondo una legge sull'alimentazione. Egli stabilì che la birra poteva essere prodotta esclusivamente con orzo, luppolo, lievito ed acqua. Con la sua regolamentazione mise fine, a suo dire, ad una serie di sofisticazioni restituendo alla birra la sua genuinità. Però si fa strada una malignità: può essere che con questa legge, volesse solo garantirsi lo smercio dell'orzo e del luppolo delle sue terre. Effettivamente la « birra », in una sua definizione più ampia di quella proposta dal principe Guglielmo, può essere fatta anche partendo da altre materie prime, come avviene in tutti gli altri Paesi europei, esclusa la Germania. Mentre qui l'orzo esercita il suo monopolio, in Belgio, Olanda, Italia. Francia ed Inghilterra i birrai non trovano nulla di male a sostituirlo con il mais, il frumento o il riso o anche altre materie prime. Anzi, nessuno potrebbe sostenere che questi cereali siano meno genuini dell'orzo. Però, rendendo meno rigida la legge, i birrai tedeschi temono che si faciliterebbe la sofisticazione con prodotti chimici, ciò che già avviene regolarmente in altri Paesi europei. Infatti al Consiglio dei ministri della Comunità Europea è stato proposto, su richiesta della Commissione di Bruxelles, di unificare in tutta la Comunità i requisiti di legge per la produzione della birra. In que¬ sto documento è scritto che si può produrre birra anche con altri cereali diversi dall'orzo. Potrà anzi essere ancora più multiforme; per esempio con l'aggiunta di saccarina, forse con una dose di tannino, di vitamina C, una manciata di anidride solforosa, un po' di sciroppo di glucosio o anche di enzimi proteolitici. 11 destino della birra dipende quindi da Bruxelles che deve schierarsi con uno dei 2 fronti: da un lato i birrai tedeschi che sostengono la legge sulla genuinità del 1516; dall'altro gli altri birrai europei che, con l'utilizzazione di sostanze diverse dall'orzo, vogliono contenere i loro costi. (La fermentazione di altri cereali costa un terzo dell'orzo) . Come si è preparata l'Europa per questa « guerra della birra »? Così, a prima vista, la situazione non sembra allegra per la Germania. La Repubblica Federale, con la sua pretesa di genuinità, è sola contro gli altri otto. Però se si interrogano le statistiche, si giunge a risultati articolati: delle 2200 birrerie della Comunità Europea, 1650 sono tedesche. In percentuale significa che circa 80 birrerie su 100 sono tedesche. La superiorità sembra schiacciante. Ma attenzione: la produttività di birra in Germania ha una distribuzione sporadica. Considerando la produzione media annuale per birreria di ogni Paese europeo, si nota che ogni stabilimento tedesco produce solo 53.000 ettolitri all'anno. In Olanda il più grande stabilimento per la birra ha portato negli ultimi anni la sua produzione a quasi 500.000 ettolitri. Gli inglesi avvolgono volentieri di nebbia londinese i loro dati statistici. Se si chiede ad un birraio britannico quanto produca, risponderà quasi sempre: « enough », a sufficienza. Gli ultimi dati risalgono al 1972: allora le 163 birrerie inglesi, delle quali parecchie appartengono a gruppi più grossi, hanno pro¬

Persone citate: Hans Bitumatili, Paracelso, Prost