LE MONDE

LE MONDE LE MONDE Frédéric Gaussen Per la maggioranza dei francesi, gli insegnanti sono una casta privilegiata: hanno la sicurezza dell'impiego, lunghe vacanze, orari non molto pesanti, la pensione a 55 anni. E come se non bastasse, bisogna aggiungere a questi vantaggi gli immancabili giorni di sciopero. E' chiaro che gli insegnanti reagiscono all'immagine che l'opinione pubblica si è fatta nei loro confronti. Citano la crescente turbolenza dei giovani, le aule superaffollate, i continui cambiamenti apportati ai programmi pedagogici, l'incremento degli obblighi amministrativi, la diminuzione progressiva dei giorni di ferie. E così molti insegnanti ricordano con amarezza i tempi in cui il maestro di scuola elementare e l'insegnante degli istituti superiori erano considerati con maggiore equità. Atteggiamento stereotipato degli uni contro la nostalgia degli altri? In effetti un giudizio globale è sempre poco aderente alla realtà. In primo luogo è doveroso tenere conto delle diverse situazioni oggettive a seconda delle categorie. C'è un abisso fra il maestro di campagna e il professore aggregato di un liceo di Parigi. Ciò che li separa .ion è soltanto lo stipendio (il primo termina la sua carriera a 3 mila franchi il mese, il secondo a 5500 franchi), ma anche la durata delle prestazioni (36 ore settimanali per il primo, 15 per il secondo) la formazione professionale (il diploma di maturità o due anni di specializzazione nel primo caso, 10 anni di studi superiori più un esame di abilitazione prestigioso quanto difficile da superare per il secondo) e soprattutto la considerazione sociale (il primo è in effetti un proletario, il secondo quasi un notabile). Fra questi due estremi troviamo un'infinità di sottocategorie che si differenziano fra loro sulla base di quattro considerazioni: emolumenti, orari di lavoro, formazione professionale, statuto sociale. La situazione è resa ancora più complessa dalla presenza di un'aliquota molto consistente di « ausiliari » reclutati in tutta fretta per far fronte all'enorme aumento della scolaresca registrato in Francia negli ultimi 25 anni. Lo Stato, preoccupato di mantenere il « livello » dei concorsi, non ha voluto allargare i posti offerti agli insegnanti di ruolo ma, essendo il loro numero decisamente inferiore alle necessità didattiche, ha dovuto ricorrere a migliaia di insegnanti a contratto limitato. Se oggi la maggioranza di questi ultimi ha raggiunto un « tetto » di formazione giudicata sufficiente, non mancano i casi in cui insegnanti muniti del solo dip.jma di maturità rimpiazzano colleghi laureati e supplenti con sulle spalle una lunga anzianità di insegnamento. Benché la proporzione degli « ausiliari » diminuisca regolarmente con ogni anno scolastico, essi costituiscono tuttora il 20 per cento del corpo insegnante negli istituti secondari e il 30 per cento nelle scuole tecniche. I supplenti giovani sono gli « intoccabili » di questa società di caste: non hanno la garanzia dell'impiego, sono molto mal pagati, mancano di una preparazione adeguata, spesso vengono assegnati a classi « difficili » e hanno orari decisamente scomodi. C'è tuttavia un punto sul quale gli insegnanti di ruolo e i supplenti sono d'accordo: la loro professione è poco remunerativa se si considerano gli stipendi che si possono ottenere nell'attività privata. Ecco spiegata l'alta incidenza delle donne fra gli insegnanti: il 73 per cento nelle scuole inferiori, il 53 per cento nelle superiori. Come logica conseguenza il tenore di vita degli insegnanti si è deteriorato rispetto agli anni precedenti la guerra e, peggio ancora, se raffrontato con l'inizio del secolo. La caduta verticale è tuttavia più sociale e culturale che economica. Quando i diplomati erano pochi e il grado di cultura piuttosto basso, il maestro di un villaggio, o il professore di un liceo cittadino, occupavano una rilevante posizione sociale: erano coloro che sapevano tutto, gli animatori ai quali si ricorreva con deferenza, un esempio insomma da seguire. Oggi la democratizzazione dell'insegnamento ha alterato la situazione. Per molti, la professione di insegnante non è una promozione, ma un rifugio. Secondo un recente sondaggio, gli insegnanti di grado superiore ritengono che agli occhi della gente la loro professione sia nettamente meno prestigiosa di quella dei medici, degli ingegneri, degli avvocati e dei funzionari statali. Eppure il 54 per cento degli insegnanti afferma tuttora di aver scelto il mestiere per vocazione e 1*88 per cento dichiara di lavorare con piacere.

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