EUROPA

EUROPA EUROPA sione, e chi vi giunge per la prima volta ne è colpito come il viaggiatore che « scopre » New York. Le due città hanno lo stesso ritmo di vita, vivono sotto il segno della stessa brutalità e dello stesso splendore, danno la stessa impressione di forza e appare evidente che la stessa ricchezza insolente e la slessa estrema miseria procedano a fianco a fianco. Per convincersene basterà rendersi conto dell'abisso che separa i ricchi quartieri residenziali dei bianchi di Hyde Park, Rosebank e Houghlon, dalle miserabili periferie africane di Alessandria al Nord o di Soweto al Sud, che dilagano in sordidi quartieri come Piniville. Quando si arriva di notte in acreo la presa di contatto con Johannesburg fa ancora più impressione. Un immenso alone di luce si espande per decine di chilometri, intervallato da macchie di ombra che corrispondono alle località delle miniere, numerose anche nel ccnlro della città, ed a quelle degli scarichi di terriccio dove sono riversati da circa un secolo i rifiuti dell'industria aurifera. I fianchi di queste montagne artificiali si ricoprono di vegetazione soltanto con estrema lentezza, dato che le tracce di cianuro, impiegato a secernere le pepite d'oro, ritardano la crescita delle piante. Colui che scoprirà il modo di utilizzare queste nuove Piramidi, testimoni della vitalità del Rand, farà senza dubbio una grande fortuna. Per ora queste « terre morie » danno alla città un aspetto particolare c, malgrado il loro squallore, sono guardate con rispelto dagli abitanti coscienti di quanto essi devono loro. Nella zona delle concessioni 19 e 21, lungo la Main Rccf Road, che segue il tracciato del filone principale aurifero di Witwatersrand, si vedono ancora i frantoi con i quali i fratelli Harrisson e la vedova Gerhardus Cornclius Oosthuizcn sbriciolavano la pietra per trarne il prezioso metallo. « A quell'epoca si iniziava lo sfruttamento con l'estrazione di dieci tonnellate mensili. Oggi una miniera lavora mensilmente 250 mila tonnellate di materiale » ci dice un esperto. Dall'alto dell'albergo Carlton, che merita cinque stelle, si scoprono all'orizzonte le cime arrotondate delle colline di Witwatersrand, la cui morbidezza delle forme contrasta con la geometria degli scarichi di terra dai pendii giallo-rossastri, ocra o bruni. Qui spiccano ancora le gabbie dei mon¬ incontriamo un'originale definizione della « testa di turco » universale, il tecnocrate. L'autore, a cui non piacciono i tecnocrati, è favorevole alle relazioni del Club di Roma, approva Marcuse, Tinbergen, Galbraith, Illich e preferisce Allende al socialismo svedese. La crescita dei Paesi sviluppati deve essere arrestata e accompagnata da un livellamento interiore, ma il problema delle classi sociali lascia sempre il passo a quello delle strutture degli Stari. E per di più bisognerebbe ridurre le cilindrate delle automobili e le misure dei battelli da diporto e dimezzare il consumo della carne. Si tratta, evidentemente, di un ideale. Nel quadro generale, gli obiettivi da raggiungere (come meravigliarsi?) sono più chiari dei mezzi per ottenerli, in particolare fuori dell'Europa. Fra quattro anni la situazione alimentare sarà « drammatica » nonostante le limitazioni sulle nascite in India e nel Pakistan. Fra 40 anni il rapporto di 24 a 1 fra Paesi ricchi e poveri dovrà essere ridotto a 24 a 6, però poco viene detto sulla considerevole crescita dei consumi che risulterà da un progresso auspicabile. Il libro, testimonianza dei problemi quotidiani, resta comunque avvincente. Alfred Sauvy

Persone citate: Alfred Sauvy, Allende, Galbraith, Illich, Main, Marcuse, Piramidi, Rand, Soweto, Tinbergen

Luoghi citati: Alessandria, Europa, India, New York, Pakistan, Roma