Consiglio di fabbrica in Arsenale a Taranto di Cosimo Mancini

Consiglio di fabbrica in Arsenale a Taranto Sarà eletto all'inizio di gennaio Consiglio di fabbrica in Arsenale a Taranto Importante innovazione sindacale nello stabilimento militare con 4000 dipendenti (Nostro servizio particolare) Taranto, 29 dicembre. A giorni, in gennaio, i quattromila dipendenti dell'Arsenale militare di Taranto eleggeranno i membri del consiglio di fabbrica, cosa non prevista dall'attuale ordinamento legislativo. E' scaduto l'ultimatum che le organizzazioni sindacali avevano posto al governo per risolvere la vertenza nella legalità. Il Ministero della Difesa si troverà quindi davanti a un fatto compiuto. «La vicenda si trascina ormai da parecchi anni — dice Dante Loprete, della Federazione statali Cgil —. Il mandato dei 13 membri della commissione interna è scaduto da tre anni e non intendiamo rinnovarlo. D'ora in poi avremo il consiglio di fabbricai). La legge del 20 maggio del '70, che prevede l'istituzione dei consigli di fabbrica, non è applicabile ai dipendenti civili del Ministero della Difesa che, sul piano sindacale, vengono a trovarsi in una posizione sfalsata nel tempo, rispetto ai dipendenti delle imprese private, per i quali la commissione interna appartiene ormai alla storia del sindacalismo. «D'altronde il lavoro svolto all'interno dell'Arsenale, come in altri stabilimenti militari — sottolinea un ufficiale del comando di stato maggiore — è del tutto particolare e non può correre il rischio di essere condizionato da astensioni dal lavoro o da semplici interruzioni che potrebbero essere decise dal consiglio di fabbrica». Uno dei compiti principali dell'Arsenale è quello di eseguire la manutenzione delle navi da guerra. Uno sciopero alla vigilia di eventuali ostilità, ad esempio, metterebbe a repentaglio l'efficienza della flotta. Ma i guai dell'Arsenale sono antichi, come i suoi macchinari che risalgono al 1860, e i suoi dipendenti sono vittime di discriminazioni impensabili in altre aziende. Durante le festività di Natale e di Pasqua, ad esempio, gli operai beneficiano di cinque giorni di festa, mentre per gli impiegati e i militari i cinque giorni vengono considerati un anticipo delle ferie o della licenza. «Non è certo in questo clima — dice Loprete — che saranno risolti i problemi dello stabilimento. Basti pensare che ogni anno vengono affidati ad imprese esterne lavori per decine e decine di miliardi che potrebbero essere invece eseguiti, senza spendere un soldo in più, dagli operai dipendenti che vengono utilizzati in misura irrisoria». La ristrutturazione del complesso, cominciata durante il fascismo, è rimasta a dormire nel cassetto. L'Arsenale doveva essere trasferito in un'altra zona dove era già stato costruito il più grande bacino di carenaggio del Mediterraneo, che sarebbe stato utilizzato anche per compiere lavori per conto di terzi ricavando utili elevati. «E' dal giorno della liberazione — dice Loprete — che si parla del trasferimento. Ora il complesso è completamente soffocato dalla città e non ha possibilità di espandersi». L'Arsenale di Taranto è stato scelto come esperimento pilota dalle organizzazioni sindacali. Subito dopo anche negli altri stabilimenti del Ministero della Difesa sarà eletto un consiglio di fabbrica come accade nelle aziende private. Cosimo Mancini

Persone citate: Dante Loprete, Loprete

Luoghi citati: Taranto